di Luca Gualtieri
È trascorso esattamente un anno e il Monte dei Paschi si ripresenta sul mercato per raccogliere una cifra a nove zeri. Dopo i 5 miliardi del 2014, oggi la banca senese chiederà a soci e investitori 3 miliardi di euro, circa il 25% in più dell’attuale capitalizzazione che si attesta a 2,4 miliardi.
L’operazione, messa in cantiere nel novembre scorso dopo l’esito negativo del comprehensive assessment, è lo snodo centrale del capital plan cheMps ha concordato con la Bce e che prevede il ripianamento dello shortfall da 2,11 miliardi e il rimborso integrale dei Monti bond. Superato questo scoglio, insomma, la banca senese tornerà in carreggiata e potrà presentarsi con le spalle larghe ai prossimi appuntamenti, a partire dall’aggregazione.
Aumento. L’operazione è in scaletta da novembre, anche se a febbraio l’importo è salito da 2,5 a 3 miliardi per venire incontro alle richieste della Bce. Complessivamente saranno emesse 2.558.256.930 azioni ordinarie al prezzo unitario di 1,17 euro, offerte nel rapporto di dieci a una. Va peraltro ricordato che lunedì 18 i titoli sono già stati raggruppati nell’ordine di venti a uno, un rapporto decisamente inferiore rispetto a quello applicato lo scorso anno (cento a uno).
Bilancio. Alla fine del primo trimestre Mps è tornata al profitto per la prima volta dopo tre anni e dopo perdite cumulate per oltre 10 miliardi.
La banca ha infatti registrato un utile netto di 72,6 milioni, battendo le stime degli analisti. Gli esperti hanno apprezzato particolarmente l’andamento delle commissioni, cresciute del 9,3% a 443 milioni, mentre il margine di interesse si è mantenuto stabile a 612 milioni grazie all’ulteriore riduzione del costo del funding. Permane il problema della qualità degli attivi, con un costo del rischio ancora elevato. Sul fronte patrimoniale, infine, il cet1, che comprende anche l’aumento di capitale di 3 miliardi, si è posizionato a quota 10,9%.
Calendario. I diritti saranno negoziabili da lunedì 25 fino a lunedì 8 giugno, mentre per il loro esercizio c’è tempo fino a venerdì 12 giugno, pena la decadenza. I risultati dovrebbero essere comunicati entro cinque giorni lavorativi dal termine del periodo di opzione.
Diluizione. I soci che decidessero di non sottoscrivere l’aumento potrebbero veder diluita la propria partecipazione per il 90,9%, livello elevato anche se inferiore al 97,7% dell’ultimo aumento.
Earning per share (utile per azione). Secondo gli analisti il prezzo di emissione delle azioni deliberato giovedì 21 dal cda è più basso rispetto alle attese (che si attestavano intorno al 35% di sconto sul Terp). Questo comporta quindi una maggiore diluizione in termini di utile per azione.
Fee. Le spese che Mps dovrà sostenere per l’aumento, incluse le commissioni riconosciute ai membri del consorzio di garanzia, sono stimate in circa 130 milioni, una cifra decisamente inferiore ai 260 milioni riconosciuti per la precedente ricapitalizzazione da 5 miliardi.
Istituti del consorzio di garanzia. Come già accaduto l’anno scorso, Ubs sarà global coordinator e joint bookrunner, affiancata questa volta da Citigroup, Goldman Sachs e Mediobanca che agiranno invece in qualità di co-global coordinator e joint bookrunner. Barclays, Commerzbank, Deutsche Bank, Merrill Lynch e Société Générale saranno invece joint bookrunne
Lock up. Proprio in questi giorni stanno scadendo le due clausole di lock up che vincolano Btg Pactual al patto di sindacato: quella sull’intera partecipazione e quella sul 60% delle nuove azioni sottoscritte in aumento. Il gruppo brasiliano non ha ancora fatto sapere se parteciperà all’aumento e potrebbe anzi scegliere di diluirsi, a differenza di Fintech, che invece è pronta ad aderire. L’investitore messicano ha infatti sottoscritto un contratto di sub-underwriting con il global coordinator Ubs per un ammontare massimo pari al corrispettivo pro quota, cioè 135 milioni.
