di Anna Messia
La raccolta continua ad aumentare e i risparmiatori comprano sempre di più servizi di consulenza. Così nel primo trimestre dell’anno i risultati di bilancio delle società di consulenza finanziaria sono stati ancora un volta in crescita per masse e utile metto. Ieri toccava a tre società leader di mercato quotate a Piazza Affari comunicare i propri risultati. A sorprendere più di tutti il mercato è stata Banca Generali , che ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 56,2 milioni, quasi raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+91%) e più alto delle attese degli analisti, che si fermavano sotto i 51 milioni. Ad andare bene nella banca del gruppo Generali sono state sia le commissioni di gestione, salite del 16% a 135,3 milioni, sia il margine di intermediazione, che ha raggiunto 134,7 milioni (+42%). Anche per i mesi a venire si prospettano buoni risultati, visto che da inizio anno la raccolta è stata di 2,5 miliardi, in crescita del 29% rispetto ai primi quattro mesi del 2016.
Il trend che si ripete anche nelle altre società. Banca Mediolanum ha archiviato il primo trimestre con un utile netto consolidato di 84,9 milioni (nonostante svalutazioni per 7,6 milioni), in crescita del 16% rispetto allo stesso periodo del 2016. Il totale delle masse gestite e amministrate è salito a 81.012 milioni, con un incremento del 14% rispetto al 31 marzo 2016 e del 4% rispetto al saldo di fine 2016. La raccolta netta di periodo si è attestata poi a 1,034 miliardi, mentre gli impieghi alla clientela sono cresciuti dell’8% a 6,908 miliardi rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Fineco Bank ha chiuso il primo trimestre con un utile netto di 1,7 milioni, in crescita dello 0,9% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno ma che sarebbe stato però un +8% escludendo le plusvalenze incassate dalla vendita di titoli di Stato nel primo trimestre dello scorso anno. E anche in questo caso la raccolta continua a salire, attestandosi a 1,972 miliardi da gennaio ad aprile (+9%), di cui 1,384 miliardi (+72%) sono rappresentati dai guided products, i prodotti distribuiti con il servizio di consulenza, più ricchi di commissioni per l’azienda. (riproduzione riservata)
Foti: FinecoBank ormai è pronta a lanciare una sua società di gestione
«Sono risultati in continua crescita. Abbiamo un modello stabile, con poca volatilità e con una raccolta molto buona, raggiunta in maniera sana e sostenibile, visto che l’82% è costituito dalla crescita organica e il resto proviene dal reclutamento». Così l’amministratore delegato Alessandro Foti, commenta i risultati della trimestrale di FinecoBank , che hanno mostrato la tenuta dell’attività di brokerage nonostante il calo della volatilità. I clienti hanno sfiorato quota 1,15 milioni, in crescita del 6% rispetto a marzo 2016, e il totale delle attività finanziarie ha raggiunto i 62,97 miliardi, in crescita del 12,8%. Crescono anche gli asset riferibili al segmento private banking (oltre 500 mila euro), che si attestano a 23,3 miliardi, in aumento del 19% rispetto allo stesso periodo 2016. Da inizio anno a fine aprile la raccolta netta è arrivata poi a 1.972 milioni, con un aumento dell’attività dei prestiti. Non solo; tra le novità da segnalare c’è l’avvio dell’operatività nel Regno Unito e l’apertura di un cantiere per creare una società di gestione all’interno del perimetro della banca. Puntiamo a far «crescere il peso del margine d’interesse con mutui e prestiti», spiega Foti, aggiungendo che «entro l’anno ci aspettiamo di erogare 700 milioni dopo i 130 milioni erogati da inizio anno fino a oggi».
