In gioco c’è la quota che potrebbe essere ceduta da F2i in caso di mancata ipo. Utile in calo del 9,5%
di Anna Messia
Poste Italiane ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 439 milioni, ha confermato gli obiettivi del piano Deliver 2022, che punta a 1,2 miliardi di profitti netti, ma per ora si è tirata indietro sull’ipotesi di una possibile crescita nel capitale di Sia, qualora F2i dovesse decidere di vendere la sua quota del 17%, come anticipato ieri da MF-Milano Finanza. Per quanto riguarda i risultati di bilancio, il dato diffuso ieri dalla società guidata da Matteo Del Fante ha mostrato una flessione delle principali voci, dall’utile netto, sceso del 9,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, al risultato operativo, pari a 617 milioni, calato del 12,2%. Una frenata che il mercato non ha gradito, con il titolo che ieri è sceso di oltre il 3% dopo la crescita del 35% che era stata messa a segno da inizio anno.
Il trend è però perfettamente in linea con il piano industriale che guarda al 2022, ha sottolineato l’amministratore delegato, aggiungendo che i numeri pubblicati ieri sono il frutto di una costante riduzione della dipendenza di Poste Italiane da partite non ricorrenti, ovvero da plusvalenze. Di conseguenza se si fa un confronto di un bilancio normalizzato (quindi eliminando l’effetto plusvalenze) tutti i principali dati finanziari di Poste Italiane appaiono in miglioramento. L’utile netto normalizzato si è attestato per esempio a 231 milioni (in aumento del 5,3%), i ricavi normalizzati sono in crescita del 3,5% a 2.569 milioni, mentre il risultato operativo normalizzato è in rialzo di 20 milioni, a 351 milioni (+6%). L’obiettivo, per quanto riguarda la BancoPosta, è ridurre in particolare la dipendenza dei risultati dalle plusvalenze derivanti dagli investimenti nei titoli di Stato, che il gruppo è obbligato a comprare con la liquidità depositata sui conti correnti (che nel passato sono arrivati a rappresentare la metà dell’ebit). Anche sulla compagnia di assicurazione Poste Vita è stata avviata una nuova strategia di asset allocation, per ridurre il peso dei Btp e la volatilità del Solvency II.
Nel corso del 2019 il gruppo continuerà poi ad accelerare «nel percorso di trasformazione industriale per cogliere future opportunità di crescita», ha continuato Del Fante, annunciando che Poste Italiane ha già avviato una collaborazione con il vettore digitale Sennder GmbH per la costituzione di una joint venture societaria in Italia. Lo scopo è ottimizzare l’operatività logistica di lungo raggio e «a ricerca di partner per ottimizzare la nostra struttura logistica proseguirà», ha aggiunto Del Fante, ricordando la recente apertura del nuovo impianto di Bologna che a regime è destinato a smistare 250mila pacchi al giorno rispetto a 500 mila lavorati oggi dal gruppo.
Nel primo trimestre i ricavi del settore Corrispondenza, pacchi e distribuzione, sono stati pari a 880 milioni (-2,1%) con i ricavi da pacchi pari a 86 milioni, saliti del 15%, con le attività B2C in rialzo del 35% rispetto al primo trimestre 2018. Per quanto riguarda Sia, di cui Poste è azionista indiretto con una quota del 15% (tramite un veicolo che detiene il 49,48% partecipato insieme a Cdp) Del Fante ha detto di non essere interessato a rilevare le quote che dovessero essere eventualmente messe sul mercato da F2i in caso di mancata ipo, aggiungendo che i ritocchi alla partecipazioni saranno minimali, di pochi punti percentuali. Ovvero frutto dell’opzione esercita insieme a Cdp sulle quote oggi in mano a Intesa Sanpaolo (3,37%) e Unicredit (3,97%). (riproduzione riservata)
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