I 13 settori monitorati da Coface continueranno a risentire degli effetti a catena della guerra in Ucraina, direttamente o indirettamente, e a medio e lungo termine, malgrado ci siano differenze a seconda del posizionamento delle imprese nelle catene di approvvigionamento o della loro posizione geografica.
La maggior parte dei settori risentirà pertanto del contesto dei prezzi elevati delle materie prime e dei problemi di approvvigionamento aggravati dalla guerra. Questo vale in particolare per il petrolio, il cui rialzo dei prezzi dovrebbe continuare ad essere alimentato dal divieto del petrolio russo annunciato la scorsa settimana dalla Commissione Europea, così come per i cereali (Ucraina, Russia e Bielorussia sono i principali produttori). In un contesto di continue interruzioni nelle forniture di semiconduttori e con gli effetti a catena della pandemia in corso – come mostra il blocco del porto di Shanghai – più a lungo durerà la guerra, più è probabile che si concretizzi uno shock della domanda, rendendo il contesto globale ancora più avverso.
Tutti i settori industriali sono interessati, ma quelli più ciclici e ad alta intensità energetica, come petrolchimico, trasporti, carta e tessile-abbigliamento, saranno tra i più colpiti. Si tratta di settori tipicamente ciclici, che da diversi anni sono interessati da innovazioni tecnologiche, cambiamenti nelle normative ambientali e trasformazioni nelle abitudini dei consumatori. Ad esempio, il settore della carta sta affrontando le sfide della progressiva digitalizzazione dell’economia globale e dell’uso dei social network.
È probabile che anche i settori in difficoltà prima della crisi saranno fortemente colpiti da questo nuovo shock. I settori tessile-abbigliamento e automotive ne sono un esempio a livello globale.
A lungo termine, resta da vedere in quale misura il settore della distribuzione ne risentirà. Questo contesto di guerra alimenta incertezze che probabilmente influiranno sulla fiducia dei consumatori. Tuttavia, con il concretizzarsi di vari ammortizzatori implementati da diversi governi, in particolare nelle economie avanzate, come buoni pasto per le popolazioni più vulnerabili o sussidi ai prezzi dell’energia in Europa, l’impatto sulla distribuzione potrebbe essere relativamente moderato.
Sebbene il settore dei trasporti sia nel complesso un grande consumatore di energia e malgrado risentirà dell’incremento dei prezzi del petrolio, Coface prevede un impatto diverso in base ai sottosettori, dal momento che ciascuno affronterà questo nuovo shock con differenti situazioni finanziarie. Ad esempio, nel 1° trimestre 2022, il trasporto marittimo ha realizzato un utile pari al 28% del fatturato, mentre il trasporto aereo ha registrato una perdita dell’11%.
Inoltre, per la maggior parte dei settori, Coface prevede grandi disparità in termini di impatto, in particolare a seconda del posizionamento delle industrie e delle imprese nelle catene di approvvigionamento (a monte o a valle). Anche le dinamiche geografiche e operative all’interno dei settori stessi, nonché le loro composizioni, giocheranno un ruolo.
Il settore agroalimentare rimane tra i più colpiti a livello globale, con implicazioni in termini di rischi socio-politici
Data la dimensione vitale del settore agroalimentare, le conseguenze delle sfide che deve affrontare a causa dei prezzi elevati dei prodotti alimentari e dei fattori produttivi (in particolare i fertilizzanti) sono critiche, poiché potrebbero minacciare la sicurezza alimentare globale e innescare instabilità politica. I prezzi elevati dell’energia contribuiscono ad aumentare i costi di input per le colture agricole, riducendo così i rendimenti per gli agricoltori, mentre il settore è già vulnerabile a diversi fattori strutturali come i rischi biologici e il cambiamento delle condizioni climatiche, manifestatesi ad esempio da forti episodi di caldo sin dall’inizio dell’anno in numerose parti del mondo causando siccità (Corno d’Africa, India, ecc.) e incendi su larga scala (come nel New Mexico negli Stati Uniti).
Si prevedono grandi trasformazioni settoriali e cambiamenti nelle abitudini dei consumatori
Nel lungo periodo, Coface prevede un graduale adeguamento delle abitudini dei consumatori e delle imprese (risparmio energetico, abbandono della farina di frumento a favore di prodotti alternativi), nonché un cambiamento nell’organizzazione delle catene di approvvigionamento, con un conseguente impatto sui canali globali. Ad esempio, le rotte ferroviarie per il trasporto di merci tra Europa e Cina si stanno sviluppando al di fuori della Russia, attraverso il corridoio dell’Asia centrale. Come l’impatto della crisi del Covid sulle tendenze del settore globale, questo nuovo shock dovrebbe fungere da catalizzatore per trasformazioni significative.
Alcuni settori dovrebbero rimanere resilienti
I settori anticiclici e altamente innovativi, che richiedono importanti attività di ricerca e sviluppo, rimarranno i più resilienti. Sebbene la crisi sanitaria legata al Covid si sia leggermente attenuata in molte parti del mondo, non è certo finita. Il settore farmaceutico continua a mostrare una buona dinamica finanziaria.
Tra i vari segmenti TIC, Coface stima che il segmento dei media rimarrà il più resiliente, poiché gli investimenti e le attrezzature necessarie all’uso di questi servizi sono precedenti alla crisi e gli utenti non sono quindi interessati dalle interruzioni di filiera. Inoltre, l’utilizzo di questi servizi è essenziale perché fruibili da remoto. Non sono quindi limitati da barriere fisiche e geografiche, a differenza, ad esempio, delle attività di trasporto merci.
Si prevede che il sotto-segmento della chimica specializzata, in particolare le società operanti nei mercati del beauty, delle fragranze o degli aromi, sarà resiliente rispetto ad altre industrie del settore, come quelle relative alle vernici e ai coloranti, clienti di un settore automobilistico molto ciclico e prospettive poco favorevoli.
Questi tre settori (media, chimica specializzata e farmaceutiche) hanno in comune una combinazione di vari fattori specifici, tra cui il fatto che sono settori anticiclici o i cui prodotti e posizionamenti di mercato dominanti sono concentrati in alcune parti del mondo. Inoltre, si tratta di attività industriali ad alta tecnologia e innovative, con elevate barriere all’ingresso.
“Le ripercussioni dell’attuale conflitto , in Europa continueranno ad avere un effetto di medio e lungo termine su numerosi settori. Dei 13 monitorati da Coface, si stima che solo i media, la chimica specializzata e il settore farmaceutico saranno i più resilienti, mentre i più colpiti saranno quelli ad alta intensità energetica e ciclici e in particolare l’agroalimentare, settore dalla dimensione vitale. La guerra in corso continua a creare incertezze che si ripercuotono sulla fiducia dei consumatori anche se la previsione di Coface è di un adeguamento delle abitudini di imprese e consumatori nel lungo periodo, nonché di un necessario cambiamento nell’organizzazione delle catene di approvvigionamento” commenta Ernesto de Martinis, Ceo di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa.