di Claudia Cervini e Luca Gualtieri
Nei prossimi mesi Axa potrebbe confermare il suo ruolo di trait d’union tra la finanza francese e quella italiana. Un ruolo che la compagnia parigina riveste dai tempi di Claude Bébéar, il manager che in vent’anni seppe trasformare un gruppo provinciale nel rivale di Allianz e Generali e che nel 2007, pochi mesi prima di lasciare il vertice, benedisse l’alleanza commerciale con il Montepaschi. Bébéar fu protagonista in molte partite che coinvolsero direttamente il mercato italiano. A partire dalla battaglia combattuta alla fine degli anni ‘80 attorno alla Compagnie du Midi, nella quale Axa entrò come cavaliere bianco contro le Generali. Nei prossimi mesi però l’attenzione del gruppo francese potrebbe tornare a concentrarsi proprio su Montepaschi.
La crisi ucraina ha messo in stand-by gran parte delle attività straordinarie sui mercati finanziari. A partire dalle operazioni di m&a che, almeno per qualche settimana, rimarranno in sospeso. Ci sono però dossier su cui l’attenzione di investitori, banche d’affari e istituzioni rimane alta. A partire da quello relativo al futuro del Montepaschi.
Per la banca senese le prossime tappe saranno non solo la presentazione del nuovo piano industriale ma anche il lancio di un aumento di capitale da un importo di almeno 2,5 miliardi (più probabilmente saranno 3). Il Tesoro sottoscriverà la parte d’aumento di sua competenza ma gli investitori privati saranno essenziali perché l’aumento possa essere considerato «di mercato» da parte della Commissione europea; in caso contrario, la DgComp potrebbe considerare il sostegno economico da parte del Mef come aiuto di Stato e questo potrebbe comportare l’azzeramento di alcune posizioni, come per esempio i bond subordinati. Ecco perché, con un flottante pari al 36% del capitale, i soci privati andranno convinti della bontà dell’ennesimo piano di salvataggio. L’idea sarebbe quella di sondare l’interesse di alcuni grandi investitori per l’operazione a partire dai partner strategici che più hanno lavorato con Siena, come appunto Axa. L’alleanza bancassicurativa tra i due intermediari venne siglata 15 anni fa, prima che iniziasse la crisi del Monte, quando era presidente Giuseppe Mussari. L’accordo è stato rinnovato nel 2016 dal ceo Marco Morelli e scadrà solo nel 2027. Tra le ipotesi sul tavolo c’è la revisione e il potenziamento della partnership a fronte di un intervento nella ricapitalizzazione del prossimo autunno.
In attesa di capire come si muoverà Parigi, si registra però una certa attività anche su altri dossier italiani. Nelle scorse settimane Axa ha presentato una manifestazione di interesse per le attività bancassicurative di Banco Bpm nell’ambito di una partita valutata circa 1,5 miliardi. Nel piano industriale varato alla fine dello scorso anno il ceo di piazza Meda Giuseppe Castagna aveva annunciato un percorso di internalizzazione delle fabbriche prodotto assicurative sulla falsa riga di quanto fatto da Intesa Sanpaolo. Coerentemente con quegli annunci, la banca ha appena deciso di esercitare l’opzione di acquisto sull’81% di Bipiemme Vita, la joint venture bancassicurativa con Covéa, per un costo stimato di 310 milioni mentre l’analoga alleanza con Cattolica scadrà nel 2023.
L’uscita allo scoperto di una serie di pretendenti ha fatto subito drizzare le orecchie al vertice del Banco. In pista non c’è solo Axa e, anzi, il favorito sembrerebbe un altro gruppo finanziario francese, il Crédit Agricole. La banque verte ha messo nel mirino le polizze di piazza Meda. Nelle scorse settimane l’Agricole si è portato al 9,2% del gruppo guidato da Castagna attraverso una serie di acquisti compiuti sul mercato dalla Jp Morgan. Il blitz è stato descritto da Parigi come il primo passo per cementare un’alleanza industriale con il Banco, che ha accolto positivamente la strategia. Sul fronte italiano invece a contendere la partership assicurativa con l’istituto milanese c’è Generali (che ha nel frattempo assorbito Cattolica).
Axa si è comunque fatta avanti, contando forse in qualche supporter dalle parti di piazza Meda. Se infatti l’opzione Agricole trova molti sostenitori in banca a partire da Castagna, non mancano posizioni più sfumate. Dal novero delle opzioni di m&a sul Banco per esempio non sono mai state escluse Unicredit e Mps. Tanto più che le recenti attenzioni di Axa per la bancassurance di Piazza Meda potrebbero rinfocolare l’interesse verso Siena. Non solo perché la dote pubblica potrebbe essere cospicua ma anche perché, con Anima e Axa partner comuni, un’alleanza Banco-Mps risulterebbe meno impervia sul fronte commerciale. (riproduzione riservata)
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