Monti Bond. I nuovi strumenti finanziari emessi dalla banca sono stati sottoscritti nel febbraio 2013 dal Tesoro per un importo di 4,071 miliardi. L’aumento di capitale servirà per rimborsare gli 1,07 miliardi ancora in portafoglio in largo anticipo rispetto alla scadenza del 2017. Nel frattempo il prossimo primo luglio Via XX Settembre vedrà pagati gli interessi 2014 in azioni e diventerà provvisoriamente azionista della banca con una quota intorno al 4%. Il contratto sottoscritto a suo tempo prevedeva infatti il pagamento con azioni, qualora Mps avesse chiuso il bilancio in perdita, come avvenuto nel 2014.
Nozze. L’integrazione con un altro istituto è una delle strategie che la Bce ha chiesto esplicitamente al management della banca senese, oltre alla riduzione dei crediti deteriorati. L’ultima indicazione in tal senso è contenuta nella lettera di autorizzazione alla ricapitalizzazione e alla restituzione dei Monti Bond. Sul mercato è ancora molto forte il rumor che accredita Ubi Banca come partner ideale, anche se il gruppo lombardo ha finora escluso ogni contatto.
Patto parasociale. Il 9% di Mps è vincolato da un patto parasociale che lega la Fondazione Mps (oggi azionista al 2,5%) e gli investitori americani Fintech Advisory (4,5%) e Btg Pactual (2%). Nell’ultimo aumento i pattisti avevano messo sul piatto 450 milioni: 125 la Fondazione, 225 Fintech e 100 Btg Pactual. L’impegno pro quota era previsto dall’accordo sottoscritto nei mesi precedenti e poi validato da Banca d’Italia. A questo secondo giro nulla vincola gli azionisti ad aderire all’operazione.
Soci non pattisti. Il gruppo Axa (azionista della banca senese al 3,17%) si è impegnato a sottoscrivere pro quota l’aumento, come confermato mercoledì dall’amministratore delegato di Axa Italia, Fréderic de Courtois. Lo stesso farà Alessandro Falciai, l’imprenditore ex Dmt che dallo scorso anno custodisce con la sua Millennium Partecipazioni l’1,7% del Monte.
Terp. Rispetto al prezzo teorico dopo lo stacco del diritto, il valore dei nuovi titoli presenta uno sconto del 38,9%, che si confronta con quello del 35,5% applicato nell’operazione del 2014. Lo sconto è inoltre superiore a quello registrato nelle recenti ricapitalizzazioni di Banco Popolare (30,7%) e Popolare di Milano (31,76%).
Uscite. A luglio Alessandro Profumo lascerà la presidenza della banca, ruolo nel quale era stato riconfermato dall’assemblea di aprile. Non è ancora chiaro chi nominerà il successore, visto che la Fondazione ha perso il privilegio di designare il presidente della banca. Alla guida operativa resterà comunque l’amministratore delegato Fabrizio Viola che negli ultimi tre anni è stato regista del piano di risanamento. Della squadra fanno parte Angelo Barbarulo (vice dg crediti), Bernardo Mingrone (vice dg finanza e operation), Ilaria Dalla Riva (risorse umane, organizzazione e comunicazione), Alfredo Montalbano (coo), Andrea Rovellini (rischi), Marco Bragadin (retail e rete) e Sergio Vicinanza (corporate e investment banking).
Vendite allo scoperto. Consob monitorerà l’andamento del titolo visto che l’aumento presenta caratteristiche di forte diluizione. Questa circostanza determina un elevato rischio che durante il periodo di offerta delle nuove azioni si verifichino anomalie di prezzo, consistenti in una forte sopravvalutazione del prezzo di mercato delle azioni rispetto al loro valore teorico. Di conseguenza, la Consob «monitorerà attentamente l’andamento sul mercato delle azioni», specie in tema di vendite allo scoperto, spiega una nota. La commissione ha ricordato il «divieto di effettuare vendite allo scoperto in assenza della disponibilità sui titoli», le cosiddette vendite allo scoperto nude e l’obbligo di consegna dei titoli in sede di liquidazione, come previsto dal regolamento di Borsa Italiana. Consob ha ricordato infine che, in analoghe operazioni del passato, le violazioni alle due norme richiamate sono state oggetto di sanzione pecuniaria. (riproduzione riservata)