Secondo uno studio Coface il ritmo di crescita delle insolvenze ha subito un’accelerazione nel 2022, facendo seguito a un calo del livello di insolvenze nel 2020 e un aumento nel 2021
L’Europa centrale e orientale ha assistito a numerosi cambiamenti economici nel corso degli ultimi tre anni. Le misure di sostegno all’economia, diverse da paese a paese, e i cambiamenti giuridici hanno avuto un impatto eterogeneo e significativo sull’andamento delle insolvenze d’impresa. La pandemia di COVID e il rallentamento economico che ne è conseguito, così come l’impatto economico della guerra in Ucraina, hanno suscitato incertezze che a loro volta pesano sull’attività economica, qui mercati delle materie prime ma anche sulla liquidità e il comportamento di pagamento delle imprese.
Le economie della regione hanno mostrato segnali di ripresa nel 2021 e nel primo semestre 2022, con la maggior parte dei paesi che ha registrato tassi di crescita elevati malgrado una volatilità importante. “Il 2022 è stato caratterizzato da un’attività economica solida, ad esempio Croazia e Slovenia hanno assistito a una crescita del PIL superiore al 5%, anche Polonia, Romania e Ungheria hanno registrato tassi di crescita prossimi a questi livelli” spiega Grzegorz Sielewicz, Responsabile del Dipartimento Ricerche Economiche per l’Europa centrale e orientale di Coface. “Al contrario, l’Estonia è entrata in recessione con un tasso di crescita del -1,3%”.
Le misure di sostegno all’economia e alle imprese messe in atto dai governi hanno contribuito al calo del numero delle insolvenze d’impresa nel 2020. Il processo di revoca di tali misure è stato progressivo, le imprese infatti continuano a beneficiarne malgrado nel 2021 i tassi di interesse fossero ancora bassi. “Nel 2022, abbiamo constatato un’inversione di tendenza con un netto aumento del numero di insolvenze. Le imprese hanno dovuto affrontare numerose sfide: prezzi elevati dell’energia e dei fattori produttivi, una serie di repentini rialzi dei tassi di interesse, il livello di inflazione più elevato da decenni, e l’incertezza causata dalla guerra in Ucraina”, commenta Grzegorz Sielewicz.
Coface stima che il numero totale di procedure concorsuali in Europa orientale è passato da 25.917 nel 2021 a 36.090 nel 2022, ossia un aumento del 39,3%. Otto paesi hanno registrato un numero di insolvenze più elevato nel 2022 (Bulgaria, Croazia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Serbia), mentre quattro una diminuzione (Repubblica Ceca, Estonia, Slovacchia e Slovenia). Serbia e Ungheria hanno subito l’aumento più forte (rispettivamente +106% e +86%), mentre l’Estonia quello più basso (-17%).
“Le numerose sfide che i Paesi dell’Europa hanno dovuto affrontare negli ultimi tempi hanno certamente avuto ripercussioni sulla loro economia e, di conseguenza, anche sui livelli di insolvenze d’impresa” – commenta Ernesto De Martinis, Ceo di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa. “Il trend delle insolvenze d’impresa si è infatti rivelato discontinuo e questo non ci ha stupito: dopo una diminuzione registrata nel 2020 e un incremento nel corso del 2021, durante il 2022 la crescita delle insolvenze, a causa di fattori quali l’aumento del costo dell’energia e delle conseguenze della guerra russo-ucraina, è stata decisamente maggiore anche se variabile da Paese a Paese.”
Insolvenze in aumento in tutti i settori e non solo nei settori energivori
Come previsto, i settori a forte consumo di energia sono quelli che hanno risentito maggiormente dell’impennata dei prezzi delle materie prime, con un incremento dei costi operativi. In Polonia, per esempio, i settori della chimica, metallurgia, carta/legno e agroalimentare hanno segnalato ritardi di pagamento più lunghi rispetto alla media, e in crescita rispetto al 2021. Questi settori sono anche ampiamente rappresentati nelle statistiche regionali delle insolvenze: in particolare, metalli, carta, legno e agroalimentare hanno registrato tassi di insolvenza elevati e in aumento.
Anche il settore delle costruzioni è stato fortemente colpito, i cui tassi di insolvenza sono particolarmente alti in Croazia, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania e Polonia, a causa dei prezzi elevati dei materiali edilizi e input. Il settore ha registrato un rallentamento del mercato immobiliare dovuto all’aumento dei tassi di interesse e di una crescente inflazione, oltre alla sfida dalla carenza di manodopera.
Infine, anche il commercio al dettaglio è una quota importante di insolvenze nella maggior parte dei paesi della regione sebbene l’aumento delle procedure in questo settore siano rimaste relativamente limitate nel 2022. L’inflazione persistente pesa sempre più sulle spese delle famiglie, comportando un incremento del numero di insolvenze nel settore.
“Le prospettive economiche restano incerte. I nostri esperti prevedono un rallentamento dell’inflazione nei prossimi mesi, ma la maggior parte delle economie della regione dovrebbe assistere a una crescita più debole nel 2023. Infatti, l’inflazione rimarrà ben al di sopra degli obiettivi delle banche centrali, che continueranno ad aumentare i tassi con effetti negativi sulla solvibilità delle imprese. Riteniamo quindi che il numero di imprese insolventi dovrebbe continuare a crescere nel 2023”, aggiunge Jarosław Jaworski, Direttore Generale di Coface per la Regione Europa centrale e orientale.