«Anche se l’operazione di investimento non è adeguata al profilo del consumatore, ma non sono specificati i motivi, la banca è responsabile». È quanto ha stabilito il tribunale di Milano, che ha condannato, come ha riferito il Codacons, una banca a risarcire due risparmiatori della provincia di Milano, marito e moglie, che avevano acquistato nel 2001 dalla Banca di credito cooperativo di Carugate, obbligazioni Cirio per 66 mila euro e che dopo il crac della società, il 2 novembre 2002, avevano perso tutto. La banca aveva negato responsabilità, dato che aveva fatto firmare nell’ordine di acquisto la clausola «operazione non adeguata», ossia, a suo dire, aveva informato il consumatore del rischio che correva. Non l’ha pensata così il tribunale di Milano, composto dai giudici Laura Cosentini (presidente), Antonella Cozzi e Francesco Matteo Ferrari, per il quale «l’inadempienza della banca si riscontra piuttosto sotto il profilo della carenza informativa, ossia in termini di omissione di quelle dettagliate informazioni, circa le caratteristiche del prodotto, che sole avrebbero consentito al cliente di comprendere quella generica indicazione di inadeguatezza del titolo, quale menzionata nell’ordine e sottoposta alla firma del cliente».
I giudici, quindi, hanno condannato la banca a restituire i 66 mila euro più le spese di procedimento. «È una sentenza che stabilisce un principio importante. Non basta far firmare a un consumatore carte per salvarsi dal punto di vista legale. Ma occorre svolgere con correttezza, trasparenza, chiarezza e diligenza il proprio incarico», ha dichiarato il presidente del Codacons, Marco Maria Donzelli, che difendeva i due consumatori nell’azione legale.