Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
«La direttiva europea sulle case green emanata a marzo dall’Ue», dice Alessandro Ponti, «pone obiettivi molto sfidanti in tema di ristrutturazioni: ogni Stato membro dovrà adottare un piano nazionale che preveda la riduzione progressiva del consumo di energia degli edifici residenziali per raggiungere un taglio del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Il settore dovrà poi essere a zero emissioni entro il 2050. I Paesi dovranno decidere su quali edifici concentrarsi. L’unico vincolo sarà garantire che almeno il 55% della riduzione del consumo medio di energia primaria sia ottenuto attraverso la ristrutturazione di quegli edifici con le peggiori prestazioni. Secondo l’Istat 12 milioni di edifici in Italia, su un totale di 14,5 milioni (pari all’82%), sono ad uso residenziale e quasi il 60% ha un’età media di 59 anni e una scarsa classe energetica (classe G o E). Che fare? Occorre cercare di realizzare la direttiva (migliorare l’ambiente è un vantaggio per tutti) evitando che essa si scontri con oneri troppo elevati che finirebbero per rendere inadempienti i proprietari degli immobili”.
Arriva il censimento anti usura per le compravendite dei crediti da bonus edilizi: le banche e gli intermediari dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate di aver acquistato i crediti ad un prezzo almeno pari al 75% del relativo valore nominale, altrimenti subiranno un allungamento di sei anni del periodo di fruizione delle quote residue dei crediti dal 2025 in poi. Censimento anti penalizzazione usura. Il comma 6 dell’articolo citato, già battezzato come norma “anti-usura”, penalizza gli acquisti effettuati dai soggetti vigilati/qualificati (banche, gruppi bancari, intermediari, imprese di assicurazioni) ad un corrispettivo inferiore al 75% del nominale, prevedendo che, in luogo dell’originaria suddivisione, le quote annuali utilizzabili a partire dal 2025 sono frazionate in sei rate annuali di pari importo, senza possibilità di rimborso o riporto.
Canali innovativi di vendita, intelligenza artificiale, consumatori sempre più informati. Si è chiusa ieri la sesta edizione del Business Talk «Retail & Omnichannel Strategy», organizzato da Rcs Academy e Corriere della Sera. Ad aprire la giornata di dibattiti l’intervista alla vicepresidente di Confcommercio, Donatella Prampolini, e al direttore dell’Ufficio studi Mariano Bella che insieme hanno messo a fuoco il futuro dei negozi nelle città. Rispetto al commercio al dettaglio Bella ha ricordato che «si sono persi circa 111 mila negozi negli ultimi undici anni, un -20% di media che sale in alcune città al 27%». Il rischio è la desertificazione commerciale che secondo Prampolini può essere arginata lavorando sul sostegno alle attività che animano vie e quartieri. Dice: «Occorre dare un supporto alle amministrazioni comunali perché possano disegnare piani di sviluppo a sostegno dei negozi. Un partenariato pubblico-privato che si traduca in azioni concrete».
Il decreto prevede che ai fini appunto della formazione dell’oblio oncologico per «conclusione del trattamento attivo della patologia si intende, in mancanza di recidive, la fine dell’ultimo trattamento farmacologico o radiante o la sottoposizione a intervento chirurgico». L’ex paziente potrà allegare alla sua istanza certificati e documentazione sanitaria proprio su queste fasi della cura per far scattare i termini (materiale che dovrà essere cancellato dopo 10 anni). La certificazione di oblio oncologico viene poi rilasciata entro trenta giorni dalla richiesta «se sussistono, a giudizio della struttura o del medico certificante, i presupposti temporali (decennali o quinquennali) richiesti» dalla legge. Che prevede appunto le tutele per tutti quegli ex pazienti per i quali i trattamenti si sono conclusi da dieci anni e che non hanno avuto recidive (si tratta di 1 milione di italiani almeno) e che hanno la stessa speranza di vita di chi non ha avuto un tumore. Il periodo dalla fine delle cure in assenza di recidive è ridotto a cinque anni se il cancro è stato diagnosticato prima dei 21 anni d’età.
L’altra faccia della denatalità – nel 2023 il record negativo con sole 379mila nascite – è una popolazione sempre più anziana, con effetti pesanti per i conti pubblici alle prese con investimenti sempre più importanti in Sanità e spesa sociale. «Il calo costante della fecondità e l’aumento della longevità hanno fatto dell’Italia uno dei paesi con la maggiore percentuale di popolazione anziana» avverte uno dei passaggi sugli scenari demografici globali nel nuovo studio appena pubblicato degli economisti di Bnl Bnp Paribas Simona Costagli, Paolo Ciocca e Stefano Ambrosetti («La sfida demografica: innovazione, conti pubblici e risparmio privato»). Secondo lo studio a metà 2023 il 12,7% dei residenti in Italia aveva un’età inferiore ai 14 anni di età; il 63,5% tra 15 e 64 anni; il 23,8% oltre 65 anni.
Le regole non prevedono che l’esecutivo abbia alcun potere autorizzativo in caso di Opa o Ops, compito che invece spetta – oltre che alla Vigilanza Bce trattandosi di banche dell’Eurozona – ad Authority indipendenti come la Consob spagnola (Cnmv) e le Autorità Antitrust dei Paesi in cui le due banche sono presenti (tra le altre: Spagna, Messico, Turchia, Uk).
La gravità delle perdite per molte linee assicurative statunitensi ha superato l’inflazione economica. Le linee di attività più colpite dall’inflazione sociale sono le auto commerciali, la responsabilità professionale, la responsabilità dei prodotti e la responsabilità degli amministratori e degli ufficiali. L’inflazione sociale si riferisce al cambiamento degli atteggiamenti culturali su chi è responsabile dell’assorbimento del rischio. Il calo della fiducia nelle grandi imprese, come anche in altre istituzioni, è un problema unico per le assicuratrici. Il finanziamento dei contenziosi da parte di terzi è stato anche un fattore dell’aumento dell’inflazione sociale.