Nel primo quadrimestre del 2022 INAIL registra più di 63mila contagi sul lavoro pari a circa un quarto del totale dei casi segnalati all’Istituto dal gennaio 2020. I decessi sono 858, cinque in più rispetto al dato di fine marzo, a conferma di un trend in forte diminuzione
Dall’inizio della pandemia al 30 aprile 2022 i contagi sul lavoro da Covid-19 segnalati all’Inail sono 260.750, pari a circa un quinto del totale delle denunce di infortunio pervenute da gennaio 2020 e all’1,6% del complesso dei contagiati nazionali comunicati dall’Istituto superiore di sanità alla stessa data.
Rispetto alle 245.392 denunce registrate dal monitoraggio dello scorso 31 marzo i casi in più sono 15.358 (+6,3%), di cui 8.778 riferiti ad aprile, 4.535 a marzo, 746 a febbraio e 912 a gennaio 2022, mentre gli altri 387 casi risalgono per l’86,8% al 2021 e per il restante 13,2% al 2020.
Come emerge dal 27esimo report nazionale sulle infezioni di origine professionale da nuovo Coronavirus, pubblicato insieme alla versione aggiornata delle schede di approfondimento regionali, il 2022, con 63.761 contagi denunciati tra gennaio e aprile, pesa al momento il 24,5% sul totale dei casi segnalati all’Inail dal gennaio 2020 e in quattro mesi ha superato il dato registrato in tutto il 2021. Gennaio, in particolare, con 28.594 denunce si colloca solo dopo novembre e marzo del 2020 e prima di tutti i mesi dell’anno scorso. Febbraio e marzo, invece, con 11.913 e 14.476 casi rispettivamente si posizionano prima di tutti i mesi del 2021, con l’unica eccezione di gennaio.
La componente femminile supera quella maschile in quasi tutte le regioni, ma a morire sono soprattutto gli uomini
Il nuovo report elaborato dalla Consulenza statistico attuariale (Csa) dell’Istituto conferma anche l’andamento in forte diminuzione dei decessi. I casi mortali rilevati al 30 aprile, infatti, sono 858, cinque in più rispetto al dato di fine marzo. A fronte dei 576 decessi del 2020 e dei 276 registrati nel 2021, nel primo quadrimestre di quest’anno i casi mortali sono sei, pari allo 0,7% del totale. Se a morire sono soprattutto gli uomini (83,0%), allargando l’analisi a tutte le infezioni denunciate il rapporto tra i generi si inverte. La quota delle lavoratrici sul totale dei casi di contagio, infatti, è pari al 68,3%. La componente femminile supera quella maschile in tutte le regioni, con le sole eccezioni della Sicilia e della Campania, dove l’incidenza delle donne è, rispettivamente, del 48,2% e del 47,2%.
Tra i lavoratori stranieri la comunità più colpita è quella rumena
L’età media dei lavoratori contagiati è di 46 anni per entrambi i sessi, con la fascia d’età 50-64 anni al primo posto con il 41,2% delle denunce, seguita dalle fasce 35-49 anni (36,6%), under 35 anni (20,2%) e over 64 anni (2,0%). Gli italiani sono l’87,9%, mentre tra i lavoratori stranieri la nazionalità più colpita è quella rumena, con più di un’infezione su cinque, seguita dalle comunità peruviana (12,4% dei contagiati stranieri), albanese (8,0%), moldava (4,5%), svizzera (4,3%) ed ecuadoriana (4,0%).
Il 41% dei contagi sul lavoro nel Nord-Ovest. Ai primi tre posti le province di Milano, Torino e Roma
A livello territoriale, più di quattro contagi sul lavoro su 10 sono concentrati nel Nord-Ovest (41,0%), seguito da Nord-Est (22,7%), Centro (16,5%), Sud (13,9%) e Isole (5,9%). Le province che hanno registrato il maggior numero di infezioni da inizio pandemia sono Milano (9,8%), Torino (6,6%), Roma (6,1%), Napoli (4,2%), Genova (2,9%), Brescia (2,8%), Verona (2,3%), Venezia (2,2%) e Varese (2,1%). Milano è anche la provincia con più casi denunciati in aprile, seguita da Roma, Torino, Genova, Brescia e Napoli, ma i maggiori incrementi percentuali rispetto al mese precedente sono stati rilevati nelle province di Cagliari, Isernia, Salerno, Venezia, Chieti, Teramo, Messina e Vibo Valentia.
