L’Australia sta raggiungendo il record per il minor numero di cicloni tropicali dal 1970 e il merito va a El Niño.
“Quest’anno in Australia la stagione dei cicloni tropicali è sulla buona strada per essere la meno attiva dall’inizio delle testimonianze storiche attendibili, in quanto si avvicina la sua fine e finora si sono verificate solo tre tempeste,” ha affermato Blair Trewin, climatologo all’Australian Bureau of Meteorology di Melbourne.
Durante la stagione, che inizia il 1 novembre e si conclude il 30 aprile, in media si formano 11 tempeste nelle acque al largo dell’Australia. Questi sistemi, che in quella zona sono chiamati cicloni, in altre parti del mondo sono classificati uragani e tifoni. Finora il minor numero (5) si era verificato nel 1987-88 e nel 2008-07.
Secondo quanto affermato da Trewin, le prime testimonianze dei cicloni in Australia risalgono al 1906. Da allora probabilmente ci sono state anche annate con tre o meno tempeste ma molti dati sono andati persi.
Prima delle immagini satellitari, le tempeste che non approdavano sulla terra venivano riconosciute solo se un’imbarcazione era talmente sfortunata da imbattersi in una di esse, perciò i meteorologi usano il 1970 come punto di partenza per testimonianze storiche attendibili. Secondo i ricercatori, le lacune presenti nella raccolta dei dati non riguardano solo l’Australia ma anche molti bacini, incluso quello Atlantico.
El Niño, un fenomeno climatico periodico che provoca un forte riscaldamento delle acque dell’Oceano Pacifico Centro-Meridionale e Orientale, causa una variazione dei modelli climatici di tutto il mondo. In Australia, come nel Nord Atlantico, comporta meno tempeste.
Tutti gli anni in cui si sono verificati pochissimi cicloni coincidono con questo fenomeno, ha affermato Trewin. Durante un El Niño, le tempeste del Pacifico meridionale si spostano a est, e questo è il motivo per cui c’è stata una minore attività nei pressi dell’Australia. Quest’anno le isole Fiji e Tonga sono state raggiunte dal ciclone tropicale Winston, tempesta di categoria 5 nella scala australiana. Almeno tre persone sono morte alle Fiji a causa dei venti che hanno abbattuto interi villaggi.
Nell’Oceano Indiano, l’attività degli uragani si è spostata nella parte occidentale del bacino. Il ciclone Fantala, che ora si aggira nei mari a nord di Madagascar, ne è la prova.
La fortuna dell’Australia potrebbe tuttavia cessare prossimo anno. Sia il Bureau of Meteorology che l’U.S Climate Prediction Center hanno affermato, infatti, che ci sono buone probabilità che La Niña possa sostituire El Niño entro prossimo novembre.
La Niña, al contrario di El Niño, comporta un raffreddamento delle acque del Pacifico. Le tempeste generate da La Niña di solito si abbattono sull’Australia, ma non sempre. Secondo una ricerca condotta da Hamish Ramsay della Monash University di Melbourne, ci sono stati anni in ci non si sono verificati molti cicloni al largo delle coste australiane. Nel 2010-11 e 2011-12, il fenomeno La Niña non è stato costante ma è scomparso e poi riapparso.
Durante una presentazione alla conferenza “Hurricanes and Tropical Meteorology” organizzata dall’American Meteorological Society a San Juan (Puerto Rico), Ramsay ha affermato che l’Australia ha registrato un numero di tempeste al di sotto della media, ipotizzando anche la possibilità di un futuro cambiamento nei modelli climatici, a livello di interazione tra Oceano Pacifico e Oceano Indiano, che potrebbe mantenere basso il numero di tempeste durante La Niña.
Se durante alcuni anni di La Niña ci sono stati pochi cicloni, al contrario non sono mancati numerosi sistemi a bassa pressione di tipo monsonico, che “non hanno mai raggiunto un’intensità da ciclone, ma comunque hanno generato grandi quantità di precipitazioni,” ha concluso Ramsay.
Fonte: Insurance Journal