Una scheda del Dimeila Inail analizza l’esposizione degli operatori dei laboratori di anatomia patologica alla formaldeide, utilizzata anche nell’industria dei polimeri e in quella del legno
In natura la formaldeide è presente come prodotto del metabolismo di sistemi viventi e le sue principali fonti espositive risiedono nei processi di combustione, nelle vernici, in alcuni tipi di colle e anche in taluni alimenti come i cibi affumicati. Altrettanto esteso è il suo uso industriale, per esempio nel trattamento dei polimeri, del legno, nella sintesi di materie plastiche. Infine, viene ampiamente utilizzata nell’allestimento di preparati istologici, nella fissazione di tessuti in anatomia patologica e nelle attività funerarie di imbalsamazione e di conservazione.
Della formaldeide, un composto organico volatile tra i più diffusi, incolore e particolarmente irritante, si occupa un factsheet curato dal Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail. Disponibile sul portale dell’Istituto, il documento si sofferma in particolare sull’esposizione occupazionale nei laboratori di anatomia patologica, evidenziando i rischi principali e indicando le misure organizzative di protezione e prevenzione più idonee.
Gli effetti sulla salute umana e gli standard internazionali di esposizione professionale
Preliminarmente, la scheda esamina le ripercussioni della formaldeide sulla salute umana. L’esposizione più significativa a questa sostanza, altamente reattiva, solubile in acqua e molto assimilabile dal corpo, avviene per via inalatoria, quasi il 90%, producendo irritazione di mucose, occhi, gola e vie respiratorie. Ma per l’IARC (International Agency for Research on Cancer) è considerata anche cancerogeno certo già dal 2006, e approfondimenti successivi hanno confermato questa classificazione in base a evidenze epidemiologiche sufficienti per tumori della rinofaringe e leucemia. Il factsheet riporta in dettaglio le risultanze di alcune agenzie internazionali che ne hanno fissato i valori limite per l’esposizione professionale, raccomandando la necessità di una sorveglianza sanitaria non limitata agli aspetti cancerogeni, ma relativa anche agli effetti irritativi e sensibilizzanti.
La formaldeide e il suo uso in anatomia patologica
In un paragrafo specifico viene poi trattato il suo utilizzo nel comparto sanitario come fissativo nelle operazioni di allestimento di preparati istologici. La soluzione acquosa di formaldeide permette non solo di svolgere diversi esami diagnostici, ma anche di conservare e di movimentare materiali biologici prelevati in sala operatoria e in ambulatori di prelievo bioptico nel corso di interventi chirurgici e biopsie. Da qui l’elenco del personale sanitario maggiormente esposto, che include sia chi opera direttamente in laboratorio sia chi è coinvolto nelle operazioni di smistamento e smaltimento.
Le misure di prevenzione per i lavoratori
Riguardo alle modalità di gestione dell’esposizione a formaldeide, la scheda fa presente che le molteplici soluzioni disponibili si avvalgono non solo di dispositivi di protezione individuale e collettiva, ma anche di disposizioni tecniche di riduzione al minimo del pericolo di nocività. In particolare, viene raccomandata l’adozione di misure organizzative adeguate, come lo svolgimento delle operazioni di trattamento in locali freschi e opportunamente aerati con ventilatori o depuratori con filtri speciali. Infine, viene indicato di limitare al minimo possibile il numero di lavoratori esposti, di curare la loro formazione, di garantire un’opportuna sorveglianza sanitaria e di iscriverli nel registro degli esposti a cancerogeni.