di Mattia Fantinati
Il tassello della cybersicurezza è ormai centrale nella strategia complessiva di protezione dei nostri asset economici e finanziari, ma direi anche dei gangli istituzionali, sociali e culturali della nazione. La pandemia prima e il conflitto in Ucraina poi hanno dimostrato quanto sia vitale la difesa delle interfacce digitali della nostra democrazia. Si tratta di un obiettivo cruciale anche per le Nazioni Unite che, attraverso un organismo dedicato come l’Internet governance forum (Igf), puntano a rafforzare la cooperazione digitale globale. Lo stesso Antonio Guterres ha spiegato come il nodo della cybersecurity sia più politico che tecnico, per cui è necessario ridurre il digital divide e mitigare le minacce presenti in rete. La questione afferisce ormai al cuore dei diritti di cittadinanza. Non a caso al 17esimo Forum annuale che si terrà ad Addis Abeba, in Etiopia, dal 28 novembre al 2 dicembre 2022, verranno presentati i risultati del lavoro degli studiosi dell’Egm (Expert group meeting): un impegno che è già in essere, cui l’Italia fornisce un grande contributo e che andrà avanti per tutto il 2022, approfondendo tra l’altro le best practice in tema di sicurezza cibernetica. Al di là degli investimenti che il governo italiano sta facendo sul settore e dell’opportuna azione di un’Agenzia nazionale ad hoc, vanno accresciute la consapevolezza e le competenze digitali dei cittadini. La pandemia, infatti, ha sì portato a una riduzione del divario tecnologico del 30% in Italia, ma al tempo stesso ha generato circa un 30% in più di attacchi cibernetici. Per affrontare le lacune nella cooperazione digitale globale, gli esperti hanno suggerito tre potenziali modelli: un Internet governance forum rafforzato e potenziato, un’architettura di co-governance distribuita e un’architettura digital commons. Sicuramente, l’azione di Igf è centrale nelle recenti iniziative dell’Onu volte ad affrontare i nodi più scottanti della politica digitale globale. Al tempo stesso l’associazione Igf Italia sta crescendo nel proprio ruolo di driver del dibattito, della riflessione e dell’elaborazione circa la governance di internet. Il nostro approccio è multilaterale e multi-stakeholder, nella consapevolezza che la sensibilizzazione, l’advocacy e il policy-making debbano andare a braccetto, per un dialogo fruttuoso tra società civile, corpi intermedi, imprese, soggetti istituzionali, regolatori e decisori politici. L’obiettivo di Igf, d’altronde, consiste nell’attuare il mandato del Vertice mondiale sulla società dell’informazione (Wsis) per quanto concerne la convocazione di momenti di dialogo democratico, trasparente e multilaterale. Al Forum di Addis Abeba, non a caso, si parteciperà sia in presenza che da remoto, con una formula ibrida che testimonia il cambiamento dei tempi. Ormai la governance della rete non è tema che possa più stare costretto in un recinto esoterico riservato a pochi addetti ai lavori: internet plasma e modella ogni giorno tutti gli ambiti della società in modo sempre fluido e imprevedibile. Ecco perché la discussione è ormai allargata a un’ampia gamma di istituzioni e sedi decisionali: far lievitare il confronto e la cooperazione è un’esigenza primaria che, in definitiva, protegge e rafforza i bastioni democratici della nostra cittadinanza. (riproduzione riservata)
*presidente Internet
governance forum Italia
Fonte: