di Luca Gualtieri
La certezza potrebbe aversi giovedì, quando Unipol presenterà in conference call i risultati trimestrali. In quella sede l’amministratore delegato Carlo Cimbri potrebbe fare chiarezza sulle indiscrezioni riportate la scorsa settimana da MF-Milano Finanza circa la consistenza della partecipazione nel capitale di Bper Banca . Se infatti le rilevazioni Consob danno ancora Unipol stabile al 5,01% della ex popolare, voci non confermate ipotizzano che la compagnia sia oggi molto vicino al 10%. Complice anche il fatto che fino al 9,99% non scatterebbero obblighi di comunicazione.
In ogni caso la mossa non sarebbe ostile, ma rientrerebbe in un percorso di convergenza iniziato lo scorso anno. Con in mano il 10% Unipol potrebbe infatti concorrere alla creazione di un patto parasociale insieme agli altri azionisti di riferimento di Bper . In particolare nella compagine potrebbero rientrare le fondazioni azioniste dell’istituto, come l’ente Banco di Sardegna e le più piccole Cr Provincia dell’Aquila, Banca del Monte di Foggia, Cr Bra e Cr Vignola, che con qualche acquisto mirato potrebbero arrivare al 10% della banca. Questa quota, sommata a quella di Unipol, potrebbe essere blindata attraverso un patto di consultazione, un accordo meno rigido del sindacato di voto visto che agli aderenti impone soltanto obblighi di preventiva consultazione. Qualcosa di simile insomma a quanto fatto qualche mese dagli imprenditori riuniti attorno al ravennate Giorgio Pulazza. L’associazione infatti ha dato vita a un patto sul 4,6% del capitale di Bper in vista dell’assemblea dell’aprile scorso.
E proprio la prossima scadenza assembleare potrebbe essere l’obiettivo di medio termine dell’asse tra Bper e Unipol. Nella primavera del 2018 scadrà l’attuale consiglio di amministrazione della banca modenese dopo il rinnovo parziale di quest’anno. Per quell’occasione i soci pattisti (Unipol, fondazioni e imprenditori, forti a quel punto di quasi il 25% del capitale) potrebbero muoversi in maniera compatta presentando un’unica lista. Qualcosa di simile insomma a quanto accaduto in Ubi Banca dove i grandi azionisti bresciani e bergamaschi si sono alleati per dare stabilità alla governance dell’istituto dopo la trasformazione in spa.
Non è escluso peraltro che nel medio termine l’alleanza finanziaria tra Modena e Bologna si trasformi in un’alleanza industriale. Da tempo la compagnia guidata da Cimbri è alla ricerca di una strategia per valorizzare Unipol Banca, la controllata attiva nel settore creditizio che non è mai davvero riuscita a ingranare la marcia giusta. L’alleanza con un partner bancario di elevato standing come Bper potrebbe creare le condizioni per risolvere questo problema e consentire così a Cimbri di concentrarsi sul business assicurativo. È ancora presto per stabilire quali saranno le mosse di Bper , ma con ogni probabilità il presupposto di ogni operazione sarà la pulizia degli attivi di Unipol Banca dalle partite deteriorate.
Assai più concreto è invece il lavoro attorno al dossier Arca Fondi. La sgr milanese sembra destinata a finire sotto il controllo di Bper che potrebbe rilevare parte delle quote messe in vendita da Popolare Vicenza e Veneto Banca. L’operazione potrebbe essere annunciata entro la fine del mese e al momento resta da definire solo la quota futura della Popolare di Sondrio , l’altro socio che eserciterà il diritto di prelazione sulle azioni delle due ex popolari venete. Un aggiornamento sul dossier potrebbe essere fatto nel corso della riunione del cda di Bpvi convocata per giovedì. Ieri intanto il cda di Arca ha scelto Giuseppe Lusignani come nuovo presidente dopo la nomina, lo scorso 20 aprile, a presidente di Arca Holding. Sul fronte finanziario, il primo quadrimestre del 2017 si è chiuso con una raccolta netta dalle banche partner di oltre 910 milioni tra Oicr e fondo pensione aperto (riproduzione riservata)
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