Il gruppo di Marchionne rischia una multa di 4,63 miliardi
di Angelica Ratti
Per gli Usa Fca ha barato sulle emissioni. Gli Stati Uniti hanno fatto causa a Fiat Chrysler Automobiles (Fca) per avere violato le leggi sulle emissioni. Nel peggiore dei casi, la multa potrebbe ammontare a 4,63 miliardi di dollari. Il dipartimento di giustizia, per conto dell’Agenzia per la protezione ambientale (Epa), ha depositato ieri una denuncia in un tribunale federale di Detroit (Michigan) contro la divisione americana del gruppo guidato da Sergio Marchionne.
Le autorità sostengono che i veicoli contengono il cosiddetto defeat device, accusa che Marchionne ha sempre respinto, rifiutando di accettare ogni paragone con Volkswagen, che ha usato il software incriminato su 11 milioni di vetture nel mondo, facendo esplodere uno scandalo costato oltre 20 miliardi di dollari.
Secondo l’accusa, circa 104 mila tra Ram 1500 e Jeep Grand Cherokee con motori EcoDiesel da 3.0 litri commercializzate negli Usa tra il 2014 e il 2016 sono state equipaggiate con un software, non comunicato alle Autorità durante il processo di certificazione delle emissioni – che consentiva di superare i test.
Secondo le ricostruzioni, questo programma di cui non era stata comunicata la dotazione a bordo delle vetture avrebbe di fatto truccato le emissioni in fase di test.
Prima della commercializzazione, il cosiddetto Clean Air Act richiede ai produttori di autovetture di ottenere un certificato di conformità, dimostrando all’Epa che il veicolo soddisferà gli standard federali relativi alle emissioni di gas nell’atmosfera. Prima dei test, i fabbricanti devono naturalmente indicare l’eventuale dotazione di qualsiasi software in grado di influenzare le prestazioni dei controlli sulle emissioni, giustificare la presenza di tali dispositivi e chiarire perchè quelli che riducono l’efficacia dei controlli non sono stati modificati per effettuare un controllo meno stringente e quindi restituire risultati meno penalizzanti. I veicoli a motore dotati di questo tipo di software non possono essere certificati, mentre i 104 mila finiti sub judice risultavano conformi ai controlli dell’Epa.
Per questo motivo, l’accusa chiede l’obbligo di sostituzione dell’apparato e la valutazione di danni in sede civile. Nel frattempo, stanno proseguendo i colloqui tra Fca, Epa e California Air Resources Board per ripristinare la conformità dei veicoli coinvolti rispetto al Clean Air Act e alla legge della California. Al momento, modalità e termini temporali legati a qualsiasi risoluzione di questo problema sono incerti.
Fca si è detta contrariata dalla causa Usa e ha fatto sapere che si difenderà con forza e che continuerà a collaborare con le autorità, «La società intende difendersi con forza, in particolare contro eventuali accuse che la società abbia deliberatamente tramato per installare impianti di manipolazione per aggirare i test sulle emissioni negli Stati Uniti», questa la risposta di Fca Us alla causa avviata dalle autorità statunitensi contro la società. «Fca Us collabora da mesi con la U.S. Environmental Protection Agency (Epa) e il California Air Resources Board (Carb), compresi approfonditi test dei veicoli, per chiarire questioni concernenti la tecnologia di controllo delle emissioni». «Come comunicato da Fca Us la settimana scorsa, la società ha sviluppato software di controllo delle emissioni aggiornati che ritiene risolvano le preoccupazioni dell’Epa e del Carb. Previa approvazione, Fca Us intende installare i suddetti software di controllo delle emissioni aggiornati» e ritiene, in questo modo, di «risolvere» le preoccupazioni delle autorità statunitensi. «Nonostante l’avvio della causa, la società continuerà a collaborare con l’Epa e il Carb per risolvere le preoccupazioni delle agenzie in modo rapido e amichevole».
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