Paola Valentini
I finanziamenti alle famiglie tornano sui livelli pre-pandemia toccati nel 2019, ma sui prestiti pende la spada di Damocle dei tassi in aumento. I dati Assofin del primo trimestre 2022 segnalano un aumento del 17% del valore delle operazioni nel credito al consumo per un importo pari a 13,18 miliardi di euro e dell’11,4% nel numero a 13,1 milioni. Questo rialzo arriva dopo una prima ripresa avvenuta nel 2021 grazie alle riaperture dopo i lockdown, ma nonostante il +17,6% messo a segno nei 12 mesi dello scorso anno il settore non era riuscito a recuperare i volumi registrati prima del Covid restando in calo del 9,6% rispetto al 2019 (tabelle in pagina). Nel primo trimestre la crescita è stata forte soprattutto per il settore dei prestiti personali (+33,2% a 6,98 miliardi e +38,9% il numero a 614.128), seguito dalle carte di credito con utilizzo a rate (1,29 miliardi, +13,3%, e le operazioni +8,2% a 11,1 milioni) e dagli altri prestiti finalizzati che non rientrano nel segmento auto e moto (+8,1% a 1,39 miliardi con un +11,4% nel numero, 1,13 milioni). Mentre il comparto dei prestiti finalizzati auto e moto registra un calo del 7,9% (a 1,72 miliardi con un -13,6% per il numero di contratti a 130 mila unità). Il segmento della cessione del quinto dello stipendio o della pensione fa +3,8% a 1,67 miliardi con operazioni in aumento del 5,3% a 87.429.

ll credito al consumo infatti si divide in quattro grandi categorie: i prestiti personali, chiamati anche non finalizzati e richiesti non soltanto per generiche esigenze di liquidità ma anche a fronte di spese che il cliente dichiara all’atto della richiesta (ristrutturazioni, acquisto di arredamenti, di autovetture, ma anche matrimoni, vacanze, informatica, cure mediche, hobby), i finanziamenti finalizzati (perché vengono erogati direttamente nell’esercizio commerciale dove si effettua l’acquisto), le carte di credito rateali e i prestiti con cessione del quinto dello stipendio o della pensione. La debolezza del comparto auto e moto nel trimestre è legata al netto calo delle vendite di veicoli le cui ragioni si trascinano ormai da mesi. Dal lato dell’offerta pesa la mancanza di chip e altri componenti che sta costringendo i costruttori a bloccare la produzione e a dilatare i tempi di consegna. Dal lato della domanda, invece, l’annuncio degli incentivi sta spingendo molti consumatori a rinviare l’acquisto. Quanto alla formula della cessione del quinto, questa continua a crescere dopo il +8,6% del 2021 sul 2020. Storicamente appannaggio delle cosiddette società cessionarie, la normativa europea è stata decisiva per lanciare il prodotto allo sportello delle banche: due anni fa l’Ue (Regolamento 2019/876) ha comunicato che da giugno 2021 sarebbe cambiato l’assorbimento di capitale per i prodotti garantiti da una quota di stipendi e pensioni, riducendolo dal 75%, quello dei prestiti personali, al 35% quello dei mutui, perché il reddito è trattenuto alla fonte e le finanziarie sono protette dalle assicurazioni che garantiscono in caso di morte o perdita del posto di lavoro.

Tale cambiamento è stato accelerato con la pandemia e la norma è diventata operativa a giugno 2020. Queste evoluzioni hanno portato all’entrata nel mercato di grandi banche. A spingere il settore anche la trasparenza portata dalle piattaforme di comparazione e l’offerta online proposta direttamente da banche e finanziarie. «La cessione del quinto dello stipendio o pensione è la forma di finanziamento alle famiglie che ha mostrato l’andamento più regolare nel corso degli ultimi due anni, non avendo sofferto in maniera altrettanto drammatica il calo delle erogazioni che ha caratterizzato i prestiti personali con l’insorgere della pandemia: conseguentemente, non ha fatto registrare negli ultimi mesi l’effetto rimbalzo che ha interessato i prestiti personali, il cui processo di erogazione è peraltro più immediatamente attivabile da parte delle banche rispetto alla cessione del quinto», spiega Cesare Colombi, presidente di Assofin.