Le attività produttive più colpite
Il settore della sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili…) registra il 63,6% delle denunce codificate; seguito dall’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Asl – e amministratori regionali, provinciali e comunali) con l’8,4%; dal trasporto e magazzinaggio con il 7,3%; dal noleggio e servizi di supporto (servizi di vigilanza, di pulizia, call center…) con il 4,2%; dal commercio all’ingrosso e al dettaglio con il 2,6%; dalle attività dei servizi di alloggio e ristorazione con il 2,3%; dal settore manifatturiero (tra le prime categorie coinvolte gli addetti alla lavorazione di prodotti alimentari, alla lavorazione di prodotti farmaceutici, di metalli, di macchinari e di pelli) con il 2,2%; dalle altre attività dei servizi (pompe funebri, lavanderia, riparazione di computer e di beni alla persona, parrucchieri, centri benessere…) con l’1,2%; dalle costruzioni (1,1%) e dai servizi di informazione e comunicazione (0,9%).
Nell’evoluzione dei contagi, si riscontrano alcune differenze in diversi settori produttivi. In particolare, la sanità e assistenza sociale ha mostrato, rispetto al 2020 e in termini assoluti, un numero di infortuni da Covid-19 in costante discesa nel primo semestre del 2021, registrando nel mese di giugno il suo livello minimo (63 infortuni, erano circa 450 a giugno 2020), tornato a crescere nella seconda parte dell’anno superando i 3mila casi a dicembre, per poi avere un nuovo picco a gennaio 2022 (quasi 12mila casi), ridiscendere a febbraio (5.400 denunce), risalire a marzo (6.300 circa), per poi calare di nuovo ad aprile (3.300 casi). In termini di incidenza, il settore ha avuto tra febbraio e giugno 2021 riduzioni, per
poi mostrare segnali di ripresa nel secondo semestre dell’anno, proseguiti e addirittura amplificati nel primo quadrimestre 2022, in cui si sono registrati livelli di incidenza molto vicini a quelli osservati nei periodi più acuti della pandemia.
poi mostrare segnali di ripresa nel secondo semestre dell’anno, proseguiti e addirittura amplificati nel primo quadrimestre 2022, in cui si sono registrati livelli di incidenza molto vicini a quelli osservati nei periodi più acuti della pandemia.
Altri comparti produttivi, come ad esempio il trasporto e magazzinaggio, hanno registrato nel corso del 2021, ma anche tra gennaio e aprile di quest’anno, incidenze di contagi professionali maggiori rispetto al 2020; inoltre, nel caso del trasporto e magazzinaggio a gennaio 2022 si conta anche il numero più elevato di denunce da inizio pandemia (quasi 3.500 casi), con una flessione a febbraio (oltre 1.000), a marzo (1.200) e ad aprile (700).
Le professioni più colpite
La categoria dei tecnici della salute è quella più coinvolta dai contagi con il 37,5% delle denunce (in tre casi su quattro sono donne), l’82,4% delle quali relative a infermieri. Seguono gli operatori socio-sanitari con il 16,6% (l’80,8% sono donne), i medici con il 9,2% (la metà sono donne; oltre un terzo sono medici internisti e generici), gli operatori
socio-assistenziali con il 5,8% (l’85,2% donne), gli impiegati amministrativi con il 5,4% (i due terzi sono donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (l’80% ausiliari, ma anche portantini, barellieri) con il 4,4% (72,8% donne).
socio-assistenziali con il 5,8% (l’85,2% donne), gli impiegati amministrativi con il 5,4% (i due terzi sono donne) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (l’80% ausiliari, ma anche portantini, barellieri) con il 4,4% (72,8% donne).
Il restante personale coinvolto riguarda, tra le prime categorie professionali: addetti ai servizi di pulizia (2,0%, oltre i tre quarti sono donne), impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta (2,0%, di cui la metà sono donne), impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro (1,4%, di cui circa i due terzi sono donne), conduttori di veicoli (1,2%, con una preponderanza di contagi maschili pari al 91,6%), professori di scuola primaria (1,2%, di cui donne il 97,0%) e addetti ai servizi di sicurezza, vigilanza e custodia (1,0%, di cui donne il 29,4%).
Anche rispetto alla professione dell’infortunato si osserva in generale un calo significativo delle denunce a partire da febbraio-marzo 2021, con incidenze in riduzione per alcune categorie, tra le quali le professioni sanitarie che, tuttavia, nel secondo semestre dell’anno e ancor di più nel primo quadrimestre del 2022 mostrano segnali di ripresa. Altre professioni, con il ritorno alle attività, hanno visto aumentare l’incidenza dei casi di contagio rispetto al 2020, come ad esempio gli impiegati addetti alla segreteria e agli affari generali o gli impiegati addetti al controllo di documenti e allo smistamento e recapito della posta, gli insegnanti di scuola primaria o gli impiegati addetti agli sportelli e ai movimenti di denaro.