Gestioni separate, unit linked e prodotti ibridi rappresentano il 16% del risparmio complessivo delle famiglie. Le prime dieci compagnie gestiscono l’80% del mercato. Nel 2018 c’è chi è arretrato (Poste) e chi ha fatto boom (Aviva)
di Anna Messia
A loro vantaggio le polizze Vita hanno più di una virtù: da una parte (quasi sempre) offrono agli investitori buoni rendimenti (le gestioni separate nel 2018 hanno reso in media un 2-2.5% netto), consentono di proteggersi dai rischi legati alla vita delle persone e per di più sono un asset che resta al di fuori dell’asse ereditario -caratteristica utile quando si vuole destinare patrimonio a soggetti specifici- , oltre ad avere appeal fiscale (sempre nel caso delle gestioni separate). Tutte qualità delle polizze Vita che evidentemente piacciono molto agli italiani, che negli ultimi anni hanno continuato a sottoscrivere con fiducia questi prodotti che sono arrivati a rappresentare quasi il 16% dei loro risparmi complessivi. Solo qualche anno fa la loro incidenza era decisamente più contenuta: meno del 4% nel 1997 e pari al 10% del 2009.
Oggi il patrimonio gestito vita in Italia vale circa 700 miliardi di euro (la gran parte gestioni separate) e questo comparto è arrivato a rappresentare il 40% del prodotto interno lordo italiano, rispetto all’8% del 1997 e al 10% di dieci anni fa. Un mercato che continua ad espandersi e che appare piuttosto concentrato e prevalentemente in mano a banche e Poste, che ne detengono circa il 60%. La raccolta 2018 delle prime dieci società assicurative del mercato, pari a oltre 92 miliardi di euro, rappresenta oltre l’80% dell’intero settore vita che lo scorso anno ha registrato premi complessivi per poco meno di 115 miliardi (si veda tabella in pagina). Sul podio ci sono il gruppo Intesa Sanpaolo Vita, Generali e Poste Vita che nel 2018 (come rileva la classifica Ania) si sono scambiate le posizioni. A crescere è stato in particolare il gruppo guidato da Philippe Donnet, che lo scorso anno ha avuto un aumento del 6% dei premi, mentre sia la compagnia guidata da Nicola Maria Fioravanti sia Poste Vita hanno visto i loro premi arretrare, rispettivamente del 16,7 e del 18%. La compagnia del gruppo postale, guidata dall’amministratore delegato di Poste Italiane , Matteo Del Fante, è passata di conseguenza dalla seconda alla terza posizione nel mercato. Mentre Generali è riuscita a crescere di una posizione, guadagnando appunto la medaglia d’argento. Il fatto è che i gruppi, stretti tra i tassi bassi e Solvency II, stanno riposizionando la loro offerta, riducendo il peso delle polizza tradizionali (che richiedono maggiori accantonamenti di capitale) a vantaggio delle polizze unit linked, che investono in fondi comuni e trasferiscono il rischio di perdita al risparmiatore. O più spesso delle polizze multiramo, nelle quali sono presenti entrambe le componenti. Un riassetto che in alcuni casi, come visto, ha avuto come effetto negativo una riduzione della raccolta, con le unit linked che per definizione hanno tra l’altro un andamento più volatile. Ma tutto ciò è spesso avvenuto a vantaggio di un incremento della produttività per le imprese assicurative.
A guardare i dati 2018 freschi di pubblicazione da parte Ania si scopre poi che l’incremento più consistente nella top ten delle compagnie lo ha registrato Aviva. La società assicurativa inglese, guidata in Italia da Ignacio Izquierdo ha visto in particolare i suoi premi Vita crescere del 32%, sfiorando i 6,8 miliardi. «La crescita è stata trainata dai prodotti multiramo che hanno registrato a fine 2018 un incremento del 161% rispetto al 2017 confermando il loro ruolo di prodotto di punta dell’offerta di Aviva, rappresentando più del 40% del totale del nuovo business», hanno fatto sapere dalla società assicurativa. Alla base del successo dei prodotti ibridi vi è sicuramente il rendimento delle gestioni separate che hanno spesso in pancia vecchi titoli di Stato con buoni rendimenti e per di più proteggono almeno una parte del portafoglio. Singolarmente non vengono di fatto quasi più offerte ma a queste si aggiungo i fondi selezionati sul mercato, presenti nella componente unit linked. Bene sono andate anche Allianz (+6,5%) e Axa Italia (+13,2%). Il colosso tedesco guidato in Italia da Giacomo Campora ha raggiunto premi per quasi 11 miliardi mentre la compagnia francese che nella Penisola è guidata da Patrick Cohen ha superato i 4,8 miliardi. Ma interessante è anche la crescita messa a segno dal gruppo Unipol guidato da Carlo Cimbri (+15,4%) che lo scorso anno ha sfiorato premi Vita per 4,3 miliardi.
Ora resta però da capire cosa avverrà nell’anno in corso, anche in tema di trasparenza, con le nuove regole europee che entreranno in vigore a pieno regime. Intanto le perdite registrate dai mercati alla fine dello scorso anno hanno portato più di qualche compagnia a rivedere in corsa i propri piani nel settore Vita. Nel primo trimestre del 2019 Intesa Sanpaolo Vita, per esempio, che pure ha visto crescere gli asset under management complessivi da 148 a 153 miliardi ha registrato una diminuzione della produzione lorda vita del 31,4% a 3,8 miliardi, ma con un andamento altalenante: da una parte c’è stato infatti un ampliamento dell’offerta dei prodotti tradizionali, che hanno avuto una crescita del 43,1% arrivando a oltre 2.200 milioni di euro, dall’altra c’è stata una flessione sui prodotti unit linked (anche all’interno delle multiramo) il cui collocamento ha risentito appunto della perdurante incertezza dei mercati finanziari. La raccolta lorda nel primo trimestre di Intesa Sanpaolo Vita in queste polizze è stata di conseguenza pari a 1,4 miliardi, in diminuzione del 63,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Ma le previsioni il settore restano positive: secondo le recenti proiezioni di Allianz Research diffuse da Monaco, nei giorni scorsi l’Italia è un Paese decisamente promettente. Nessun altro mercato europeo ha evidenziato una volatilità nella raccolta paragonabile. Nonostante l’andamento altalenante, è stata l’Italia a mettere a segno nell’ultimo decennio la performance migliore, con una robusta crescita del settore pari al 42%, che si confronta con una performance di appena il 4% per l’intera area dell’Europa Occidentale. E non è finita. Secondo le stime elaborate da Allianz Research, la crescita del business legato al ramo Vita in Italia continuerà ancora nel prossimo decennio, anche se un po’ più lentamente del passato ma con un ritmo decisamente interessante, ovvero un 2,4% all’anno. (riproduzione riservata)
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