A luglio e ad agosto 2023 i colpi di stato sono tornati sotto i riflettori con i disordini in Niger e Gabon. In Africa dall’inizio degli anni 2000 è stata registrata una maggiore concentrazione di colpi di stato, tendenza confermata soprattutto negli ultimi cinque anni.
Uno studio Coface analizza la situazione.
Tra il 1950 e settembre 2023, si sono verificati 491 colpi di stato, di cui 245 riusciti, in 97 paesi. L’America Latina e l’Africa sono le due regioni del mondo più colpite, rispettivamente con il 29% e il 44% di colpi di stato registrati. A partire dagli anni ’90, in Africa si sono verificati sistematicamente più colpi di stato che nel resto del mondo. Nell’ultimo decennio, questi tentativi, soprattutto nella regione del Sahel, hanno avuto un tasso di successo maggiore rispetto al passato.
L’evoluzione dell’indice di fragilità politica e sociale nel Sahel, tra il 2008 e il 2014, si differenzia chiaramente da quella di altri paesi del continente, con un notevole aumento dal 2012. I conflitti armati e le operazioni militari, in particolare quelle legate alla lotta al terrorismo, e l’instabilità regionale hanno contribuito ad aggravare le tensioni sociali e politiche.
Molti paesi africani si trovano ad affrontare una crescente povertà e alti livelli di indebitamento, una situazione acuita dalla riduzione dell’accesso ai finanziamenti a causa dell’incremento dei tassi d’interesse, mentre il loro fabbisogno finanziario rimane elevato. In questo contesto, i flussi di Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS; Official Development Assistance, ODA) possono svolgere un ruolo cruciale.
L’APS rimane una componente importante del reddito nazionale lordo (RNL) di alcuni paesi beneficiari. Nell’Africa subsahariana, nel 2021 l’APS netto era pari al 3,4% del RNL nel e al 4% nel 2020. In Mali, ha raggiunto circa 1,4 miliardi di dollari nel 2021, pari al 30% del bilancio statale totale. Tuttavia, questi flussi variano notevolmente da paese a paese e di anno in anno.
Alcuni paesi donatori e organizzazioni internazionali hanno scelto di sospendere gli aiuti per punire il mancato rispetto dei principi democratici, come dimostra la sospensione dei progetti di APS francesi in corso in Niger e Burkina Faso nel 2023.
Analizzando le variazioni dei flussi di APS in risposta a un colpo di stato portato a termine, possiamo notare che, durante la Guerra Fredda (1950-1989), i donatori del Comitato di aiuto allo sviluppo dell’OCSE non hanno sanzionato sistematicamente i colpi di stato riducendo gli aiuti.Anzi, li hanno utilizzati come strumento economico e politico per mantenere la propria influenza, in particolare nell’Africa subsahariana, su potenziali alleati in un mondo in via di sviluppo.
Tra il 1990 e il 2010, i colpi di stato andati a buon fine hanno portato a una riduzione significativa degli aiuti esteri, dimostrando che i paesi donatori sanzionano i colpi di stato con maggiore regolarità.
Tuttavia, nel periodo più recente (2011-2021), le variazioni dell’APS tendono ad assomigliare a quelle osservate durante la Guerra Fredda. In un mondo multipolare e più frammentato, caratterizzato dal ritorno di interessi geostrategici nazionali e concorrenziali, è probabile che il comportamento dei paesi donatori sia sempre più simile a quello del periodo precedente al 1990.
Questa nuova configurazione mondiale potrebbe limitare l’uso dell’APS come leva di pressione, soprattutto da parte del blocco occidentale, nei confronti degli autori dei colpi di stato, che hanno l’opportunità di avvicinarsi ai grandi paesi emergenti già presenti in Africa con strategie diplomatiche e commerciali ben definite.
“La situazione che abbiamo osservato negli ultimi anni in Africa è caratterizzata da una crescente instabilità politica, e il tema degli aiuti internazionali diventa centrale. Per molti Paesi africani, che oggi si trovano ad affrontare alti livelli di indebitamento e una crescente povertà, rimane cruciale l’accesso a tali aiuti. In una situazione globale come quella odierna, sempre più sfaccettata e complessa, è opportuno monitorare in che modo i flussi degli aiuti internazionali verranno influenzati da considerazioni politiche e strategiche dei paesi donatori” commenta Ernesto De Martinis, Ceo di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa.