Selezione di notizie assicurative da quotidiani nazionali ed internazionali
Il 58% delle aziende sanitarie italiane investirà in cybersecurity, nello sviluppo della cartella clinica elettronica (54%) e nell’integrazione con sistemi regionali e/o nazionali (51%). Rallenta, invece, la diffusione del fascicolo sanitario elettronico, infatti ad averlo utilizzato almeno una volta, nel 2023, è stato il 35% degli italiani, contro il 33% rilevato nel 2022 che nel 53% dei casi ne aveva usufruito, comunque, solo per le funzionalità legate all’emergenza Covid-19 (ad esempio, consultazione del green pass o dei certificati vaccinali).
Compro ora e pago dopo, ossia il sistema Buy now pay later (Bnpl), è ormai una consuetudine diffusa sulle piattaforme e-commerce rivolte a consumatori. Molto meno negli acquisti B2B, cioè tra imprese. Si tratta, invece, di un fattore chiave per lo sviluppo del giro d’affari aziendale. Tradotto in cifre: sono oltre 46 mila le imprese che utilizzano l’e-commerce B2B come canale di vendita in Italia, per un valore che, nel 2021, ha superato i 430 miliardi di euro. A oggi, le aziende che utilizzano una piattaforma di vendita online con pagamento differito a 90 giorni sono lo 0,5%. In prospettiva si stima che saranno il 4,4% a fine 2024 e l’8,8% dopo il 2024. Sono, in sintesi, dati e prospettive emersi dall’indagine (su un campione di 500 aziende) che, in occasione dell’edizione 2023 del Netcomm Forum, ha presentato Allianz Trade.
Anche il danno da stress deve essere risarcito: sono queste le conclusioni cui è giunto il giudice monocratico del Tribunale di Napoli nella sentenza n. 305/2023, intervenendo nella causa tra una società per la somministrazione di gas ed alcuni condomini.
Il 25 maggio 2023 si celebra il quinto anniversario del Gdpr: è tempo di bilanci e di verifiche. Tra l’altro siamo arrivati a un punto cruciale della storia del Gdpr, visto che da più parti ci si chiede se sia ancora un punto di riferimento nel nuovo quadro normativo europeo. Bisogna prendere atto che, nonostante siano passati cinque anni di operatività, circa il 30% delle aziende europee non è ancora conforme al Gdpr. E bisogna anche constatare che non ci sono sufficienti professionalità inserite nei ranghi di amministrazione e imprese: la domanda di responsabili della protezione dei dati (Dpo) è aumentata di oltre il 700%. In sostanza, questi cinque anni stanno facendo emergere tutte le contraddizioni del sistema e dell’ordinamento della privacy europea e mondiale.
Più della metà erano centauri. Ma nel fine settimana hanno perso la vita anche due ciclisti e due pedoni Il più giovane aveva 13 anni, la più anziana 86. Tra i nove automobilisti deceduti un terzetto di giovani di ritorno sabato dalla notte in discoteca sul Trasimeno
A guardare da vicino i quattro pilastri del welfare – previdenza, sanità, politiche sociali, istruzione – qualcosa non va. Pensioni attuali generose e povere in futuro, ospedali pubblici al collasso, povertà in aumento, scuola dimenticata, universitari in fuga, ricerca definanziata. L’Italia nel 2022 ha speso per questi quattro capitoli 610 miliardi. Ne spenderà 632 quest’anno. Ma la spinta viene soprattutto dalle pensioni, adeguate ad un’inflazione galoppante. In Italia ci sono 16 milioni di pensionati, ma quasi la metà è totalmente o parzialmente assistita perché non ha versato contributi durante la vita lavorativa o ne ha versati in misura insufficiente. La spesa previdenziale galoppa da anni. Nel 2022 era di 297 miliardi. Quest’anno sarà di 318 miliardi.
“Investire sul benessere dei collaboratori significa investire sull’azienda, c’è una correlazione diretta con la produttività”, dice Massimo Monacelli, general manager di Generali Italia. “I più giovani oggi chiedono servizi, smart working, flessibilità”
Il welfare aziendale italiano è giunto nella fase «matura » dopo la volata tirata dagli incentivi definiti nel 2016. Oggi è un «fattore di sostenibilità », genera «valore economico per le imprese» e «sociale per le comunità ». Le aziende sono «vicine alle famiglie » per cui il loro welfare «è in grado di rispondere in modo efficiente ai bisogni emergenti», dei quali lo Stato e i nuclei faticano a farsi carico per limiti di bilancio. Così il position paper del Welfare Index Pmi inquadrava il momento del welfare aziendale tricolore.
