banche/2 L’ad parla in occasione della mossa di unicredit e dei conti trimestrali
La discesa nel capitale da parte dei gruppo di piazza Aulenti non avrà alcun impatto sul nostro istituto, assicura l’ad. Avanti con l’espansione organica. Siamo già la più grande e profittevole fintech europea
di andrea cabrini
La mezza ritirata di Unicredit , che passerà dal 35 al 18% circa del capitale? «Non avrà alcun impatto su Fineco , che è sempre stata una società indipendente dal punto di vista sia operativo che strategico». E gli impatti sui requisiti patrimoniali di Fineco ? «Anche qui, nessun impatto». E i conti del primo trimestre, chiuso con un utile superiore alle attese a 62,6 milioni? «Sono molto positivi, anche perché realizzati in un contesto di mercato complesso». Parola di Alessandro Foti, amministratore delegato e direttore generale di Fineco .
Domanda. Lei è da vent’anni alla guida di Fineco . È arrivato il vostro giorno della indipendenza?
Risposta. Non è esattamente così. Quello che abbiamo fatto è stato informare il mercato di un pre-accordo che dovrebbe regolare i rapporti tra Fineco e il gruppo Unicredit . Di fatto è un pre-accordo.
D. Esprime però anche la visione del futuro della capogruppo. Come cambieranno i rapporti tra Fineco e Unicredit ?
R. Non cambieranno in maniera sostanziale, nel senso che Fineco è sempre stata una società indipendente dal punto di vista sia operativo che strategico, così come era stato deciso quanto siamo entrati nel gruppo. E dopo la quotazione questo concetto si è ulteriormente ampliato. Vanno inoltre sottolineato gli 8,3 miliardi di euro di titoli obbligazionari del gruppo di Unicredit , sommati ai nostri depositi sui conti correnti reciproci presenti nel nostro portafoglio, per un totale di circa 11 miliardi di euro.
D. Come funzionerà il meccanismo di garanzia sui bond?
R. Per il momento questa esposizione è considerata infragruppo e quindi beneficiamo di una regolamentazione che neutralizza gli impatti in tema di rischi di concentrazione e impatto sul capitale della banca. Uscendo dal perimetro del gruppo Unicredit questo tipo di beneficio cesserebbe ed entrerebbe in gioco la garanzia che verrebbe messa a disposizione da parte di Unicredit per sterilizzare il potenziale impatto sulla posizione di capitale della banca.
D. È una condizione decisiva anche per gli eventuali acquirenti. Ma, riducendo Unicredit la sua quota, voi potreste vendere altri bond Unicredit ?
R. No, noi abbiamo fornito la nostra guidance quasi due anni fa, dicendo che avremmo mandato in completo esaurimento la nostra esposizione sui bond Unicredit . Per spiegarmi meglio: man mano che vanno in scadenza non li rinnoviamo e li sostituiamo con un investimento diversificato di titoli governativi europei, agenzie sovranazionali e covered bond. Quindi il nostro processo non cambia e progressivamente entro il 2024 avremo completamente azzerato l’ammontare di titoli Unicredit in portafoglio.
D. Che impatto avrà l’operazione sui vostri requisiti patrimoniali, sulla liquidità e sulla redditività?
R. Nessun impatto. Uscendo dal perimetro di Unicredit la nostra posizione di capitale di liquidità e di redditività rimane assolutamente invariata.
D. Fineco diventa potenzialmente contendibile, eppure il mercato ha reagito in maniera negativa, come spiega la risposta di Piazza Affari?
R. Noi non commentiamo mai l’andamento sul breve periodo del mercato, anche perché i mercati si muovono per molte motivazioni; il nostro compito è quello di dare al mercato la rappresentazione più chiara e trasparente possibile sul corso degli eventi, dopodiché il mercato trae le sue conclusioni.
D. E quali conclusioni si possono trarre ora sul futuro di Fineco ?
R. Il futuro di Fineco rimane esattamente lo stesso di prima. Noi infatti continuiamo a lavorare sfruttando i grandi trend strutturali che stanno cambiando il Paese. Mi riferisco al fatto che tra gli italiani aumenta la consapevolezza che la gestione del risparmio è un argomento molto complesso. Deriva da qui la crescente richiesta di consulenza, segno che la nostra azienda è ben posizionata sul mercato. Mentre l’altro trend è la digitalizzazione del Paese, che sta spostando l’attenzione dei clienti dal concetto di prossimità a quello di qualità del servizio. Fineco è proprio all’incrocio di questi due grossi trend e lavorerà per continuare a esserlo.
