di Francesco Ninfole
La presidente Christine Lagarde ha sottolineato ieri che la Bce è soggetta soltanto al diritto europeo e continuerà a fare «tutto il necessario per aiutare l’Eurozona a superare questa crisi. Proseguiremo indisturbati». È stata questa la prima reazione del numero uno della banca centrale alla sentenza della Corte Costituzionale tedesca che impone alla Bundesbank di ritirarsi dal Qe, se la Bce non dimostrerà entro tre mesi la «proporzionalità» del programma di acquisti di titoli. Non c’è stato finora nessun commento sulla sentenza da parte di Mario Draghi, artefice dell’avvio del Quantitative easing nel 2015 e della sua riapertura nel settembre 2019, due mesi prima di lasciare l’incarico a Lagarde. Ma per immaginare quale potrebbe essere oggi la reazione di Draghi alla sentenza di Karlsruhe si può rileggere quanto l’ex presidente Bce ha detto lo scorso settembre al Parlamento Ue, rispondendo alla domanda di un eurodeputato tedesco di Alternative für Deutschland.
Innanzitutto nell’occasione Draghi ha ricordato che le misure varate, tra cui l’acquisto di titoli, hanno aiutato ad avvicinare l’obiettivo del mandato Bce sulla stabilità dei prezzi (definita come un’inflazione sotto ma vicino al 2%). Poi Draghi ha sottolineato che «la Corte Europea ha riaffermato la proporzionalità delle misure, il che significa che erano esattamente quelle che dovevano essere adottate in quelle circostanze, in relazione agli obiettivi di politica monetaria».
Così è stato confermato, ha aggiunto Draghi, che «la Bce ha utilizzato strumenti di politica monetaria idonei a raggiungere gli obiettivi legittimi perseguiti, in misura proporzionata alla necessità di correggere la bassa inflazione e affrontare i rischi per la stabilità dei prezzi».
Draghi ha insomma sottolineato che la banca centrale ha agito «in modo proporzionato»: proprio il punto che è stato invece messo in discussione dalla Corte di Karlsruhe. Quanto agli acquisti di titoli di Stato, Draghi ha evidenziato che «sono compatibili con il divieto di finanziamento monetario previsto dall’articolo 123 del Trattato».
In molte occasioni l’ex presidente ha rivendicato la legalità delle misure varate dalla Bce, soprattutto dopo la pronuncia della Corte Ue. Anche altri esponenti Bce hanno spesso evidenziato la questione della «proporzionalità»: lo ha fatto più volte il membro del comitato esecutivo ed esperto di diritto Yves Mersch (anche a Cernobbio nel 2016). Il consiglio direttivo ha discusso di questa materia già nel 2015, come si può verificare dalle minute delle riunioni. Sono poi svariati gli studi che hanno mostrato l’impatto benefico del Qe sull’inflazione. La Bce avrebbe gioco facile a rispondere alla Corte tedesca, anche se probabilmente sarà la Bundesbank a interloquire con Karlsruhe, per preservare l’indipendenza rispetto alle corti nazionali della Bce, che è invece soggetta al diritto europeo.
Proprio questo aspetto è stato sottolineato ieri da Lagarde: «Siamo un’istituzione europea, con competenze sull’Eurozona, rendiamo conto al Parlamento Ue e ricadiamo sotto la giurisdizione della Corte di Giustizia europea», ha detto a Bloomberg, aggiungendo, sempre in riferimento alla sentenza di Karlsruhe, che «calibrazione e proporzionalità delle misure saranno dettate dalle circostanze, che sono eccezionali», ha detto.
La sfida principale della Bce è ora dimostrare che il giudizio della Corte tedesca non avrà impatto sulle nuove misure straordinarie e sull’attesa estensione del piano pandemico Pepp. «Siamo guidati dal mandato e il mandato dice che dobbiamo fare tutto il necessario», ha detto Lagarde. «L’Eurozona fronteggia uno shock senza precedenti e in questo caso occorre chiaramente andare oltre gli strumenti convenzionali. Gli interventi vanno disegnati con appropriate deviazioni e margini di manovra, lo stiamo facendo e continueremo a farlo».
Lagarde ha detto di temere «una crisi a W», ovvero con un doppia caduta del pil. La Bce è «più determinata che mai» a sostenere l’economia durante la crisi, ha detto ieri anche il vicepresidente Luis De Guindos in un’audizione alla commissione economica del Parlamento Ue presieduta da Irene Tinagli, aggiungendo che «in Bce la valutazione sulla proporzionalità delle misure è continua». (riproduzione riservata)
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