di Anna Messia

Negli ultimi mesi il vento per le compagnie di assicurazione è cambiato. I tassi d’interesse rasoterra hanno preso il posto delle ricche plusvalenze sui Btp, realizzate quando lo spread dell’Italia era a livelli record. Mentre il numero dei sinistri automobilistici, dopo anni di cali dovuti alla crisi economica e alla minore circolazione, sta tornando ad aumentare.

Una notizia positiva per il Paese, perché è la prova che il sistema economico italiano, seppur lentamente, ha ricominciato a crescere. Ma negativa per chi quei veicoli deve assicurare, come Unipol , gruppo leader in Italia nell’Rc Auto, chiamato venerdì 13 a dare indicazione al mercato sulle prospettive del prossimo triennio con la presentazione del piano industriale 2016-2018. «Il contesto è cambiato e questa volta non ci sono i frizzi e i lazzi di tre anni fa, quando presentammo il piano dell’operazione FonSai », ha detto Carlo Cimbri, presidente di Unipol Assicurazioni e amministratore delegato della holding Unipol Gruppo, illustrando i nuovi numeri. Per UnipolSai si prevedono utili cumulati al 2018 di 1,4-1,6 miliardi, contro i 2,28 raggiunti nel passato triennio (che aveva un obiettivo di 1,8), e una cedola di circa 1 miliardo (contro gli 1,46 del passato triennio). Mentre per la holding Unipol Gruppo il dividendo atteso è di 400 milioni, un po’ di più dei 375 milioni cumulati nel 2013-2015, con un risultato previsto di 1,5-1,7 miliardi (1,4 il risultato precedente).
Tre anni fa molti operatori del mercato pensarono che i numeri allora proiettati da Cimbri fossero troppo ambizioni, ma furono smentiti dai fatti: il gruppo assicurativo di Bologna dal 2013 al 2015 è riuscito a pagare 1,5 miliardi di dividendi, restituendo quasi interamente gli 1,7 miliardi chiesti al mercato per l’operazione FonSai , cui si sono aggiunte le positive performance del titolo.

Questa volta l’effetto è stato l’opposto. Venerdì 13 Unipol Gruppo ha perso in borsa il 2,9%, arrivando 3,2 euro, e UnipolSai il 2,5% a 1,8 euro, probabilmente perché gli operatori si aspettavano qualcosa di più. «Ma il contesto non consente obiettivi diversi; vogliamo dire le cose come stanno con un piano concreto che mira a riconoscere la massima redditività possibile e sostenibile in futuro», ha spiegato Cimbri, sottolineando che è meglio essere prudenti e «poi fare magari più del previsto, piuttosto che essere costretti ad abbassare le stime in corsa».
L’impegno sulla crescita però non manca: il piano prevede 300 milioni di investimenti.

La metà servirà allo sviluppo dell’information technology e altri 100 milioni andranno in Alfaevolution Technology, società del gruppo costituita ad hoc per la gestione delle scatole nere, settore in cui la compagnia è leader europeo con più di 2 milioni di macchine e in cui ha operato finora in collaborazione con Octotelematics ma che adesso punta, almeno in parte, a internalizzare. E magari a esportare in altri Paesi, ha aggiunto Cimbri, accennando alla Cina come a un mercato interessante.
Proprio le nuove tecnologie e l’elaborazione dei dati raccolti dovranno del resto consentire del resto alla compagnia di aggiungere nuovi servizi, di selezionare i clienti meno rischiosi e di mantenere il combined ratio (il rapporto tra costi e sinistri rispetto ai premi) al 95%, mentre il mercato già quest’anno rischia di raggiungere la soglia pericolosa del 100%, in presenza della quale la profittabilità sarebbe azzerata. Le nuove tecnologie, ha spiegato il neodirettore generale di Unipol Sai Matteo Laterza, saranno utili per migliorare la qualità dei servizi, non solo nell’auto ma anche per la casa e la salute.

I numeri del nuovo piano Unipol sono stati messi a punto a perimetro omogeneo, tenendo dentro Unipol Banca (su cui non c’è ancora alcuna operazione concreta) e Popolare Vita, la joint venture con il Banco Popolare che scade nel 2017 e che Unipol punta a prorogare e magari a estendere a Bpm dopo la fusione tra le due banche. E non sono state fatte neppure ipotesi di internazionalizzazione o di acquisizioni, che pure restano possibili traguardi del gruppo.

La prima a credere nel valore di Unipol Assicurazioni è stata la stessa Unipol Gruppo, che nei giorni scorsi ha arrotondato la partecipazione al 63% perché è un investimento redditizio e conveniente agli attuali prezzi, ha spiegato Cimbri non escludendo ulteriori acquisti di titoli. (riproduzione riservata)
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