D. La condizione di indipendenza vi darà anche maggiore libertà di guardare a possibili acquisizioni sul mercato?
R. Non cambia la nostra visione. Rimarremo concentrati sulla crescita organica, non siamo interessati a essere coinvolti in attività di crescita per linee esterne perché la nostra crescita interna è talmente forte che non avremo bisogno di altro. Senza contare che la crescita esterna crea sempre un disturbo nella gestione dell’azienda e onestamente non ne vediamo la necessità. Continuiamo a lavorare per supportare nel modo migliore la nostra crescita organica.
D. Di sicuro sul mercato non mancano né liquidità né soggetti, da fondi di private Equity ad altre banche, che potrebbero essere interessati al vostro futuro. Chi è, secondo lei, il partner ideale per Fineco ?
R. Come dicevo, non commentiamo e non facciamo analisi su ciò che può essere l’evoluzione della base dei nostri azionisti; è una cosa che lasciamo al mercato. Noi restiamo concentrati nel lavorare in maniera tale da creare il maggior valore possibile per i nostri azionisti in modo estremamente sostenibile e sempre con un obbiettivo di lungo termine. Fineco si è sempre caratterizzata per essere un’azienda che non va alla rincorsa di facili profitti. Durante la presentazione al mercato abbiamo spiegato che la maggior parte dei nostri ricavi dal mondo di risparmio gestito è ricorrente, quindi fatta da management fee, e abbiamo solo una piccola parte che viene fatta da commissioni di upfront. Non abbiamo performance fee e di conseguenza il grosso della crescita è organica, con un utilizzo del reclutamento molto prudente, non utilizziamo la leva dei tassi d’interesse per attirare il cliente, i clienti vengono perché apprezzano il nostro servizio. Il nostro obbiettivo è continuare a consegnare ai nostri azionisti dei risultati a basso rischio, in continua crescita, robusti e sostenibili.
D. A proposito di risultati, che cosa emerge dai numeri del primo trimestre di Fineco ?
R. È stato un trimestre molto positivo perché abbiamo ottenuto risultati in crescita nonostante un contesto che ha presentato alcune complessità, in particolare la grande correzione di fine dicembre sui mercati, quasi integralmente recuperata nel corso del primo trimestre del 2019. Questa ha pero lasciato i clienti molto cauti e poco fiduciosi nei confronti del mercato, facendo sì che scegliessero soluzioni più conservative, che chiaramente presentano dei margini di redditività inferiori per la banca. L’altro punto di attenzione è che tutta questa situazione si è accompagnata a una volatilità del mercato molto bassa; una delle nostre aree di business importanti è quella di brokerage, che chiaramente è influenzata dalla volatilità del mercato. In conclusione, è stato un trimestre in cui abbiamo avuto anche venti contrari e nonostante ciò i risultati della banca sono stati molto solidi, robusti e in crescita, senza prendere delle scorciatoie.
D. Che cosa ha influito in particolare sull’aumento della raccolta?
R. Penso sia guidata dalla grande soddisfazione dei clienti attuali, infatti una grossa fetta dei nuovi clienti arriva tramite il passaparola. A ciò hanno inoltre contribuito le nuove iniziative, come Plus, che è la nuova piattaforma di consulenza che si allarga anche all’amministrato, e tutti i nuovi prodotti assicurativi.
D. I vostri clienti erano all’interno del gruppo Unicredit ; non teme che un’eventuale separazione o uscita dal gruppo creditizio di piazza Gae Aulenti possa colpire la fiducia o l’arrivo di nuovi clienti in Fineco ?
R. Abbiamo sempre operato in maniera totalmente indipendente, le regole di ingaggio erano molto chiare e non ci sono mai stati accordi commerciali. Fineco è sempre stata competente sul mercato e in competizione con Unicredit esattamente come compete con le altre banche tradizionali. Da questo punto di vista non c’è nessun rischio.
D. Lei ora scommetterebbe su una Fineco più forte?
R. Io scommetto comunque su una Fineco più forte perché i trend che stanno dietro alla nostra crescita sono strutturali e secolari, è un’azienda con un modello di business straordinariamente ben bilanciato, efficiente e che presenta delle caratteristiche uniche, come la grande efficienza operativa e le piattaforme tecnologiche che fanno di Fineco una vera fintech; potremmo dire che è la più grossa e profittevole fintech non solo italiana ma europea.
D. Ma alla fine qual è il suo sogno per Fineco ?
R. Se quando siamo partiti, alla fine del 1999, mi avessero raccontato che cosa Fineco sarebbe stata oggi, non ci avrei mai creduto, quindi voglio continuare a ragionare con questa mentalità e questo approccio. (riproduzione riservata)
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