di Carlo Brustia
«Il 17 maggio sarò ascoltato dalla Commissione parlamentare sulle banche che darà il via, in quell’occasione, all’inchiesta sulle indebite pressioni commerciali esercitate dai vertici dei gruppi bancari sulle lavoratrici e sui lavoratori per spingere la vendita di prodotti finanziari e assicurativi alla loro clientela. Le banche italiane si stanno trasformando in negozi finanziari dove si fa meno credito, ma si vendono molto i prodotti finanziari e assicurativi. È giusto che gli italiani sappiano che le banche si stanno trasformando e la classe politica non potrà assistere senza intervenire». Lo ha annunciato ieri il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. «Nei prossimi mesi le banche italiane daranno sempre meno prestiti a famiglie e imprese. Ho l’impressione, se non la certezza, che il settore cercherà sempre di più di chiudere i rubinetti del credito. Questo accadrà perché la Bce, che vigila sui principali gruppi bancari del nostro Paese e in Europa, sta da tempo attuando una politica volta a convincere le banche a dare meno finanziamenti alla clientela per evitare di appesantire con troppe sofferenze i bilanci bancari» aggiunge il segretario generale della Fabi. Sileoni ha affrontato anche la questione relativa all’inflazione e al caro-vita. Secondo il leader della Fabi «il bonus da 200 euro, deciso dal governo per aiutare chi è in difficoltà in questo periodo, coprirà solo il 10% della maggiore spesa a carico delle famiglie italiane e quindi è estremamente limitato». La ragione è semplice. «Con l’inflazione che cresce e già oscilla tra il 6,5% e il 7%, per le famiglie italiane ci sarà un incremento della spesa medio di circa 1.950 euro l’anno, quindi vuol dire che i 200 euro rappresentano soltanto un decimo dei maggiori costi a carico degli italiani», sottolinea il segretario generale della Fabi. (riproduzione riservata)
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