SI APRE IL CONFRONTO TRA CDA, TESORO E VIGILANZA BCE SULL’INIEZIONE DA ALMENO 2,5 MLD
di Luca Gualtieri
Vertice e socio di maggioranza sono allineati e pronti ad aprire il confronto con il regolatore per lanciare l’offerta a ottobre. La corsa per l’aumento di capitale di Mps è ai nastri di partenza ed entrerà nel vivo già nelle prossime settimane, quando il ceo Luigi Lovaglio condividerà con la Bce i numeri e le opzioni per il rafforzamento. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, il calendario sarebbe definito: a giugno il cda dovrebbe procedere alla nomina dei due/tre global coordinator che aiuteranno gli amministratori a definire le modalità dell’aumento. L’Europa chiede che l’offerta avvenga a condizioni di mercato, quindi con diritto di opzione per i soci. Non è ancora stato deciso però se il consorzio (che verrà completato a settembre con i bookrunner) debba limitarsi a offrire una garanzia di best effort, cioè con un impegno a collocare i titoli, oppure una garanzia di underwriting, che copra così anche l’inoptato. Altro tema da smarcare sarà quello relativo agli impegni di sottoscrizione di alcuni investitori.
Tra le opzioni al vaglio della banca e del Mef c’è infatti quella di coinvolgere nell’aumento i partner strategici del Monte che, in forza degli accordi commerciali in essere, potrebbero avere interesse a entrare nel capitale. Il nome che circola con maggiore insistenza è quello di Axa. La compagnia francese, si fa notare, ha con Siena un accordo che è stato rinnovato nel 2016 e che, a fronte di un intervento nella ricapitalizzazione, potrebbe essere rivisto e potenziato. Qualcuno guarda anche ad Anima, sebbene l’asset manager partecipato da Banco e Poste sembri alquanto freddo sull’ipotesi. Quale sarà la risposta del mercato? I numeri del piano industriale (la cui approvazione è attesa entro fine giugno) saranno un catalizzatore, visto che Lovaglio intende non solo ridurre drasticamente i costi ma anche rivitalizzare le prime righe del conto economico puntando su digitale e innovazione. Sull’importo finale dell’aumento al momento è difficile fare previsioni puntuali. Ufficialmente l’asticella viene confermata a quota 2,5 miliardi, ma rumor di mercato insistono su un innalzamento dell’importo fino a 3 miliardi. Tornando ai capofila del consorzio, per ora non sarebbero stati attribuiti mandati, ma in tempi recenti la banca e il Tesoro hanno lavorato proficuamente con Mediobanca, Bofa e Credit Suisse.
Per quanto riguarda, infine, la exit di via XX Settembre, la privatizzazione non prenderà quota prima del 2023 e passerà probabilmente attraverso un’operazione di sistema, con l’intervento di più banche del Nord. La principale indiziata resta Bper, affiancata da una delle due big. Ma per ora non ci sono dossier aperti. (riproduzione riservata)
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