Si è svolto la scorsa settimana a Milano presso l’Università Bocconi l’incontro VALUTARE, PREVENIRE, PROTEGGERSI, sulla gestione dei rischi ambientali in azienda, che ha visto la presentazione della survey “La gestione dei rischi ambientali nelle aziende italiane”, promossa da ANRA, Associazione Nazionale dei Risk Manager e Responsabili Assicurazioni Aziendali, Osservatorio Green Economy dell’Università Bocconi, Pool Ambiente e AIBA.
La ricerca ha coinvolto i Risk e Insurance Manager di più di 100 aziende, il 45% delle quali con un fatturato di oltre 50 milioni di euro, e ha messo in luce come il tema del danno ambientale riguardi sempre più imprese di ogni settore produttivo e di tutte le dimensioni.
Partendo da uno scenario in cui è ancora molto basso l’impatto delle certificazioni in azienda: tra tutte, solo la certificazione ISO 14001 che fissa i requisiti di un sistema di gestione ambientale, è diffusa in circa il 60% delle società. Nessuna delle altre (EMAS, OHSAS 18001, ISO 50001) arriva a superare il 40%. Nonostante questo, l’84% degli intervistati ritiene che l’adozione di un Sistema di Gestione Ambientale Certificato come EMAS o ISO 14001 possa essere un utile strumento per la prevenzione dei rischi ambientali.
In generale, per quanto riguarda i rischi maggiormente percepiti, quelli ambientali si posizionano dopo l’intensificarsi della concorrenza e gli incidenti sul lavoro, e tra di essi le minacce di tipo ambientale maggiormente percepite sono incendio o esplosione (16%), seguiti dalla fuoriuscita di prodotti da serbatoi o vasche interrate (12,3%), perdite da condotte interrate (12,1%) e sversamenti da serbatoi, vasche o condotte fuori terra (12%).
Il trend di investimento nelle attività di risk management, però, risulta in crescita, di pari passo con la sensibilità delle imprese: il 62% risulta dotata di un piano di risk management, e il 92% di questi piani comprende anche rischi di natura ambientale. Trovando anche una risposta in prodotti assicurativi più maturi, più del 50% delle aziende ha sottoscritto una polizza assicurativa, intraprendendo anche azioni di formazione del personale (20%), manutenzioni periodiche sistematiche (19%) e adottando sistemi di gestione ambientale certificati (14,2%).
Da notare, invece, le motivazioni di chi, al contrario, non ha sottoscritto alcuna polizza: un’alta percentuale (19%) dichiara di non averne una semplicemente poiché non è previsto dalla legge, spiegazione indicata al secondo posto, subito dopo la convinzione che la propria azienda non sia esposta a rischi ambientali significativi. Il driver maggiore che porterebbe alla sottoscrizione della polizza sarebbero sgravi ed incentivi di natura fiscale, assieme a uno sconto sulla polizza stessa in caso di possesso di una certificazione ambientale.
“Il tema della tutela dell’ambiente è sempre più presente nelle agende politiche e mediatiche e sta cambiando i criteri d’acquisto dei consumatori. Parallelamente sta crescendo l’attenzione da parte delle grandi imprese per i temi ESG” commenta Sandra Bassi, membro del Consiglio Direttivo ANRA “Tuttavia sembra permanere ancora in molte aziende piccole e medie il pregiudizio che la prevenzione e la corretta gestione dei rischi ambientali siano prerogative solo di grandi ‘inquinatori’. Questo contribuisce all’aggravamento della falsa illusione, nella maggior parte degli imprenditori, di essere immuni a questo tipo di rischi. Quello che accade nella realtà è che ogni giorno in Italia si verificano numerosi casi di danno all’ambiente, e nella maggior parte dei casi l’azienda è impreparata a far fronte agli interventi di messa in sicurezza, bonifica e ripristino, risarcimento. Capita di frequente che la mancanza di mezzi porti al fallimento dell’azienda stessa. Per questo crediamo che il progetto della certificazione Ambiente Protetto potrà portare grandi vantaggi alle imprese di qualsiasi dimensione”.