Anche per aprile i dati del Barometro Crif confermano l’aumento delle richieste di finanziamenti delle famiglie: +35,6% per i prestiti finalizzati all’acquisto di beni e servizi e +32,3% per i prestiti personali. Quindi per ora non si assiste a un calo dei progetti di spesa delle famiglie dovuto al peggioramento del clima di fiducia a causa del caro energia.

Ma tutto questo dinamismo di mercato rischia ora di fare i conti con una ripresa dei costi dei crediti i quali, dopo aver registrato negli ultimi anni una tendenza al ribasso grazie a tassi ai minimi storici, ora con l’inversione di tendenza di questi ultimi potrebbero tornare a salire. Le avvisaglie ci sono già come ad esempio nei mutui i cui tassi fissi sono già aumentati fino al 2%. Ma rialzi si registrano anche nella cessione del quinto dello stipendio o della pensione e nei finanziamento con carta di credito, come emerge dall’analisi di MF-Milano Finanza che ha messo a confronto i dati di questo secondo trimestre 2022 con quelli praticati lo scorso anno nel terzo trimestre, prima delle tensioni sull’inflazione e quindi sui tassi (si veda tabella). In effetti si nota in alcuni casi un aumento dei Tassi effettivi globali medi (Tegm) a cui le banche concedono i vari tipi di prestiti e dei relativi limiti di usura rilevati da Banca di Italia. Un rialzo che fa riflettere a maggior ragione considerando che questi ultimi sono calcolati in base alle condizioni in vigore nell’ultimo trimestre 2021 quando c’erano soltanto le prime avvisaglie di un aumento dei tassi e l’inflazione non era ancora diretta verso la doppia cifra come oggi. In più la base di partenza in diversi casi è davvero alta considerando ad esempio che in alcune formule ci sono garanzie come nella cessione del quinto della pensione.

Sul credito revolving ad esempio (una linea ricaricabile nel tempo con i rimborsi mensili) i tassi possono sfiorare il 24%, senza ricadere nell’usura, e i tassi medi applicati sono del 15,8%, rispetto al 15,86% del terzo trimestre 2021. Nei prestiti contro cessione del quinto di stipendio o pensione invece il limite d’usura è salito al 17,75% fino a 15 mila euro dal 17,70% precedente con tassi medi passati da settembre a oggi dal 10,96% all’11%. Nei prestiti personali il tasso legale può arrivare al 15,525% con una media del 9,22%. I tassi soglia sono determinati da un automatismo stabilito dalla legge, a partire dai Teg (ovvero i tassi annui praticati alle singole categorie di finanziamenti) rilevati trimestralmente dalla Banca d’Italia presso gli intermediari finanziari. Il Tegm rappresenta quindi la media trimestrale dei Teg e comprende tutte le spese connesse al finanziamento, escluse le imposte. L’Abi in ogni caso avverte che il Tegm è calcolato come media semplice e non ponderata per gli importi erogati e pertanto non permette di effettuare confronti sui tassi applicati sui finanziamenti in Italia con quelli in altri mercati d’Europa.

Né il Tegm né il tasso di usura compaiono nelle note informative, dove è invece indicato il Taeg, il costo totale del credito espresso in percentuale annua sul capitale erogato. Il Taeg rappresenta lo strumento principale di trasparenza e confronto nei contratti di credito al consumo. È un indice che comprende il tasso di interesse e tutti gli altri oneri che il consumatore deve sostenere (tra cui spese di istruttoria, di comunicazioni periodiche, di incasso rata e imposte).

