di Francesco Bertolino
Francia e Germania aprono a un fondo alimentato da debito comune per il rilancio dell’Unione europea, ma con condizioni per i Paesi che dovessero accedervi. Ieri, Parigi e Berlino hanno presentato un piano che contiene fra l’altro la proposta di un Recovery Fund da 500 miliardi di euro. La Commissione europea avrebbe il compito di raccogliere le risorse sul mercato, emettendo debito a nome dell’Ue, e poi di distribuirle fra gli Stati membri e fra i settori economici, in proporzione al danno subito dalla pandemia e «nel rispetto delle priorità europee» fra cui la transizione verde e la trasformazione digitale. Si tratterebbe di trasferimenti e non di prestiti: «i beneficiari del piano di rilancio non dovranno rimborsare gli aiuti», ha sottolineato il presidente francese, Emmanuel Macron in una videoconferenza congiunta con la cancelliera tedesca, Angela Merkel. La proposta precisa che il fondo sarà uno strumento «straordinario», «temporaneo» e «legato a un piano di rimborso vincolante oltre il prossimo quadro finanziario pluriennale a carico del bilancio dell’Ue».
In vista del rimborso la chiave di ripartizione fra i Paesi, ha detto Merkel, potrebbe essere quella classica del bilancio Ue che vede l’Italia terzo contributore dietro Germania e Francia, ma nel negoziato con gli altri 25 membri Ue potrebbero emergere altre formule. Come detto, in ogni caso, l’assegnazione degli aiuti sarebbe proporzionata ai danni subiti dagli Stati. Sulla concretizzazione di questa previsione il dibattito sarà acceso, ma pare certo che la Germania e altri Paesi finiranno per dare al fondo più di quanto riceveranno. Il sostegno, tuttavia, «si appoggerà su un impegno chiaro da parte degli Stati membri ad applicare politiche economiche sane e un programma di riforme ambizioso». D’altra parte, il documento rimarca che «il miglioramento del quadro regolatorio per un’equa fiscalità nell’Ue resta una priorità», in particolare (ma non solo, pare di capire) per quanto riguarda «una tassazione minima ed equa dell’economia digitale». A una prima lettura, insomma, il piano Merkel-Macron pare un compromesso fra gli Stati che traccia la via per un accordo unanime sul Recovery Fund (soggetto poi all’approvazione del Parlamento Ue e di quelli nazionali). Ai Paesi del Centrosud Europa potrebbero risultare graditi debito comune, natura degli aiuti e l’accenno all’armonizzazione fiscale, principi che rispondono alle richieste di solidarietà. Ai Paesi del Nord non dispiacerà la presenza di condizioni per l’accesso ai fondi, che garantiscano un impegno dei beneficiari a non meglio precisate «riforme e sane politiche economiche». Così, per il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, «la proposta franco-tedesca (500 mld a fondo perduto) è un primo passo importante nella direzione auspicata dall’Italia. Ma per superare la crisi e aiutare imprese e famiglie serve ampliare il Recovery Fund». Per il governo austriaco, invece, il piano Ue deve fondarsi su «prestiti e non su aiuti». La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, infine, ha accolto con favore la proposta come base per la riunione in programma il 27 maggio. (riproduzione riservata)
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