E nella gamma ci sono anche prestiti personali, con o senza garanzia. Nel Regno Unito, come detto, è poi appena partita l’operatività di Fineco , con la possibilità di aprire conti bancari e di fare trading, e a breve si aggiungerà l’offerta di fondi e sicav. Sempre nell’ambito del risparmio gestito Fineco sta poi studiando nuove opportunità e in particolare la fattibilità di un’integrazione del modello di business, costituendo una società di gestione da aggiungere all’attuale perimetro. «Siamo l’unico operatore che non ha un modello integrato verticalmente», spiega Foti, sottolineando che con «l’avvio della sgr, dedicata per esempio alla gestione di fondi di fondi, potranno essere recuperati margini». I cantieri sono aperti e l’avvio è previsto nel primo semestre 2018. (riproduzione riservata)
Doris: entro l’anno Banca Mediolanum avrà anche le polizze Pir
In pochi mesi Banca Mediolanum ha raccolto 650 milioni di euro per i nuovi Pir, i piani a lungo termine incentivati fiscalmente, e l’obiettivo di raggiungere più di 2 miliardi entro l’anno resta alla portata della società. Lo dice con convinzione l’amministratore delegato Massimo Doris, che annuncia anche l’avvio entro l’anno di un Pir sotto forma di polizza Vita unit linked da aggiungere ai due fondi comuni Pir già offerti. «Ovviamente stiamo ben attenti alla diversificazione dei portafogli dei nostri clienti», dice Doris, «ma si tratta di una buona opportunità e gli investitori vogliono approfittarne». Gli afflussi continuano al ritmo di 15 milioni al giorno con contratti medi sui Pir di 11 mila euro rispetto a un portafoglio medio dei clienti Mediolanum di 78 mila euro. Un trend che promette di far crescere anche la raccolta della banca. Nel primo trimestre il totale delle masse gestite e amministrate dal gruppo ha superato gli 81 miliardi, con un incremento del 14% rispetto a marzo 2016 e del 4% rispetto alla fine dello scorso anno. «Ci aspettiamo trend in ulteriore crescita, in particolare nel risparmio gestito dove quest’anno contiamo di ritoccare il record del 4,7 miliardi raggiunto nel 2015», continua Doris ricordando che a fine aprile Medionalum in Italia ha già raccolto nel gestito 1,535 miliardi.
Per quanto riguarda il risultato di bilancio, nel trimestre l’utile netto consolidato si è attestato a 84,9 milioni, in crescita del 16% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nonostante «le svalutazioni che derivano dagli investimenti effettuati a sostengo del sistema bancario, pari nel trimestre a 7,6 milioni.», sottolinea Doris. Si tratta in particolare dell’investimento in CariCesena, realizzato nel 2015 dal sistema per il salvataggio dell’istituto, ma anche dell’impegno nel fondo Atlante. «Abbiamo messo 10 milioni in Atlante II e altri 50 in Atlante I, di cui 40 milioni sono stati richiamati», conclude Doris, «e ora abbiamo deciso di aumentarne la svalutazione al 55% rispetto all’intervento del 42% già effettuato a fine 2016». (riproduzione riservata)
Mossa: l’ingresso nel Ftse Mib ha spinto la crescita di Banca Generali
È stato ancora un trimestre record per Banca Generali , il cui amministratore delegato Gian Maria Mossa resta ottimista sul futuro prevedendo «una forte crescita della domanda di consulenza finanziaria e non finanziaria». Nel primo trimestre dell’anno l’utile netto della banca del gruppo Generali è stato superiore alle previsioni degli analisti attestandosi a 56,2 milioni contro un consensus fermo a 50,9 milioni e anche la raccolta netta di aprile ha sorpreso in positivo (692 milioni), portando il totale dall’inizio dell’anno a 2,531 miliardi. «Un trimestre da incorniciare», lo ha definito Mossa, il quale ha sottolineato che due variabili stanno giocando a favore dello sviluppo di Banca Generali . «Da una parte la consapevolezza di avere un brand forte, premiato anche dal recente ingresso della banca nell’indice Ftse Mib (il 20 marzo scorso, ndr)», ha spiegato, dall’altra «il posizionamento competitivo che abbiamo dato alla società, con la spinta verso la consulenza immobiliare, d’impresa o fiscale, che ha toccato le corde giuste tanto che abbiamo candidature spontanee, con professionisti che chiedono di lavorare con noi». Il tutto tra l’altro senza la spinta dei nuovi Pir, i Piani Individuali di Risparmio.
Questo mese «apriremo a prodotti Eurizon, Amundi e Anima e, se riusciremo ad innovare rispetto agli altri, entro l’anno lanceremo un nostro Pir», ha aggiunto Mossa, «stando però ben attenti a rispettare le regole della diversificazione degli investimenti dei nostri clienti». Per quanto riguarda i mesi a venire, le previsioni restano rosee. La stima di raccolta per il 2017 è state di recente alzata a 4-4,5 miliardi e la società è pronta a comprare sul mercato se ci saranno occasioni. «Siamo compratori per definizione anche se in questo momento non ci sono opportunità», ha concluso l’amministratore delegato di Banca Generali . (riproduzione riservata)
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