di Anna Messia
Generali ha abbassato le barriere contro Intesa Sanpaolo vendendo il 3% della banca che aveva comprato lo scorso febbraio come mossa difensiva nei confronti di una possibile scalata da parte di Ca’ de Sass. La vendita era nell’aria, visto che il group ceo di Generali Philippe Donnet all’ultima assemblea aveva prospettato appunto l’imminente cessione della partecipazione. «C’è la copertura e non abbiamo un’esposizione economica al rischio legato a Intesa , quindi quando sarà il momento opportuno venderemo; direi a breve», aveva detto Donnet. E ieri il momento opportuno è arrivato e la compagnia a mercati chiusi ha annunciato di aver ceduto la partecipazione ai blocchi. Generali in particolare ha fatto saper di aver «venduto 510 milioni di azioni ordinarie di Intesa Sanpaolo , pari al 3,04% del capitale sociale» e allo stesso tempo «di aver posto termine all’operazione in strumenti derivati effettuata in data 17 febbraio per coprire totalmente il rischio economico collegato all’acquisto delle suddette azioni». Perché, come noto, quelle azioni, costate a Generali circa 1,1 miliardi e acquisiate con patrimonio proprio (e che ai prezzi di ieri valevano circa 1,3 miliardi) erano state coperte da possibili fluttuazioni di mercato.
A questo punto il legame con la banca è stato sciolto e Generali mantiene solo un’esposizione marginale (era arrivata al 3,4%) in azioni Intesa «come investimento finanziario ordinario», hanno chiarito da Trieste. Con la mossa di ieri si è chiuso così l’ultimo capitolo della saga finanziaria che aveva agitato la finanza italiana a inizio anno, quando sembra che Intesa fosse pronta muovere su Generali , magari per difenderla da possibili scalate di colossi stranieri o come segno della contesa tra Ca’ de Sass e Mediobanca (azionista principale di Trieste). Rumors che in ogni caso avevano costretto la compagnia a comprare velocemente azioni della banca almeno per congelare il voto in caso di acquisti incrociati e tutelare l’interesse degli azionisti, evitando il cumulo di quote senza il pagamento di un premio. Così Trieste si era mossa con un semplice prestito titoli e poi aveva comprato azioni vere e proprie. I rumors tra l’altro si erano rivelati fondati, visto che Intesa aveva confermato di valutare eventuali sinergie con la compagnia. Ma al termine di una verifica durata un mese il gruppo guidato da Carlo Messina aveva deciso di archiviare il progetto di una possibile combinazione industriale con Generali . (riproduzione riservata)
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