Il margine di intermediazione per 346,4 milioni è in linea con le aspettative del consenso FactSet. Il Cet 1 ratio al 14,25% beneficia dei modelli interni e del Danish Compromise per 120 punti. Le masse in gestione salgono a 68 miliardi (+8% anno su anno). L’ad Nagel: Kairos è un dossier interessante. No comment su Carige
di Elena Dal Maso
Mediobanca ha chiuso il primo trimestre del 2019 con un utile netto di 175,5 milioni di euro, oltre il consenso FactSet di 169 milioni e si confronta con 206 milioni di un anno fa. I ricavi sono stati 607,2 milioni di euro contro attese dei broker per 593 milioni e 630 milioni di marzo 2018. Il margine di interesse, ovvero l’attività bancaria tradizionale, ha visto nel trimestre 346,4 milioni, in linea con 347 milioni attesi e 342 milioni di un anno fa.
Il Cet 1 ratio si è assestato al 14,25% dal 13,87%, in crescita (per effetto dell’introduzione dei modelli interni) di circa 40 punti base da dicembre e appena sotto le attese di Banca Imi del 14,4%. Il calcolo del Danish Compromise sulla partecipazione nelle Assicurazioni Generali , un beneficio contabile allungato dall’Europa al 2024, incide in positivo sui requisiti di capitale per ben 120 punti base.
Quanto agli indici di liquidità a breve e medio termine, l’Lcr al 186% e l’Nsfr al 107%, tutti oltre il 100% richiesto da Francoforte, mentre il costo del rischio è a 51 punti base.
La banca, guidata dall’amministratore delegato Alberto Nagel, ha pubblicato anche i dati relativi ai primi nove mesi dell’esercizio 2018/19, con un utile netto di 626 milioni, in calo dell’8,2% rispetto allo stesso periodo del precedente esercizio, a causa dell’assenza di plusvalenze su cessioni di azioni (95,9 milioni a marzo 2018). Il risultato è comunque superiore alle stime del consensus degli analisti che prevedono un utile di 615 milioni.
L’ultimo trimestre, concluso a marzo, riporta la nota di Piazzetta Cuccia, ha visto minori ricavi (-5% su dicembre a 607,2 milioni) a causa “di uno scenario contrastato: mercati in ripresa, ma prudenza delle banche centrali, livelli contenuti di attività corporate e persistente avversione al rischio delle famiglie”.
Intanto gli impieghi verso la clientela passano nel trimestre da 42,9 a 43,3 miliardi (con una crescita su base annua dell’8%), mentre la raccolta aumenta
da 50,8 a 52 miliardi (+8% anno su annno) per i maggiori depositi CheBanca! (da 14,4 a 15,2 miliardi) e Private (da 6,8 a 7,4 miliardi) a fronte di una raccolta cartolare stabile a 19,2 miliardi. Il piano di funding plan è stato nel frattempo completato e a partire dallo scorso aprile è iniziato il pre-funding delle scadenze dell’esercizio 19/20.
Le attività finanziarie del Wealth Management (TFA) aumentano nel trimestre da 64,6 a 68 miliardi (+3,4 miliardi) equamente suddivisi tra Net New Money (NNM) ed effetto mercato (che compensa per quasi due terzi il calo di fine dicembre).
Secondo gli analisti americani di Keefe, Bruyette & Woods, margine di intermediazione e commissioni trimestrali sono sotto il consenso dell’1%, ma l’effetto non si fa sentire grazie al trading, che ha permesso di chiudere con un risultato del 2% superiore. Gli analisti apprezzano la buona crescita degli asset in gestione (68 miliardi di euro, +8% anno su anno e +5% trimestre su trimestre) e dei prestiti (+8% sul 2018 e è 1% su dicembre).
“I nove mesi si sono chiusi per noi con il livello più un alto in assoluto di ricavi, risultato operativo e di ritorno sul tangible book”, ha detto oggi Alberto Nagel, ceo di Mediobanca , nel corso della conference call di commentoS ai conti, sottolineando che questo è stato “possibile anche grazie a uno sviluppo commerciale molto forte”. L’asset quality “è molto buona e ultimamente è ulteriormente migliorata”, ha aggiunto il manager.
Quanto ad un possibile interesse per FinecoBank , che ha visto Unicredit cedere il 17% delle quote sul mercato due giorni fa, Nagel ha aggiunti che “è una società di cui ammiriamo l’ad e il modello di business ma sulla quale non abbiamo alcun tipo di progetto e dossier. C’è solo amicizia e ammirazione”.
Sul dossier Kairos, Nagel ha spiegato che “come tutte le società che operano nel wealth management, è sicuramente una delle situazioni che stiamo esaminando”. “E’ una società di persone in cui il management “svolge e svolgerà un ruolo essenziale, quindi è una situazione che stiamo esaminando ma solo nella prospettiva, se possibile, di fare un accordo con il management team basato su un progetto industriale forte”.
Su Carige e Alitalia il ceo non ha voluto commentare, ha solo aggiunto che il nuovo piano industriale sarà presentato a novembre.
Intanto il titolo flette a Piazza Affari, cede l’1,77% a 9,076 euro per azione alle ore 14:05, con un Ftse Mib negativo fin dall’apertura.
Fonte: