di Andrea Nicoletti
Tra auto connesse e digitalizzazione degli edifici, con contatori smart e telecamere interconnesse, l’Internet delle cose in Italia vale 6,2 miliardi di euro, in crescita del 24% in un anno, pari a 1,2 miliardi, secondo l’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano. «È un settore che continua a crescere a ritmi sostenuti», dice a MF il direttore dell’Osservatorio, Giulio Salvadori, «con incrementi particolarmente significativi nelle soluzioni per la casa intelligente, l’Industria 4.0 e la Smart City».
Una crescita che risulta allineata con quella del resto dell’Europa ed è trainata sia dalle applicazioni più consolidate che sfruttano la tradizionale connettività cellulare (3,2 miliardi di euro, +14%) sia da quelle che utilizzano altre tecnologie di comunicazione (3 miliardi, +36%). Una forte spinta viene anche dalla componente dei servizi abilitati dagli oggetti connessi, che registra un +28% e raggiunge un valore di 2,3 miliardi di euro, segno di una crescente maturità del mercato.
I segmenti con la crescita più significativa sono, come dicevamo, la smart home (530 milioni, +40%), trainata in particolare dal boom degli assistenti vocali, la smart factory (350 milioni, +40%), che negli ultimi tre anni ha beneficiato degli incentivi previsti dal Piano Nazionale Industria 4.0, e la Smart city (520 milioni, +32%), che ha visto crescere il numero di progetti avviati da Comuni italiani e la nascita di nuove iniziative e collaborazioni fra pubblico e privato.
«Allo stesso tempo», aggiunge Salvadori, «prosegue l’evoluzione tecnologica: si espandono le reti di comunicazione a cui si affiancano sempre più prototipi e sperimentazioni possibili solo grazie al 5G e in grado di abilitare nuove opportunità di mercato, sia in contesti consumer sia business o relativi alla pubblica amministrazione». Crescono anche le soluzioni digitali per la logistica (525 milioni, +26%), utilizzate soprattutto per la gestione delle flotte aziendali e di antifurti satellitari, le applicazioni per la gestione degli asset in contesti diversi dalle utility (330 milioni, +22%), concentrate sul monitoraggio di macchine per il gioco d’azzardo, ascensori e distributori automatici, e l’agricoltura digitale (120 milioni, +20%), dedicata per lo più al monitoraggio di mezzi e terreni agricoli.
Alla prova dei fatti, in questa fase di emergenza legata alla pandemia, alcune applicazioni Internet of Things hanno dimostrato di avere un ruolo sempre più importante nel supportare cittadini e imprese. Pensiamo ad esempio ai servizi di teleassistenza per monitorare i parametri vitali dei pazienti da remoto, oppure ai veicoli a guida autonoma robotizzati che possono effettuare consegne a domicilio senza rischiare contatti umani, o ancora ai sistemi di sorveglianza connessi che controllano sedi produttive, uffici e magazzini chiusi, attivando centrali operative e pronto intervento in caso di tentativi di infrazione. La spinta all’utilizzo di queste tecnologie ha però riportato l’attenzione dei cittadini e dei consumatori sui dati e sulla protezione della privacy: il 57% degli italiani attribuisce un valore importante o fondamentale alle informazioni, che si traduce spesso in preoccupazione per la gestione dei dati sensibili. «Ecco perché molte aziende pongono al centro delle strategie di comunicazione l’attenzione alla privacy tanto quanto l’offerta di funzionalità smart», conclude Giulio Salvadori, «ed è qui che si giocherà la partita dei benefici». (riproduzione riservata)
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