Messina per ora non vede sinergie con gli altri grandi istituti esteri
Improbabili anche acquisizioni in Italia. I fondi appoggiano la conferma dell’ad e del presidente Gros-Pietro. Anche Bazoli resterà al vertice della banca. Per l’esercizio 2019 previsti profitti in crescita
di Luca Gualtieri
Carlo Messina è scettico sul consolidamento delle grandi banche europee e, per il momento, si chiama fuori dal processo. Il flop del matrimonio tra Deutsche Bank e Commerzbank ha riacceso la speculazione sul mercato su un’eventuale nuova ondata di M&A, ma ieri l’amministratore delegato di Intesa Sanpaolo ha usato parole di grande prudenza nel corso dell’assemblea degli azionisti.
«Non sono convinto che ci sarà il consolidamento transfrontaliero di cui si parla. Per quanto ci riguarda, non vediamo la possibilità di creare maggior valore per gli azionisti attraverso delle combinazioni con altri gruppi bancari», ha spiegato Messina in proposito a possibili fusioni in Europa. «Anche il fallimento della fusione tra Deutsche Bank e Commerz», ha aggiunto, «dimostra che sinergie vuol dire lavorare in particolare sui costi e, quando si devono toccare queste componenti, non è facile neanche per banche che sono nello stesso Paese».
Il banchiere ha escluso anche acquisizioni in Italia («La nostra quota di mercato è talmente elevata che noi non avremmo un vantaggio dal fare delle combinazioni con altri gruppi»), ma ha comunque precisato che la gestione sarà «aperta alle opzioni strategiche a condizione che ciascuna di esse risulti vantaggiosa per i nostri azionisti oltre che utile alla sostenibilità del gruppo». Quanto ai risultati economici, Messina ha confermato l’incremento dell’utile nel 2019 e l’attenzione sul processo di derisking: «L’impegno è far aumentare ancora una volta l’utile netto. È un impegno che prendiamo come management nei confronti degli azionisti. Pur in un contesto di mercato molto difficile riteniamo di poter essere nelle condizioni di garantire questa crescita».
Nel corso dell’assemblea i soci hanno nel frattempo approvato il bilancio dello scorso anno che si era chiuso con un risultato netto di 4,05 miliardi (il più alto dal 2007), consentendo la distribuzione di 3,4 miliardi di dividendi cash pari a un dividend yeld del 10% e a un payout ratio dell’85%.
A rendere però particolarmente atteso l’appuntamento di ieri è stato soprattutto il rinnovo del consiglio di amministrazione. I grandi soci, a partire dalle fondazioni, hanno deciso di muoversi all’insegna della continuità confermando sia il presidente Gian Maria Gros-Pietro che lo stesso Messina. La lista di maggioranza ha raccolto voti favorevoli per il 63,12% del capitale votante (nel 2016 era stato il 61,05%), mentre alla formazione promossa da Assogestioni è andato il 35,61%.
Il cda risulta così composto da Gros-Pietro, Messina, Paolo Andrea Colombo, Franco Ceruti, Giovanni Gorno Tempini, Rossella Locatelli, Luciano Nebbia, Bruno Picca, Livia Pomodoro, Maria Alessandra Stefanelli, Guglielmo Weber, Daniele Zamboni, Maria Mazzarella e Anna Gatti. Il comitato per il controllo della gestione schiera invece Fabrizio Mosca, Milena Teresa Motta, Maria Cristina Zoppo, Alberto Maria Pisani e Corrado Gatti. Il nuovo board si riunirà per la prima volta domani a Torino per espletare le prime formalità tra cui il conferimento delle deleghe di amministratore delegato a Messina.
In quella stessa seduta o in una di quelle immediatamente successive potrebbe essere confermata la presenza di Giovanni Bazoli al vertice della banca. Nell’ultimo triennio il banchiere è stato presidente emerito e oggi l’intenzione di amministratori e stakeholder è di confermarlo in un ruolo molto simile, come riportato ieri da MF-Milano Finanza. «Spero che il professor Bazoli possa continuare a essere vicino alla banca. E mi auguro che l’avvocato Giuseppe Guzzetti (presidente uscente di Cariplo, ndr) resti legato in qualche modo al mondo delle fondazioni.
Sono due figure certamente non replicabili in Italia», ha detto Messina nel corso dell’assemblea. Il banchiere ha voluto ringraziare anche le fondazioni azioniste che oggi blindano quasi il 20% del capitale di Intesa : «Le Fondazioni sono soci stabili, che garantiscono serenità al management e ci consentono di guardare alle strategie di medio periodo con grandissima serenità. Voglio ringraziare le fondazioni, ma anche gli investitori internazionali, che continuano a supportarci e i piccoli azionisti». (riproduzione riservata)
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