di Marco Capponi
Nonostante le forti correzioni delle borse registrate nei primi mesi del 2022 i risparmiatori italiani hanno continuato a investire in fondi, soprattutto di tipo azionario. La mappa trimestrale del risparmio gestito targata Assogestioni ha rivisto al rialzo le stime di raccolta delle singole mappe mensili, portando il dato aggregato degli afflussi a 10,9 miliardi di euro. Un totale che si confronta con i 23,2 miliardi del quarto trimestre 2021, ma che, se letto in relazione alla volatilità dei mercati in cui si è assistito nei primi tre mesi dell’anno, offre comunque la fotografia di un’industria robusta e in grado di resistere alle avversità di breve periodo. A trainare la raccolta dei tre mesi ci sono stati i fondi aperti, che hanno contribuito con 12,8 miliardi (appena sotto i 12,9 del quarto trimestre 2021), più che controbilanciando alcune operazioni infragruppo nell’ambito dei mandati istituzionali (le gestioni di portafoglio hanno mostrato deflussi per 3,1 miliardi). Andando a scorporare il dato si nota però l’aspetto forse più interessante: la raccolta in strategie azionarie è aumentata rispetto a fine 2021, passando da 7 a 9,2 miliardi, così quella in comparti bilanciati (da 5 a 5,2 miliardi). In forte calo invece la componente obbligazionaria: da 2,1 miliardi di afflussi a un rosso di 5,4 miliardi. Nel frattempo sono tornati in voga anche i fondi monetari, che a fine 2021 avevano registrato deflussi per 3,1 miliardi, e che tra gennaio e marzo sono andati in attivo di 3,4. Sempre più gap tra fondi di diritto italiano, con deflussi di 72 milioni, ed estero, in positivo di 12,8 miliardi, contribuendo di fatto da soli al dato aggregato di raccolta.
In calo le masse totali dell’industria. Complice anche l’effetto mercato, il patrimonio gestito in Italia della società di asset management è sceso dai record di 2.594 miliardi di fine dicembre 2021 a 2.486. I fondi aperti sono in cima alla classifica con 1.222 miliardi. Seguono le gestioni di portafoglio a quota 1.184. Fondi chiusi a 80 miliardi.
Guardando alle singole società di gestione non si registra nessun avvicendamento ai vertici. Guida la graduatoria del patrimonio gestito il gruppo Intesa Sanpaolo, comprensivo di Eurizon e Fideuram, con 530 miliardi: il 22% del portafoglio complessivo dell’industria. Nei tre mesi le divisioni di Ca’ De Sass hanno messo a segno una raccolta superiore ai 3 miliardi. Secondo gradino del podio per il gruppo Generali: 2,3 miliardi raccolti e 490 miliardi di patrimonio, il 20,4% del totale. Medaglia di bronzo ad Amundi, che nei tre mesi ha raccolto più di Generali (2,7 miliardi): con 229 miliardi l’asset manager francese detiene il 9,5% del patrimonio gestito. Seguono Anima (197 miliardi, 8,2%) e Poste Italiane (106, 4,4%). Tra le società prive di una propria rete di distribuzione da segnalare Morgan Stanley (quasi 50 miliardi e 265 milioni raccolti nel periodo) e Jp Morgan Am (1 miliardo di afflussi, 48,6 di masse gestite).
La mappa di Assogestioni ha mostrato, infine, la consacrazione dei piani individuali di risparmio, ordinari e alternativi. I primi hanno messo a segno nel periodo una raccolta di 160 milioni, sfiorando così 20 miliardi di patrimonio. Sono 83 i milioni raccolti invece dai Pir alternativi, il cui patrimonio ha raggiunto 1,8 miliardi. (riproduzione riservata)
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