di Andrea De Biase
In occasione della presentazione del piano triennale al 2016 l’amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel aveva rotto il tabù relativo a una possibile discesa di Piazzetta Cuccia nel capitale delle Generali , indicando come possibile la cessione di un pacchetto di circa il 3% entro l’orizzonte temporale del piano (che va a scadenza nel giugno prossimo). Lo scenario rispetto ad allora è cambiato e, come annunciato ieri dallo stesso Nagel, Mediobanca non si pone più alcun orizzonte temporale per scendere dall’attuale 13,2% al 10%, ma guarda soltanto al valore del titolo. «Non abbiamo orizzonti temporali precisi», ha spiegato il banchiere. Il tema «è più legato al valore del titolo; guardiamo esclusivamente alla valorizzazione» delle azioni del Leone. Il titolo Generali , dopo aver toccato un massimo a 18,73 euro nel marzo 2015, è tornato attualmente ai valori del giugno di tre anni fa, ai tempi della presentazione del piano triennale di Mediobanca . Che dunque ora preferisce aspettare. Anche perché, ha spiegato Nagel, «la nostra generazione di capitale è andata meglio del previsto. Abbiamo un buffer di capitale ancora più solido che ci consente di guardare la dismissione del 3% di Generali con più attenzione ai valori», stando «più sul tema del valore della vendita che sul tema del capitale del gruppo, il quale è più che sufficiente».
Nel corso della presentazione dei conti del terzo trimestre l’amministratore delegato di Mediobanca si è anche soffermato sullo stato di salute del sistema bancario italiano, giudicato ancora «troppo frammentato» e bisognoso di «un piano credibile di consolidamento». Da questo punto di vista Nagel si è espresso favorevolmente sulle misure intraprese dal governo per favorire il recupero dei crediti in sofferenza e per dedurre fiscalmente le perdite sui crediti. «Matteo Renzi e Pier Carlo Padoan si sono mossi con pragmatismo e coraggio, con la volontà di rimuovere handicap strutturali che il sistema bancario per troppo tempo si è portato dietro», ha affermato Nagel. «Quei due provvedimenti, assieme a quello sulle popolari, secondo me non sono stati un favore alle banche, ma sono stati un intervento giusto per rimuovere handicap che poi sui bilanci delle banche si sono visti», ha aggiunto.
Sul varo di Atlante, cui Mediobanca non ha partecipato, e sull’intervento del fondo nell’aumento di capitale della Popolare di Vicenza, Nagel ha sottolineato come Atlante abbia «diminuito il rischio che» la Bpvi «finisse in una procedura di bail-in». Sulla Vicenza «noi avevamo concordato un intervento diverso che era coerente con la nostra attività, ossia entrare con equity all’interno di una ipo che curavamo. Aveva senso per dare un contributo insieme con Atlante per il salvataggio e stabilizzazione di alcune banche». Piazzetta Cuccia aveva prenotato nell’ipo Bpvi il 5% circa per un investimento di 75 milioni, che non si è poi concretizzato, vista la mancata quotazione della popolare e l’intervento integrale di Atlante nella ricapitalizzazione. Mediobanca ora è comunque pronta a valutare un intervento nell’operazione di aumento di capitale e quotazione di Veneto Banca. «Valuteremmo un investimento in Veneto Banca nell’ambito della quotazione, se fosse indispensabile per fare l’ipo», ha spiegato il banchiere. (riproduzione riservata)
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