di Anna Messia
Se per le famiglie a basso e medio reddito la crisi economica è stata molto pesante (come ha sottolineato recentemente la Banca d’Italia) non così è stato per quelle più facoltose che anzi hanno accresciuto la propria ricchezza. I patrimoni complessivi delle 611 mila famiglie definite «private» dal sistema bancario hanno raggiunto nel 2010 gli 896 miliardi, in aumento del 3,2%. Una cifra calcolata dall’Associazione italiana private banking (Aipb), in grado di controbilanciare il debito pubblico italiano detenuto dagli investitori esteri e di dare liquidità e stabilità al sistema bancario e imprenditoriale. L’Italia, secondo le rilevazioni, vanta un alto livello di ricchezza finanziaria se messo in relazione al valore delle attività produttive e soprattutto in grado di controbilanciare il debito pubblico al pari di Germania e Francia. In Italia, in particolare, a ogni euro di ricchezza ne corrispondono 0,67 di debito pubblico, esattamente come in Francia e meglio della Germania (0,62 euro). «In questo contesto», ha sottolineato Bruno Zanaboni, segretario generale di Aipb, l’industria del private può giocare un ruolo decisivo nel riportare il Paese alla crescita, come chiesto dal governatore Mario Draghi». Occorre mobilitare patrimoni privati con «nuove forme di finanza per lo sviluppo, con rischi e vantaggi condivisi e suddivisi tra imprese, banche, grandi investitori e famiglie», ha aggiunto. (riproduzione riservata)