L’opinione del segretario Cisal Francesco Cavallaro in tema di infortuni sul lavoro

Necessario un impianto organico di controlli sistematici
Da Genova a Padova, da Siracusa a Monfalcone, da Taranto a Potenza, gli incidenti mortali sul lavoro già segnano per l’Italia 2018 un record negativo rispetto agli anni passati. A corollario di un numero di tragedie in continuo aumento, il dolore delle famiglie, il clamore dei media, l’allarme dei lavoratori e delle loro rappresentanze sindacali, i ricorrenti appelli alle istituzioni preposte a garantire la salute in generale e la sicurezza nei luoghi di lavoro in particolare. Il Segretario Generale della Cisal, Francesco Cavallaro, pone l’accento sull’evoluzione tecnologica, normativa e organizzativa del settore della sicurezza, rilevando omissioni e ritardi che rischiano di minare alla base un sistema dall’architettura originaria raffinata e che non forniscono al lavoratore, sempre più anziano e precarizzato, una tutela preventiva adeguata, fatta anche di controlli organici e sistematici sul luogo di lavoro.

Domanda. Segretario, l’Inail ha registrato per gli ultimi sei anni una preoccupante media di 1.200 incidenti mortali all’anno. E le cronache parlano di macchinari vecchi, di manutenzioni carenti e inadeguate, di insufficiente formazione degli addetti, di inosservanza delle norme e di una percentuale crescente di ultra sessantenni coinvolti negli infortuni. Da dove partire per contribuire ad arginare un fenomeno così drammatico?
Risposta. Il primo passo è chiedersi non solo se siano state osservate le norme varate a presidio della sicurezza sul lavoro rispetto alle specifiche dinamiche dei numerosi incidenti, ma anche se e perché non siano risultate efficaci per evitarli. La prevenzione è infatti elemento imprescindibile per un corretto approccio al fenomeno. Un fenomeno che il nostro ordinamento, è bene sottolinearlo, non a caso prevede di contrastare attraverso un modello partecipativo che coinvolge istituzioni, parti sociali e tutti gli attori direttamente o indirettamente collegati.

D. Eppure il nostro Paese vanta una legislazione antinfortunistica e di sicurezza sul lavoro tradizionalmente all’avanguardia, in Europa e nel mondo.
R. Una legislazione perfettamente coerente con il dettato costituzionale, che in molti suoi articoli, a cominciare dal primo, riserva una posizione centrale al lavoro “in tutte le sue forme ed articolazioni” e alle garanzie da assicurare ai lavoratori. Ma non è sufficiente avere osservato il lungimirante disegno del legislatore costituente con ottime leggi ordinarie come il Testo Unico sulla Sicurezza del 2008. Previdenza, assistenza e sicurezza sui posti di lavoro sono stati giustamente individuati come poli di assoluta rilevanza per assicurare le garanzie previste dalla nostra Costituzione. All’Inail è stato affidato il polo della prevenzione e sicurezza su lavoro e in esso sono coerentemente confluiti Ispesl e Ipsema. Un compito complesso, cioè, non solo di «presa in carico» del Lavoratore infortunato sotto il profilo economico e riabilitativo – il Centro Protesi di Vigorso di Budrio e succursali ne rappresentano da sempre un vero e proprio fiore all’occhiello, ma anche di prevenzione dei rischi lavorativi, di formazione e assistenza in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro. Ebbene, è necessario chiedersi se sul piano pratico, nello svolgersi della vita organizzativa e lavorativa di tutti i giorni, quel meraviglioso complesso normativo abbia trovato concreta attuazione. E se, laddove questo non fosse avvenuto, le cause siano imputabili a violazioni di norme, a impraticabilità delle stesse, a pletoricità o inefficienze delle istituzioni preposte, a mancanza o insufficienza di adeguati controlli.

D. A suo parere, quali i punti di caduta?
R. In termini strategici, la sicurezza sui posti di lavoro, in quanto obiettivo prioritario ed elemento di civiltà oltre che sacrosanto diritto dei lavoratori, avrebbe meritato un’attenzione particolare nel clima di austerity indifferenziata. Non ci si è chiesti ad esempio se i blocchi generalizzati nella pubblica amministrazione non penalizzassero, di fatto sottovalutandoli, i veri bisogni quantitativi e qualitativi di alcuni settori. Nella ricerca, ad esempio, ma soprattutto nella prevenzione, nella formazione e nella vigilanza ispettiva. È necessario, quindi, rivedere l’intero sistema della sicurezza sul lavoro per correggere le lacune, le incongruità, le carenze strutturali e organizzative.

D. In concreto, quali le misure inappropriate in tema di sicurezza?
R. Un esempio per tutte è la «strana» preoccupazione di evitare presunte ridondanze degli accessi di verifiche ispettive in materia di lavoro presso le aziende, che ha portato alla nascita dell’inl, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Un’ennesima struttura che, contraddicendo una sana economicità di gestione (principio sempre affermato ma spesso violato), ha provocato e sta provocando più problemi di quanti intendesse risolverne. Fermo restando che uno sparuto numero di addetti alla vigilanza e a i controlli, oltre che all’analisi dei processi lavorativi e alle connesse valutazioni dei rischi, doveva essere potenziato per quantità e qualità, ristrutturato per compiti e attribuzioni, riorganizzato nelle modalità e nei tempi di intervento.

D. Non vogliamo credere che lo Stato si sia arreso di fronte al drammatico prezzo che continuano a pagare i lavoratori. Come intervenire, per ripristinare una più adeguata rete preventiva?
R. Sarebbe sufficiente dare vita a un più efficiente coordinamento operativo tra le istituzioni preposte, confermando ad Inail e Inps la necessaria autonomia e ai rispettivi funzionari ispettivi il pieno esercizio delle loro complesse competenze. Competenze le cui articolate specificità professionali, è bene sottolinearlo, meriterebbero di essere implementate a garanzia dell’intero sistema di sicurezza sul lavoro e non confuse o diluite come purtroppo sta avvenendo. Il che vale per l’intero mondo del lavoro, ma soprattutto nel più specifico campo degli infortuni e delle malattie professionali anche in ragione delle incombenti evoluzioni tecnologiche, le cui ricadute sulla salute e sul benessere dei lavoratori meriterebbero una maggiore e costante attività di indagine, ricerca e controllo. Ovviamente, sui fattori che finiscono per rendere i lavoratori estremamente più deboli e comunque sicuramente più fragili ed esposti ai rischi di infortuni sul lavoro, restano indispensabili presenza e funzione del Sindacato. La Cisal continuerà a dare il proprio contributo sia sul luogo di lavoro, sia sul piano politico e di governo, garantendo la piena e corretta attuazione delle buone leggi esistenti e intervenendo tempestivamente per adeguarne l’efficacia rispetto alle continue mutazioni dei processi produttivi e dei connessi rischi sul lavoro.
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