Nel marzo scorse l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie è risultato in aumento dello 0,1% rispetto al mese precedente e dello 0,7% nei confronti di marzo 2019.

È quanto rende noto l’Istat specificando che l’aumento tendenziale è stato dello 0,8% per i dipendenti dell’industria e dello 0,7% sia per quelli dei servizi privati sia per quelli della pubblica amministrazione.

A presentare gli incrementi tendenziali più alti sono i settori del credito e delle assicurazioni (+2,4%), dell’energia e petroli e dell’estrazione minerali (entrambi +1,7%). Incremento nullo invece per i settori del legno, carta e stampa, del commercio, delle farmacie private, delle telecomunicazioni e degli altri servizi privati.

Nel corso del primo trimestre 2020 sono stati recepiti tre accordi – società e consorzi autostradali, servizi a terra negli aeroporti e imprese creditizie – e ne sono scaduti dieci: impiegati agricoli, calzature, carta e cartotecnica, vetro, ceramica, metalmeccanica, commercio, mobilità, assicurazioni e servizi socio assistenziali.

I contratti che a fine marzo 2020 sono in attesa di rinnovo ammontano a 51 e interessano circa 9,9 milioni di dipendenti – l’80,4% del totale – con un monte retributivo pari al 79,9%; entrambe le quote sono decisamente più elevate di quelle osservate a dicembre (44,6% e 46,6% rispettivamente) e a marzo 2019 (52,4% e 52,8%).

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