Il titolo vola in scia a conti record con Solvency al 200%. Però l’Ivass non molla la presa sulla seconda tranche della ricapitalizzazione da 200 milioni. Parla l’ad Ferraresi, che promette il dividendo nel 2022
di Anna Messia
Carlo Ferraresi ha tenuto salde le redini di Cattolica nel momento più difficile nella storia della compagnia assicurativa di Verona. Il manager, da più di nove anni nel gruppo (era entrato come cfo), era il direttore generale a ottobre 2019 quando c’è stata la defenestrazione dell’allora amministratore delegato Alberto Minali. Ferraresi ebbe l’onore e l’onere di ricevere tutte le deleghe di Minali, confermate da Generali nel rinnovato cda. Qualche mese, a maggio 2020, arrivò infatti la doccia fredda dell’Ivass: l’autorità di controllo chiese a Cattolica un profondo riassetto, un cambio netto del consiglio e soprattutto un aumento di capitale di 500 milioni per risollevare il Solvency II. Richieste da far impallidire qualunque manager, arrivate nel bel mezzo della pandemia. Ma Ferraresi è andato avanti per la sua strada e in un anno ha dato attuazioni alle indicazioni: Generali ha sottoscritto 300 dei 500 milioni di capitale, diventando il primo azionista di Cattolica con il 24,4%; ad aprile scorso c’è stata la trasformazione in spa e a metà maggio si è riunita l’assemblea che ha nominato il nuovo cda, con Davide Croff alla presidenza. E venerdì 28 maggio la compagnia ha presentato i dati del primo trimestre 2021, che «hanno confermato il trend positivo avviato lo scorso anno, chiuso con il miglior risultato operativo di sempre grazie anche al precedente cda», dice Ferraresi a MF-Milano Finanza, sottolineando che i numeri sono stati accompagnati dall’impennata del titolo, che venerdì 28 maggio a Piazza Affari ha messo a segno un clamoroso +14,9% a 6,06 euro nonostante sia imminente la seconda tranche di 200 milioni di aumento richiesto dall’Ivass.

Domanda. Dottor Ferraresi, visto che la trimestrale evidenzia un Solvency II vicino al 200%, due volte il minimo richiesto, Cattolica ha chiesto all’Ivass di annullare la ricapitalizzazione?

R. Il dialogo con l’autorità è costantemente aperto. Con la seconda tranche di 200 milioni il Solvency II salirebbe al 215% e, se da Ivass non arrivano indicazioni di rinvio, a giorni partirà il roadshow per chiudere l’operazione entro luglio, come da programma.

D. Generali per evitare l’opa non potrà salire oltre il 25%. Chi sottoscriverà?

R. L’interesse del mercato per Cattolica è notevole, come dimostra la crescita del titolo in borsa dopo la presentazione della trimestrale.

D. Tra gli azionisti di Cattolica c’è Berkshire Hathaway con il 6%. Che cosa farà Warren Buffett?

R. Nell’ultimo anno Berkshire Hathaway ha votato a favore di tutte le delibere approvate dalla compagnia. La sensazione è che non voglia diluirsi.

D. Ivass vi ha anche chiesto di vendere le azioni Cattolica che avete in portafoglio rinvenienti dal recesso dopo la trasformazione in spa. Anche questo potrebbe penalizzare il titolo, visto che in ballo c’è il 9% del capitale. Dato che le azioni sono state comprate a 5,47 euro, pensate di venderle approfittando del rimbalzo di questi giorni?

R. La vendita dei titoli farebbe crescere il Solvency II di altri 7-8 punti ma per ora siamo concentrati sull’avvio della seconda tranche di aumento di capitale. La scadenza per la vendita dei titoli è stata fissata da Ivass per fine anno e nel frattempo la situazione potrebbe ancora migliorare.

D. In questi mesi la compagnia ha congelato i dividendi, ma guardando il Solvency e l’andamento del business lo spazio per la cedola sembra essersi ricreato…

R. Quest’anno, con l’aumento di capitale in ballo, non distribuiremo dividendi. Ma se il 2021 chiuderà come previsto, ossia con un risultato operativo tra 265 e 290 milioni, potremmo distribuire tornare alla cedola l’anno prossimo, authority italiana ed europea permettendo.
D. Tra le questioni che ha dovuto affrontare negli ultimi mesi c’è stata anche la guerra legale con Banco Bpm sfociata nella firma di un nuovo accordo. Come vanno le alleanze bancarie?

R. Sia Vera Vita (joint venture con Banco Bpm, ndr) sia Bcc Vita stanno crescendo di oltre il 50%. In termini generali c’è una buona ripresa in tutte le reti di distribuzione. Resta l’incognita Rc Auto, visto che dopo l’allentamento del lockdown i sinistri sono destinati a ripartire a fronte di premi in costante discesa e di un mercato molto competitivo. (riproduzione riservata)
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