Il Taeg deve essere indicato anche nei messaggi pubblicitari. Il calcolo di Taeg e Tegm risponde a criteri differenti: alcuni costi sono inclusi nel Taeg e non nel Tegm (come le imposte) e i costi assicurativi sono trattati in maniera differente. Sono esclusi dal Taeg gli interessi di mora. In ogni caso il Taeg è il parametro corretto per valutare una proposta di prestito, in quanto è un dato calcolato sul finanziamento personalizzato in base alle richieste del cliente. Ed è armonizzato a livello europeo. Ma il Taeg potrebbe non corrispondere ai costi in realtà sostenuti. Nel credito in conto corrente e nella carta di credito revolving, ad esempio, dipendono da elementi non prevedibili, quali oscillazioni del tasso e frequenza di utilizzo e rimborso. In questi casi è utile l’esempio rappresentativo che il finanziatore è tenuto a indicare nella documentazione informativa. In quest’ultima e nei messaggi pubblicitari è riportato anche il Tan (Tasso annuo nominale), ovvero il tasso applicato ogni anno sul capitale erogato. E’ quindi compreso nel Taeg e non esprime il costo complessivo che può essere più alto. Pertanto un prestito con Tan pari a zero potrebbe avere un Taeg maggiore di zero. Un modo per cercare offerte più convenienti è quello di rivolgersi ai canali on-line. Ad esempio sul portale di Prestitionline.it la migliore offerta di prestiti personali, sulla base degli ultimi dati aggiornati a fine aprile, ha un Taeg del 5,7%, mentre per la cessione del quinto del 3,63% in caso di pensionati e del 4,32% nell’ipotesi di dipendente del settore privato. Dati che confermano comunque una tendenza all’aumento visto che nella rilevazione del primo trimestre erano rispettivamente al 5,61% per i prestiti, al 3,5% per la cessione del quinto della pensione e al 3,21% per il dipendente del privato. Anche andando ad analizzare i migliori Taeg dei prestiti personali ripartiti per finalità si notano le medesime tendenze (grafico in pagina) su Prestitionline, ovvero una maggiore convenienza dell’offerte richieste via web rispetto alle medie di mercato rilevate da Banca d’Italia e una dinamica di aumento dei tassi: ad esempio nei finanziamenti per la ristrutturazione della casa il Taeg medio del portale è oggi al 6,88% e al 5,8% il Taeg migliore, rispetto al 6,45% rilevato nel primo trimestre del tasso medio e del 5,61% per il migliore. «Un’altra area che permette di contenere i tassi è quella dei prestiti green, qui non si sono visti aumenti perché le banche spingono sui finanziamenti Esg dato l’obiettivo di raggiungere zero emissioni entro il 2050», afferma Alessio Santarelli, ad di Prestitionline.it. In generale, spiega Santarelli, «sui mutui i rincari del tasso fisso hanno raggiunto anche un punto percentuale perché si tratta di prestiti più sensibili ai movimenti del costo del denaro, mentre per i crediti personali l’incremento è stato di 20-30 punti base e ci si può aspettare un altro aumento di una cinquantina di punti base, più ridotto invece l’ulteriore aumento atteso nelle cessioni del quinto per via della maggiore concorrenza delle banche su questa area che ormai ha costi confrontabili con quelli dei prestiti». A proposito di costi del credito, c’è da rilevare il boom, nei prestiti finalizzati, del Buy Now Pay Later (compra ora e paga dopo) che permette di dilazionare il pagamento di piccole somme con poche rate (solitamente tre o quattro) ma senza interessi (con un incremento medio annuo del +134% secondo i dati Crif). Il fatto che però sia a costo zero per il consumatore può, in una fase di rallentamento economico, nascondere alcuni rischi.

«Il fatto che il Buy Now Pay Later non venga percepito dall’utilizzatore come un credito, ma come un mezzo di pagamento che abilita l’acquisto anche in assenza del budget necessario lo rende a volte compulsivo, inducendo il consumatore a spendere di più di quanto possa permettersi e a sottostimare i possibili effetti sul proprio profilo creditizio», commenta Simone Capecchi, executive director di Crif. In particolare, osserva Crif, il rischio dei contratti Buy Now Pay Later nel 1° semestre 2021 risulta 1,4 volte maggiore rispetto allo stesso periodo 2020. E quest’anno il peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie potrebbe far salire ancora i tassi di insoluto. (riproduzione riservata)
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