I club di car sharing britannici che mirano a offrire un’alternativa più economica ma ugualmente conveniente alla proprietà dell’auto, sono seriamente minacciati dagli enormi aumenti del costo di assicurazione delle auto. Nel Regno Unito si contano circa una quarantina di club di questo tipo, molti dei quali servono villaggi rurali con flotte di meno di cinque auto e, in molti casi sono gestiti da volontari.
Secondo quanto ricostruisce il sito web di Autocar, rivista settimanale britannica di automobilismo, gli iscritti ai club possono prenotare un’auto da un minimo di mezz’ora fino a diverse settimane. I sostenitori di questo modello di mobilità sostengono che i club forniscono un servizio tanto necessario quanto conveniente e un aiuto concreto alla decarbonizzazione delle comunità.
Alcuni di questi club sono operativi fin dagli anni ’70, ma negli ultimi cinque anni hanno dovuto affrontare l’impennata dei costi assicurativi che, soprattutto dopo i forti aumenti degli ultimi mesi, hanno messo a rischio la loro sopravvivenza.
Autocar spiega che quest’anno due club hanno già chiuso i battenti e il futuro di altri otto è in bilico, legato ai tassi di rinnovo delle coperture.
Il Calder Valley Car Club, che opera sotto il nome di Hour Car, è uno dei club che rischia la chiusura. Fino a poco tempo fa, l’assicurazione della sua flotta di cinque berline costava 6.600 sterline, ma all’ultimo rinnovo il premio è salito a 18.000 sterline. Il club aveva a disposizione anche una MG5 Electric che però è stata venduta dopo aver ricevuto il preventivo di rinnovo della polizza di 5.000 sterline. Visti i rincari assicurativi gli amministratori dei club hanno dovuto aumentare i prezzi dei servizi.
Anche i membri del Derwent Valley Car Club nel Derbyshire incrociano le dita in attesa dell’avviso di rinnovo. Il club gestisce cinque auto elettriche, in parte finanziate dal progetto “Car Club in a Box” del ministero dei Trasporti britannico. Dopo 14 anni di vita, il futuro del club dipende solo dal costo dell’assicurazione della flotta. “Speriamo che il nostro assicuratore tenga conto della nostra unicità e del supporto che forniamo alla comunità locale, ma non ci contiamo molto”, ha affermato il fondatore del club Mick Marston.
Un portavoce dell’ABI (Association of British Insurers) ha spiegato gli alti costi delle coperture con la difficoltà degli assicuratori a quantificare con precisione il rischio delle piccole cooperative automobilistiche di comunità che rappresentano una sfida unica tra le varie modalità di trasporto.