di Luca Gualtieri
Nuova zampata del Crédit Agricole sulla finanza italiana. Dopo essersi aggiudicata il 9% di Banco Bpm la banque verte è salita al 5,2% di Anima attraverso Amundi. Fonti di mercato liquidano gli acquisti come una banale operazione di trading fatta attraverso le gestioni dell’asset manager francese, ma l’incursione è stata comunque guardata con interesse dal mercato.
Anima è oggi il crocevia di molte partite che interessano la finanza italiana. In primo luogo il gruppo è lo storico partner del Banco nel risparmio gestito. I contratti che legano piazza Meda e Anima coprono un arco temporale quasi ventennale, arrivando a scadenza rispettivamente nel 2037 e nel 2038. Più nel dettaglio, per quanto attiene agli accordi assicurativi, l’esclusiva vale a prescindere dai partner assicurativi della banca, mentre per i fondi non è prevista un vincolo sulla distribuzione (lo vieta la Mifid), ma ci sono comunque quote minime da rispettare sullo stock di gestito rispetto a terzi e numerose clausole cosiddette di «accordo preferenziale».
Nei mesi scorsi il blitz dell’Agricole sul Banco ha alimentato molte speculazioni sul futuro di Anima, aprendo scenari come un’opa da parte dei francesi. Ieri, comunque, Giampiero Maioli, ceo di Crédit Agricole Italia, ha sgombrato il campo dall’ipotesi: «Nessuna questione che ci riguardi su Anima, noi in questo momento siamo esclusivamente concentrati sulla bancassurance di Banco Bpm», ha spiegato il banchiere solo poche ore prima che Consob alzasse il velo sugli acquisti di Amundi.
Attorno ad Anima potrebbero svilupparsi anche altre partite nei prossimi mesi. Acquisendo il 3,2% dell’asset manager milanese, per esempio, Francesco Gaetano Caltagirone ha creato un inedito punto di contatto con la Galassia del Nord e con Mediobanca (di cui è secondo socio al 5,5%). Qualcuno ha letto la mossa dell’imprenditore romano alla luce delle mire acquisitive di piazzetta Cuccia nel mondo del risparmio gestito. La merchant ha infatti spesso ventilato aggregazioni pagate con azioni del Leone, anche se l’interesse per Anima non trova per ora conferme e anzi sarebbe ostacolato da alcune incompatibilità di natura industriale. Da ultimo, l’accordo commerciale con Mps lega Anima alla partita senese: c’è chi ritiene che nei prossimi mesi l’asset manager possa giocare un ruolo attivo anche su questo fronte, sottoscrivendo una tranche dell’aumento di capitale in arrivo. (riproduzione riservata)
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