Le assicurazioni hanno creato polizze sugli immobili ricevuti in donazione. Basta assicurare la proprietà da vendere, stabilendo la somma con cui risarcire l’erede in caso gli siano riconosciuti dei diritti. E l’acquirente anche nel peggiore dei casi non avrà l’obbligo di restituire la villa o l’appartamento. «Per esempio — racconta Alberto Saiu — su una casa da 300 mila euro, la polizza costerà meno di 1.000 euro, da versare al momento della vendita. Inoltre, non ha una scadenza, opererà fino alla prescrizione dei diritti altrui sul bene». Il premio basso è dovuto al rischio modesto per la compagnia di assicurazione, visto che l’erede prima di chiedere il risarcimento dovrà aggredire il patrimonio di colui che ha ricevuto la donazione e poi venduto. Solo nel caso in cui quest’ultimo sia nullatenente, entrerà in gioco l’assicurazione.
Trent’anni di onesta carriera forense rovinati da un uso a dir poco maldestro della tecnologia di ChatGPT per argomentare un ricorso al tribunale di Manhattan di Roberto Mata, un passeggero di un volo Avianca che accusa l’aviolinea colombiana: ferito a un ginocchio da un carrello delle vivande durante un viaggio da El Salvador a New York. Alla compagnia che ha chiesto l’archiviazione contestando anche la scadenza dei termini (il caso è del 2019), l’avvocato di Mata, Steven Schwartz, ha replicato seppellendo l’Avianca sotto una marea di precedenti — dal caso Martinez contro Delta Airlines a quello Zicherman contro Korean Air — nei quali le corti hanno dato ragione ai passeggeri respingendo le obiezioni delle aviolinee. Non avendo trovato riscontro dei casi citati, e incalzato dai legali dell’Avianca, il giudice Kevin Castel ha chiesto a Schwartz gli estremi dei casi. L’avvocato, che si era ciecamente affidato a ChatGPT per istruire il caso, ha interrogato di nuovo l’intelligenza artificiale che gli ha fornito le date dei procedimenti, ha indicato i tribunali che si sono pronunciati, ha fornito perfino il numero delle sentenze. Anche così, però, il giudice non trovava nulla. Davanti alla richiesta di esibire il testo integrale degli atti citati, ChatGPT ha finalmente ammesso di aver inventato. Si è anche detta sinceramente dispiaciuta per il disturbo arrecato. Sette casi, tutti inventati di sana pianta. A quel punto il povero Steven ha dovuto ammettere di essersi affidato totalmente a ChatGPT. Non l’aveva mai usato prima e non sapeva che soffre di quelle che i tecnici chiamano «allucinazioni»: termine suggestivo ma fuorviante perché gli dà una connotazione umana. In realtà si tratta semplicemente di risposte casualmente false, inventate, che l’intelligenza artificiale (AI) mescola alle informazioni fondate che fornisce.
«Abbiamo iniziato la raccolta per il nostro secondo fondo e nelle prossime settimane concluderemo la prima fase con un closing a quota 150 milioni di euro. A sottoscrivere l’ingresso saranno in buona parte gli investitori già presenti nel nostro precedente fondo lanciato nel 2016». Ad annunciare le mosse del fondo di private equity Armonia sgr è l’amministratore delegato, Alessandro Grimaldi. L’obiettivo è raccogliere 350 milioni, un target superiore ai 280 milioni di dotazione del primo fondo targato Armonia. A sottoscrivere i 150 milioni entro la fine di giugno saranno casse di previdenza, banche, assicurazioni e family office, per un totale di una decina di investitori. La raccolta è destinata a proseguire per raggiungere entro il 2024 la quota di 350 milioni.
