Ci sono 38 miliardi di motivi per cui la norma salva-Milano che dovrebbe andare a sciogliere i blocchi ai cantieri immobiliari imposti dalla Procura di Milano è una priorità che va oltre i tradizionali schieramenti politici. La stima è stata realizzata da Scenari Immobiliari, che ieri ha presentato il secondo «Osservatorio sull’Abitare» realizzato assieme ad Abitare Co. Secondo quanto stimato da Scenari Immobiliari, fino al 2035 erano stati stimati investimenti immobiliari per oltre 19,5 miliardi di euro a Milano, di cui 12 concentrati nel solo settore residenziale. Ai capitali direttamente investiti nel settore immobiliare, inoltre, vanno aggiunte ricadute sul sistema economico milanese nel suo intero, dai mobili ai servizi, per almeno altri 26 miliardi di euro e gli incassi per il Comune, tra oneri e contributi, oscillanti tra 60 e 80 milioni di euro ogni anno.
Il numero di alluvioni e siccità nell’ultimo ventennio, a livello globale, è aumentato in (quasi) progressione geometrica (dati Onu). Il fenomeno è correlato all’aumento delle temperature, questo un dato certo rilevato dalla Nasa. Lo scenario dell’impatto finanziario prospettico di fenomeni meteo estremi sempre meno rari (sollecitato nel 2023 da alcune compagnie assicurative e di riassicurazione europee al mio gruppo di ricerca) ha trovato che il rischio di danni massivi con difficoltà di loro zonazione preventiva non sarà ridotto (probabilità) dal ritmo delle politiche decarbonizzanti visibile e proiettabile oggi. Quindi tale rischio, che ha un lato molto rilevante di costo privato ed uno di grande peso sui bilanci statali dovrà essere mitigato da una strategia integrativa di quella decarbonizzante (lenta) di breve termine: eco-adattamento accelerato.
«Ho visto un grande interesse per l’Italia, le sue imprese e il suo tessuto produttivo e un atteggiamento molto differente rispetto a qualche anno fa da parte degli investitori, che sono pronti puntare sul nostro Paese». Alessandro Melzi d’Eril è appena tornato dal roadshow negli Stati Uniti di Anima, il gruppo alla cui guida siede dall’aprile 2020, con una convinzione piuttosto chiara: a giudicare dall’atteggiamento di chi detiene i grandi capitali a Wall Street l’aria sembra essere decisamente cambiata nei confronti dell’Italia, del settore del risparmio e quindi anche di un asset manager «puro» come la stessa Anima.