La proposta di direttiva sulla responsabilità sociale delle imprese votata questa settimana dagli eurodeputati include gli assicuratori nel campo di applicazione. Gli assicuratori sarebbero quindi ritenuti responsabili delle violazioni dei diritti umani e degli standard ambientali da parte dei loro clienti.
19 voti a favore, 3 contrari e 3 astensioni: i membri della Commissione giuridica del Parlamento europeo (JURI) hanno approvato in larga misura, lo scorso 25 aprile, la proposta di direttiva sulla Due Diligence di sostenibilità aziendale (CSDD). Questa proposta di direttiva, che fa seguito al crollo dell’edificio Rana Plaza in Bangladesh il 24 aprile 2013, mira a garantire una migliore protezione dei diritti umani e dell’ambiente da parte delle grandi imprese. È in corso di negoziazione in un dialogo a tre tra eurodeputati, capi di Stato e Commissione europea.
L’ultima versione del testo, approvata il 25 aprile dai deputati della commissione JURI, include nel suo campo di applicazione alcune istituzioni finanziarie, in particolare i gestori patrimoniali e gli investitori istituzionali, comprese le assicurazioni, ma esclude i fondi pensione, i fondi di investimento alternativi, gli operatori di mercato e le agenzie di rating del credito. Tuttavia, prevede per loro obblighi più leggeri rispetto ad altri settori di attività, limitati al monitoraggio dei loro clienti diretti.
Ciò significa che anche queste società finanziarie potrebbero essere ritenute responsabili di violazioni dei diritti umani e degli standard ambientali da parte dei loro clienti, contrariamente alla proposta avanzata dal Consiglio europeo il 2 dicembre 2022. In questa proposta, gli Stati membri avevano scelto di rendere facoltativa l’inclusione dei servizi finanziari nell’ambito dell’obbligo di diligenza.
Pur riconoscendo alcuni dei progressi votati dagli eurodeputati, le ONG come ShareAction si sono rammaricate del fatto che l’attuale proposta richieda al settore finanziario solo di condurre una leggera due diligence sui clienti. La proposta ha invece suscitato le proteste delle lobby europee del settore finanziario, tra cui l’Associazione per i mercati finanziari in Europa.
L’approvazione della decisione del Parlamento europeo è prevista per il 1° giugno in seduta plenaria.