Leonardo Felician ha creato Genertel e trasformato Genialloyd. Ora con UnipolSai lancia BeRebel: da una app si gestisce il contratto RCA che scade, volendo, ogni mese
Roma, Milano, Catania, Rimini, Sassari tra i comuni con la più alta maturità digitale. Male Agrigento, Foggia, ma anche città del nord come Sondrio secondo una ricerca di Deda Next. Facile pagare on line le multe, più complicato ottenere il pass da invalidi. Serve una strategia e avere obiettivi chiari
L’automotive è un mercato in continua evoluzione. E oltre al motore, che si sta rivolgendo verso soluzioni sempre più green, l’innovazione delle vetture passerà anche dal parabrezza. È questo il motivo che ha stimolato Fabio Felisi — manager con esperienze in multinazionali come Black & Decker, Nivea e Jacuzzi — a entrare nel mondo della mobility. Dal 2024, infatti, tutte le nuove vetture immatricolate dovranno essere munite degli Advanced Driver Assistance Systems (Adas) — già presenti adesso su molti tra camion e automobili —, sistemi di assistenza alla guida, situati nella parte interna del parabrezza, come telecamere, radar e sensori, che permettono di segnalare al conducente situazioni critiche o pericolose sulla strada, assistendolo nelle manovre di guida. Secondo studi condotti da Automobile club d’Italia e Bosch, e realizzati dalla Fondazione Filippo Caracciolo di Aci e dal Politecnico di Torino, i veicoli dotati di questi sistemi vedono ridotti del 60% i rischi di incidenti e del 38% quelli di tamponamenti.
La battaglia tra aziende e pirati informatici continua senza sosta. Soltanto il 7% delle imprese italiane ritiene di essere in grado di difendersi da un cyberattacco. A livello globale la percentuale raddoppia, il 15%. È questo il dato saliente che emerge dal «Cybersecurity Readiness Index 2023» di Cisco, il rapporto realizzato dalla società americana per monitorare la preparazione e la resilienza delle aziende nei confronti dei criminali del web. Un’indagine condotta su un campione di 6.700 professionisti di 27 Paesi, tra cui l’Italia, che operano in ambito sicurezza. Al termine, le aziende sono state classificate in quattro gradi di preparazione: «principiante», «formativo», «progressivo» e «maturo».
Chi sottoscrive una polizza infortuni, se poi subisce un danno da fatto illecito, può cumulare l’indennizzo pagato dall’assicurazione con il risarcimento del danno. Lo ha deciso il Tribunale di Milano che, con la sentenza 2894 dell’11 aprile scorso (giudice Spera), ha preso le distanze dal principio della “compensatio lucri cum damno” affermato dalla Cassazione, che richiede di scomputare dal risarcimento del danno dovuto a illecito gli effetti vantaggiosi che il danneggiato abbia tratto in conseguenza diretta dello stesso fatto. Il caso esaminato riguarda un’aggressione: la vittima aveva citato in giudizio il suo aggressore e il Comune del luogo in cui era avvenuto il fatto illecito per ottenere il risarcimento del danno. L’amministrazione comunale, oltre a chiedere di respingere la domanda nei suoi confronti, aveva dedotto che la vittima era stata già indennizzata dal suo assicuratore e quindi nulla le spettava a titolo di risarcimento del danno. Per il Tribunale, il principio indennitario si applica alle assicurazioni contro i danni alle cose, e non alle polizze infortuni; la disciplina sulla surroga, infatti, è stata pensata per le polizze contro i danni alle cose e non per i pregiudizi alla persona, che – a differenza delle cose, suscettibili di stima a opera delle parti – non hanno un valore che possa essere oggettivamente stabilito dai contraenti, per potervi commisurare l’indennizzo assicurativo.
Animata da intenzioni dimostrative e dirompenti, la sentenza del Tribunale di Milano 2894 dell’11 aprile 2023 torna sul tema della natura indennitaria della polizza infortuni, ponendosi in aperto contrasto con la posizione sostenuta al riguardo dalla Corte di cassazione. La questione trattata riguarda la possibilità di cumulare l’indennizzo assicurativo con il risarcimento dovuto dal terzo responsabile se l’infortunio sia derivato da un fatto illecito altrui. La prassi pare orientarsi in senso affermativo, dato che la stragrande maggioranza delle polizze infortuni prevede la rinuncia alla surrogazione da parte dell’assicuratore: rinuncia che sembrerebbe lasciar libero l’assicurato di agire, dopo aver percepito l’indennizzo assicurativo, contro l’autore del danno per ottenere il risarcimento del danno civilistico, che andrebbe così a sommarsi a quanto liquidato dalla compagnia assicurativa. Il condizionale è d’obbligo, perché la Cassazione non la pensa così: con la sentenza 13233/2014 ha sostenuto che il cumulo di indennizzo e risarcimento sarebbe vietato, in quanto contrario al “principio indennitario”. Principio di ordine pubblico (perciò inderogabile) che impedisce che una copertura assicurativa del ramo danni possa arricchire l’assicurato, ponendolo in una situazione migliorativa rispetto a quella in cui si trovava prima di subire il danno.