di Anna Messia
Nel 2020 l’attività di Generali dedicata alle grandi imprese, raccolta sotto il cappello di Global Business Lines, ha continuato a crescere in maniera profittevole attraverso una spinta su partnership e innovazione. Nessuna esplosione dei sinistri, come avvenuto per altri gruppi assicurativi europei, dai Lloyd’s di Londra (che alla pandemia ha pagato dazio con un conto da 5 miliardi) ad Allianz (che dal covid ha avuto un effetto negativo di 1,3 miliardi). La ragione è che il gruppo assicurativo di Trieste aveva un numero limitato di coperture esposte al rischio pandemia e una presenza ancora contenuta nei Paesi dove erano più frequenti questo tipo di coperture, come Usa e Regno Unito. La struttura di Generali Global Business Lines, che da Milano coordina le attività a livello globale, è stata affidata nel 2019 al country manager per l’Italia, Marco Sesana, che è anche ceo di Generali Italia. La crescita registrata nel 2020 è avvenuta anche grazie alla creazione di ecosistemi di partnership internazionali, pilastro della strategia «Partner di Vita 2021», come quella siglata lo scorso anno con l’americana Nationwide, da cui è nata la joint venture paritetica N2G avviata con successo nonostante la pandemia.
I premi di Generali Global Corporate & Commercial, struttura dedicata alle coperture danni delle imprese, nel 2020 hanno raggiunto quota 2,23 miliardi, in aumento del 5,6% sul 2019 e anche Geb, che si occupa di employee benefit, ha chiuso con 1,578 miliardi e un combined ratio positivo. La prima è guidata dall’amministratore delegato, Manlio Lostuzzi e la seconda da Paolo Ribotta, entrambi a riporto di Sesana. «Abbiamo registrato premi superiori al 5% rispetto allo scorso anno», rivela Lostuzzi a MF-Milano Finanza, «e il combined ratio è stato positivo». Numeri che hanno beneficiato anche di un contesto favorevole di mercato. Da una parte, anche il covid ha contribuito a un aumento generalizzato dei prezzi delle polizze, già iniziato nel 2019, un po’ su tutti i tipi di coperture. Dall’altra il rallentamento dell’attività delle imprese, dovuto al lockdown e al calo degli spostamenti ha fatto scendere la sinistralità. «A esclusione di alcuni settori, come quello aereo o del turismo, non abbiamo avuto un calo delle polizze e il 2020 è stato un anno positivo anche per quanto riguarda i sinistri registrati, senza grandi eventi catastrofali rilevanti», continua Lostuzzi. «Per quest’anno la sfida è di continuare a crescere sia per quanto riguarda il volume d’affari che la redditività».
Oggi Generali Global Corporate & Commercial è in grado di offrire coperture assicurative in 160 Paesi, tra questi i mercati più significativi sono Italia, Austria, Centro e Est Europa, Spagna e Francia, dove il gruppo è tradizionalmente molto forte, mentre è ancora limitata la presenza in Germania, dove GC&C ha iniziato a operare solo dal 2016, pur con una crescita importante. «L’obiettivo è proseguire in questa crescita, soprattutto nelle aree meno sviluppate», afferma Lostuzzi, «anche attraverso partnership internazionali come quella siglata negli Usa con Natiowide».
Forte anche la spinta all’innovazione, che in questo caso fa leva su alleanze. Come quella siglata con Descartes Underwriting, insurtech specializzata nei rischi parametrici, Ticinus Aerospace, che sfrutta l’intelligenza artificiale e i dati satellitari per avere una conoscenza più precisa dei territori o Nhazca, spin off dell’Università La Sapienza di Roma specializzata nel telerilevamento a distanza con sistemi satellitari a microonde. «Innovazioni utili a conoscere meglio il rischio che corrono le imprese che assicuriamo, ma soprattutto a fornire a loro dei servizi per proteggersi e gestire al meglio i rischi”, conclude il manager. (riproduzione riservata)
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