L’Ocse mette a confronto il prelievo nei 37 stati membri e chiede di alzare l’imposta
In Italia raccolto meno di un miliardo di euro all’anno
Pagina a cura di Matteo Rizzi
L’Ocse chiede di alzare le tasse di successione. I prelievi sulla ricchezza ereditata sono scesi bruscamente dagli anni 70 e ora rappresentano, in media, solo lo 0,5% del gettito fiscale dei paesi che applicano un’imposta sui passaggi di proprietà mortis causa. Il report «Inheritance Taxation in Oecd Countries» mette a confronto le tasse di successione e sulle donazioni nei 37 membri dell’Ocse, e indaga il ruolo potenziale che le tasse sulla ricchezza potrebbero giocare nell’aumentare le entrate, affrontare le disuguaglianze e migliorare l’efficienza dei futuri sistemi fiscali.
L’Ocse ha evidenziato come la mancanza di interventi sulle eredità hanno portato a una maggiore concentrazione della ricchezza, con il 20% delle famiglie più ricche che ricevono patrimoni quasi 50 volte superiori al 20% più povero della popolazione. Una situazione che rende urgente la riforma della tassa sulle successioni ma anche quella sulle donazioni.
Per quanto riguarda le tasse sulla ricchezza, l’imposta di successione è considerata molto più facile da amministrare di una eventuale tassa patrimoniale. «L’imposta di successione può essere uno strumento davvero importante per affrontare la disuguaglianza e anche per sostenere i governi che avranno bisogno di aumentare le loro entrate per finanziare e sostenere i bisogni della loro popolazione», ha detto David Bradbury, capo della divisione di politica fiscale e di statistica dell’Ocse.
La tassa di successione è tipicamente impopolare tra i contribuenti, ma la ricerca Ocse sottolinea che la maggioranza dei cittadini sopravvaluta l’impatto e ha una comprensione limitata di come funziona l’imposta.
Per rendere queste tasse più accettabili al grande pubblico, l’Ocse indica che è necessario fornire a tutti informazioni sulla disuguaglianza e sul modo in cui funzionano le tasse di successione, poiché in generale tendono ad essere fraintese.
Se ben designata, la tassa di successione potrebbe infatti aumentare gli incentivi al lavoro e diminuire i rischi di una cattiva allocazione del capitale ad eredi non qualificati.
Tuttavia, l’Ocse sottolinea come una riforma dell’imposta non può avvenire da sola deve essere progettata all’interno di una riforma più ampia sulla tassazione dei guadagni da capitale e della ricchezza in generale. Il report mostra le enormi divergenze tra i regimi fiscali dei diversi paesi.
La maggioranza (24 su 37) dei paesi Ocse attualmente riscuote le imposte di successione (9 paesi la hanno abolita negli anni 70). Tuttavia, contribuisce a raccogliere pochissime entrate, solo lo 0,53% del gettito totale. In Italia, viene raccolto meno di un miliardo di euro all’anno, una delle cifre più basse dei paesi Ocse, solo lo 0,11% del gettito fiscale complessivo. Ad esempio, in Germania si generano più di 7 miliardi (0,52%) in Francia 14 miliardi (1,38%). Esenzioni fiscali generose (in Italia le seconde più alte al mondo dopo gli Stati Uniti) e altre forme di sgravio limitano fortemente la raccolta, dice l’Ocse.
Il livello di ricchezza che i genitori possono trasferire ai loro figli esentasse varia da quasi 14 mila euro in Belgio (regione di Bruxelles-Capitale) a più di 11 milioni di dollari negli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Italia, l’Ocse riporta una soglia di esenzione di un milione di euro, la seconda più alta al mondo.
Oltre a limitare le risorse in entrata, gli sgravi beneficiano principalmente le famiglie più ricche, riducendo l’effettiva progressività delle imposte di successione.
Gli sgravi sono comuni anche per i trasferimenti di beni specifici (ad esempio, residenza principale, attività commerciali e agricole, beni pensionistici e polizze di assicurazione sulla vita).
Altre opportunità di pianificazione fiscale (per esempio la separazione della nuda proprietà dall’usufrutto, l’uso di regole di valutazione preferenziali) hanno anche permesso ai contribuenti di minimizzare i loro oneri fiscali di successione o di eredità. In un certo numero di paesi, le imposte di successione possono anche essere ampiamente evitate attraverso donazioni in vita, a causa del loro trattamento fiscale più favorevole.
Queste disposizioni riducono il numero di trasferimenti di ricchezza che sono soggetti a tassazione, a volte in modo significativo, dice l’Ocse. Per esempio, tra gli otto paesi con dati disponibili, la quota di patrimonio soggetta a imposte di successione era la più bassa negli Stati Uniti (0,2%) e nel Regno Unito (3,9%) ed era più alta in Svizzera (12,7%) (Cantone di Zurigo) e in Belgio (48%). In Italia è meno del 10%.
Lo spettro di aliquote fiscali è molto ampio. In Italia l’aliquota va dal 4 all’8% del patrimonio. In Francia (uno dei paesi con le tasse di successione più alte al mondo dopo la Corea del Sud e il Belgio), le aliquote partono dal 5% (fino a 8 mila euro circa) per arrivare al 45% (oltre 1,8 milioni di euro). In Spagna si parte dallo 0 al 34%; in Germania dal 7 al 50%.
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