Lo smartphone è il compagno tecnologico preferito dal 62% degli italiani. Solo un italiano su 10, tuttavia, considera i rischi legati alla sua sicurezza.
Secondo lo studio Samsung Trend Radar, condotto su 1.500 italiani dai 18 ai 65 anni, utilizziamo il telefonino dai 30 ai 60 minuti ogni giorno (27%), ma anche fino a 90 minuti (34%). Per restare in contatto con familiari e amici in chat (82%), per fare shopping online (78%), per navigare in rete (72%). I veri “addicted” lo usano in viaggio sui mezzi pubblici e in ufficio, tra una mail e l’altra. Sempre più spesso è da quello schermo che si prenotano le vacanze (42%), si pagano le tasse scolastiche (35%), si prenotano visite mediche (37%) e si controllano importi e movimenti sul proprio conto personale (38%). Nella memoria dello smartphone vanno a finire informazioni personali, che insieme alle altre restano esposte all’attacco di virus.
Gli italiani si reputano esperti in materia di smartphone, ma dimostrano una certa superficialità nella protezione dei loro device. Il 39% si considera ben informato sulle caratteristiche tecniche, impiegate per cambiare fino a tre smartphone in cinque anni (46%). L’87% del campione però non ha mai pensato ai rischi esistenti per i propri dati personali. Appena l’8% nutre qualche dubbio e preferisce non conservare nel cellulare le informazioni più sensibili.
Gli italiani scontano, infine, una certa ignoranza dei termini tecnici. Dallo studio condotto da Samsung risulta che ben pochi conoscono il reale significato di espressioni come Trojan, Widget, Tri band. Pressoché sconosciuta la sigla Gdpr, usata per individuare il nuovo regolamento europeo sulla protezione dei dati personali: per il 78% del campione si tratterebbe di un codice di programmazione informatica. Scarsa familiarità anche con le operazioni di salvataggio e conservazione dati: per il 37% degli italiani il backup non sarebbe altro che un passo di hip hop.