Matteo Del Fante, ceo di Poste Italiane, ha celebrato giovedì i primi 160 anni di storia dell’azienda alla presenza del Presidente della Repubblica, ma guarda già alle prossime sfide. Partendo dalla presentazione dei risultati trimestrali del 12 maggio. Gli analisti prevedono un ammontare del valore dei ricavi stabile a 2,94 miliardi di euro e un utile netto a 461 milioni (dai precedenti 447 dell’anno precedente) con meno pacchi ma più polizze e pagamenti in bilancio.
Sulla performance di borsa (venerdì il titolo ha chiuso a 9 euro, in calo del 23% da inizio anno) pesa anche l’esposizione ai titoli di Stato. Ma i risultati sono attesi in linea con il piano industriale «2024 Sustain&Innovate» e con la strategia che Del Fante ha commentato a Ceo Talk di ClassCnbc (wwww.milanofinanza.it).
Domanda. Il presidente Mattarella, alla vostra festa di compleanno, ha ricordato il ruolo di Poste nella storia del Paese. Come vede la vostra missione per l’Italia di oggi?
Risposta. Poste ha una doppia anima. È l’azienda che ha la presenza fisica più capillare sul territorio. Ma abbiamo un’anima che vuole accompagnare i cittadini italiani a diventare più digitali in fretta. Per farlo serve una piccola spinta, come ad esempio una spiegazione in presenza che abbiamo previsto vada rafforzata nella nostra struttura. Da questo punto di vista il progetto «Polis», finanziato anche dal Pnrr, ci permetterà di focalizzare l’attenzione sulle aree interne, quelle zone con comuni con meno di cinquemila abitanti. Sono 5.300 in Italia e i nostri uffici saranno il punto di accesso per i servizi della pubblica amministrazione. La doppia anima si è vista anche sul fronte dello Spid. Sui 29 milioni d’identità digitali, l’80% è stato fatto fisicamente in ufficio postale. Siamo il ponte tra presente e futuro.
D. Dal 2015 siete quotati. Come si parlano l’anima dell’impatto sociale con quella del business?
R. Tenere le due cose insieme è una sfida, ma anche un’opportunità. Da un lato siamo una azienda con un ruolo chiave nel sistema. I clienti di Poste sono 35 mln e con loro abbiamo 20 mln di interazioni al giorno. Dall’altro dobbiamo fare quadrare i conti. In realtà essere una azienda piattaforma e di sistema ci rende piu’ rilevanti per i clienti. Quindi possiamo fare più traffico e creare opportunità se riusciamo ad offrire i servizi e i prodotti giusti, che sono quelli con cui possiamo fare profitti.
D. Logistica e distribuzione. Come sono andate le cose da inizio anno?
R. Gli anni di Covid sono stati anni di picco, ma proprio settimana scorsa abbiamo visto i dati dei grandi operatori globali, come Dhl, che confermano volumi in riduzione rispetto a 2020 e 21, periodi in cui si è ordinato tantissimo. Ma se si fa il confronto con il 2019 resta un aumento significativo. Gli italiani ricevono meno corrispondenza ma ordinano più pacchi. L’anno scorso sono stati 250 milioni, quasi uno al giorno. Ora le abitudini di ordinare da casa e pagare con le carte si stanno consolidando.
D. Gli analisti attendono una trimestre in crescita per le polizze allo sportello. In particolare sui prodotti multi-ramo.
R. In effetti i nostri uffici postali e gli 8.000 consulenti che fanno spiegazione e vendita hanno fatto un ottimo lavoro. Oltre il 50% delle polizze che vendiamo sono multi-ramo, un obiettivo che ci eravamo posti molto più avanti. La diversificazione dal prodotto assicurativo di ramo primo verso il multi-ramo è iniziata nel 2019. Il percorso di accumulo è molto graduale nella parte non a capitale garanto, e questo continua a incontrare grande favore.
D. Come cambierà l’offerta di Poste sul fronte del risparmio?
R. In questo ambito nessuna rivoluzione in vista, ma una conferma della nostra strategia, che è quella di aiutare i clienti a investire il meglio possibile i loro risparmi. Lo faremo con prodotti previdenziali e assicurativi del ramo vita aggiungendo 2.000 consulenti nell’ambito del piano industriale al 2024. Lo faremo in continuità con una storia che nasce nel 1876, quando fu aperto il primo libretto postale, da sempre strumento di risparmio di tanti concittadini, oggi detenuto da 27 milioni di italiani.
D. Sul fronte dei pagamenti, invece, una rivoluzione la avete appena fatta, con l’acquisizione di Lis da Igt per 700 milioni di euro.
R. Si, questo per noi è un vero salto in avanti. Si tratta della acquisizione più importante mai fatta da Poste per il valore complessivo dell’operazione. Dimostra la volontà di accelerare la transizione verso gli strumenti di pagamento elettronici. Saremo presenti con una rete in franchising che gestiremo tramite Lis per catturare una parte importante dei pagamenti di prossimità , che sono cresciuti molto negli ultimi anni. Per noi sarà una rete di secondo livello, oltre 50mila punti oltre ai 13mila uffici postali. Immaginiamo un mondo in cui in quegli spazi si faranno le operazioni più semplici e veloci, scaricando un po’ di traffico dagli uffici postali che si potranno dedicare a operazioni a maggior valore aggiunto.
D. Avete appena investito anche nel settore dei pagamenti con Scalapay. Qual è la vostra strategia nel fintech?
R. La nostra ottica nel fintech non è finannziaria, ma strategica. Investiamo se l’operazione ci consente di andare più velocemente nelle nostre strategie di business. Nel 2019 siamo entrati in Tink, azienda svedese che ci ha permesso di accelerare nell’open banking in chiave Psd2. Con nostra soddisfazione è diventata un unicorno ed è stata acquisita da Visa per 1,6 miliardi. Oltre al capital gain, grazie a Tink siamo riusciti ad accelerare l’offerta. Scalapay è un investimento recentissimo. Sarebbe troppo bello replicare un’altra Tink, ma quella è l’ambizione. (riproduzione riservata)
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