Dopo più di due mesi dall’inizio della guerra in Ucraina, le speranze di una risoluzione rapida della guerra sembrano sempre più improbabili. Mentre le sanzioni contro la Russia continuano ad aumentare, un ritorno alla situazione pre-guerra sembra illusoria, anche in caso di una fine anticipata del conflitto.
Coface ha rivisto al rialzo la stima di costo per l’economia mondiale di circa un punto percentuale nel 2022. Ma le conseguenze del conflitto si faranno sentire soprattutto a partire dal 2° semestre, e si concretizzeranno ulteriormente nel 2023 e oltre.
Il rischio politico, considerevolmente aumentato a livello globale con la pandemia, si è inasprito con l’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari ed energetici.
Nessuna area del mondo verrà risparmiata dalle ricadute economiche di questa guerra e, dopo gli shock successivi degli anni ’20, la nostra percezione rimane la stessa: il mondo è cambiato e niente sarà più lo stesso.
L’Europa in subbuglio
Il ruolo significativo di Russia e Ucraina nella produzione di molte materie prime e i timori di interruzioni dell’offerta hanno portato a un’impennata dei prezzi, che a sua volta ha comportato un calo del reddito disponibile delle famiglie e quindi dei consumi. La volatilità e l’incertezza peseranno fortemente anche sulle decisioni di investimento delle imprese, la cui situazione finanziaria è destinata a deteriorarsi in modo significativo, poiché i costi di produzione continuano a crescere o rimangono elevati.
Al di là delle economie dell’Europa centrale e orientale, che hanno legami economici importanti con la Russia, i paesi dell’Europa occidentale sono i più esposti per la forte dipendenza dai combustibili fossili russi. Germania e Italia, le economie che dipendono di più dal gas russo, ne saranno fortemente impattate (-1,6 pp del PIL). Nel resto dell’Europa, l’impatto sarà più debole ma comunque significativo.
Gli effetti inflazionistici spingono la Fed ad agire più rapidamente del previsto
Al di là dell’Atlantico, l’impatto sulla crescita sarà più modesto per via di una esposizione commerciale e finanziaria limitata a Russia e Ucraina. Tuttavia, negli Stati Uniti l’inflazione ha raggiunto il livello più elevato in 41 anni, trainato dai prezzi delle derrate alimentari e dell’energia. Guardando oltre questi elementi, la crescita dei prezzi su base mensile è moderata, ma rimane ben al di sopra dell’obiettivo del 2% della Fed, spingendo la Fed ad agire più rapidamente del previsto.
Dopo un primo incremento del tasso sui fondi federali a marzo, la maggior parte dei membri del Comitato di politica monetaria si è dichiarata favorevole al raggiungimento di un livello “neutrale” entro la fine del 2022, ovvero un tasso stimato tra il 2 e il 3%. Questo sarebbe uno dei cicli di inasprimento più aggressivi dagli anni ’90 e aiuterà a moderare la crescita degli Stati Uniti, da qui la nostra revisione al ribasso delle previsioni di crescita del PIL statunitense per il 2022 al 2,7%.
Nessuna regione sarà risparmiata dall’inflazione importata e dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento
Il continente africano, dove si stima un effetto negativo netto complessivo di 0,5 punti, è un perfetto esempio di come la situazione attuale stia colpendo le economie emergenti, con l’intensificarsi delle pressioni inflazionistiche, l’inizio dell’inasprimento della politica della Fed e i suoi effetti sui flussi di capitali.
Anche l’Asia non sarà risparmiata dalle conseguenze della guerra, a cui si aggiunge il rallentamento della Cina a causa della variante Omicron. Il conflitto prolungato in Europa o un’ulteriore escalation avranno un impatto negativo netto stimato di 0,5 punti sulla crescita del PIL nel 2022.
L’America Latina è un’altra aerea vulnerabile all’inasprimento della politica della Fed, malgrado dovrebbe beneficiare dell’aumento dei prezzi delle materie prime. L’effetto netto della guerra nella regione – che stimiamo in -0,1 pp – è ancora incerto e potrebbe non essere percepito appieno nel prossimo futuro.
“Rivista al rialzo di circa 1 punto percentuale la stima di costo per l’economia mondiale nel 2022 a causa del conflitto attuale. Forte l’impatto per paesi come Germania e Italia, fortemente dipendenti dal gas russo, ma anche negli Stati Uniti, seppur con un impatto più modesto, l’inflazione ha raggiunto il più alto livello degli ultimi 41 anni.
Quello che emerge ancora di più è che nessuna regione mondiale sarà risparmiata dall’inflazione e dagli shock che stanno subendo le catene di approvvigionamento” commenta Ernesto de Martinis, Ceo di Coface in Italia e Head of Strategy Regione Mediterraneo & Africa.