di Bianca Pascotto
Sono molte le società il cui legale rappresentate figura solo formalmente, mentre il vero factotum è altra persona che gestisce la società e in molti di questi casi, i due teatranti sono marito e moglie. Quando la coppia “scoppia” o quando le perdite della società travolgono il patrimonio, magari con rilievi penali, allora sorgono i problemi.
IL FATTO
Beta srl in liquidazione promuove causa contro la Banca Nazionale del Lavoro per far accertare il rapporto di dare-avere relativo al conto corrente ivi accesso e per chiedere la restituzione degli importi dovuti.
La società, infatti, sostiene che molti addebiti e prelievi sul conto non erano stati autorizzati e che il mutuo risultante accesso, non era mai stato chiesto dalla società, né erogato. Inoltre esistevano movimentazioni non riconducibili a rapporti o persone terze in essere con la società.
La BNL eccepisce ogni addebito e, anzi, svolge domanda riconvenzionale contro Beta srl per la somma di € 562.735,96 quale saldo del conto corrente e del conto mutuo.
Il Tribunale rigetta la domanda di Beta e, in accoglimento della riconvenzionale, condanna Beta srl al pagamento a favore di BNL.
Beta srl interpone appello, sostenendo che la procura rilasciata da Caia (amministratrice della società) a Tizio (socio e coniuge) non era valido strumento per la riferibilità delle operazioni bancarie alla società, giacché era stata conferita solo per operare sul conto personale di Caia; inoltre era stata prodotta in giudizio oltre i termini processuali, pertanto, inutilizzabile.
La Corte d’Appello accoglie parzialmente il gravame sulla questione relativa al mutuo, con condanna della società al pagamento della minor somma di € 153.673,49.
Con quattro motivi di ricorso Beta srl si rivolge alla Corte di Cassazione.
LA DECISIONE
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