di Anna Messia
I fondi pensione resistono al coronavirus. Certo, le performance del primo trimestre hanno inevitabilmente risentito della crollo dei mercati: i fondi negoziali hanno perso il 5,2% e i fondi aperti e le polizze unit linked, con una maggiore esposizione azionaria, rispettivamente il 7,5 e il 12,1%. Ma almeno per ora non ci sono dati allarmanti su anticipi, riscatti o blocchi dei versamenti contributivi. Un rischio di liquidità che era stato paventato da Eiopa, l’autorità europea di controllo del settore di cui fa parte la Covip, che aveva chiesto alle autorità nazionali di alzare la guardia. E la commissione italiana, presieduta da Mario Padula, ha intensificato i controlli, realizzando un monitoraggio ad hoc tra un campione di fondi negoziali. «La fotografia che ne emerge è di tenuta del sistema», spiega Padula a MF-Milano Finanza, «anche se i dati sui versamenti del primo trimestre saranno noti solo a luglio».
Domanda. Presidente, cosa hanno fatto i fondi per contrastare il coronavirus?
Risposta. Abbiamo condiviso con Eiopa le linee guida da adottare e i fondi italiani si sono attenuti alle indicazioni. Il primo segnale positivo è che hanno continuato ad operare in remoto, aumentando le interazioni online con gli iscritti. Come authority, visto il momento eccezionale, abbiamo deciso di differire alcuni adempimenti ma molti fondi hanno rispettato le precedenti scadenze e sono stati proattivi nella gestione degli asset. Hanno aumentato i contatti con i gestori per riposizionare i portafogli, tenendo conto dei vincoli di rischiosità massima o di rating minimo degli investimenti.
D. Ma le performance del primo trimestre sono negative…
R. Non poteva essere diversamente visto il crollo dei mercati a marzo. I fondi hanno un importante ruolo anticiclico, seguono i benchmark, aumentano gli investimenti quando le borse si indeboliscono. Poi ci sono altri due elementi positivi. Le perdite sono state in media più basse di altri tipi di investimenti e se la loro attività viene osservata in un periodo di dieci anni, si scopre che hanno avuto un guadagno medio annuo del 3%. Le risorse complessive a marzo erano di 180 miliardi, in flessione di solo il 2,3% rispetto a dicembre 2019.
D. Ci sono stati interruzioni di versamenti con le aziende chiuse per il lockdown?
R. I fondi comunicano i dati sui versamenti alla fine di ogni trimestre: quelli di marzo, aprile e maggio saranno diffusi in estate. Ancora non c’è una fotografia completa degli effetti del coronavirus. Mi aspetto possibili interruzioni di versamenti visto le previsioni di calo del pil in Italia e considerando che alcuni fondi hanno attivato la sospensione delle contribuzioni. Ogni crisi economica aggrava i rischi di esclusione dalla previdenza complementare, specie delle fasce più deboli come giovani, donne o lavoratori a contratto.
D. Avete registrato richieste di anticipazioni o altre prestazioni da parte di lavoratori alle prese con problemi di liquidità ?
R. Finora non abbiamo avuto un aumento delle richieste. Le anticipazioni possono essere penalizzanti, specie in fasi negative di mercato e per quello che riguarda le prestazioni alla fine della vita lavorativa, le norme italiane ne consentono la fruizione anche in un momento successivo alla maturazione del diritto. Chi ne ha la possibilità dovrebbe valutare di aspettare la ripresa dei mercati per avere una rendita e un capitale più alto.
D. Qual è la situazione delle casse professionali? Qui il rischio di liquidità è più alto: le prestazioni vengono pagate con i contributi correnti?
R. Come Covip noi guardiamo gli investimenti e siamo in attesa da anni di un regolamento che definisca un quadro regolamentare più moderno e adeguato. Abbiamo posto in pubblica consultazione un nuovo schema di segnalazioni, che avvicinerà le informazioni per le casse a quelle dei fondi. Ma gli investimenti concorrono solo in parte e questa crisi ha un impatto diretto sui saldi previdenziali, da cui, in ultima analisi, dipende la tenuta del sistema. (riproduzione riservata)
Fonte: