di Andrea Pira
Il decreto pensioni è atteso oggi al Quirinale e da lì sarà poi trasmesso alle Camere. «I tempi un po’ più lunghi sono dovuti alle procedure di bollinatura», ha spiegato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, in audizione parlamentare nell’illustrare i contenuti del provvedimento varato lunedì dal Consiglio dei ministri per sanare la bocciatura della Corte Costituzionale relativa alla mancata indicizzazione delle pensioni oltre i 1.400 euro per il 2012-203, decisa durante il governo Monti.
Senza il decreto, che prevede mini rimborsi a scaglioni per le pensioni fino a 3 mila euro lordi, l’impatto della sentenza sarebbe stato «non sostenibile», ha spiegato il ministro. Per il 2015 si sarebbe tradotto in una «spesa aggiuntiva di competenza pari a circa 17,6 miliardi di euro». Tra le altre conseguenze di un rimborso totale, ha sottolineato, ci sarebbero state conseguenze sull’intenzione del governo di disinnescare le clausole di salvaguardia, che comportano tra l’altro l’aumento dell’Iva. «Si è fatto il massimo possibile, altrimenti saremmo entrati in contrasto con le regole Ue», aveva detto Padoan già in mattinata. Mantenendo immutato il quadro macroeconomico tendenziale previsto nel Def, l’indebitamento netto tendenziale delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil sarebbe salito nell’anno in corso «dal 2,5% previsto nel recente Def 2015 al 3,6%», ha ricordato Padoan ai parlamentari. E nel 2016 sarebbe passato dall’1,4 all’1,7%. Con il decreto la spesa sarà invece di 2,2 miliardi. Il 1° agosto ci sarà una una tantum, mentre a settembre partiranno le rivalutazioni. La copertura arriverà dal differenziale tra il deficit/pil tendenziale e quello programmatico, che dopo il provvedimento sarà quindi confermato per quest’anno al 2,6%. L’una tantum sarà pertanto coperta da quello che fino a qualche settimana fa era chiamato tesoretto, ma che il ministro non ha voluto definire tale. Il provvedimento, ha precisato Padoan, conterrà anche le misure relative alla cassa integrazione e l’anticipo del pagamento delle pensioni al primo del mese. Resta tuttavia la spada di Damocle dei ricorsi di quanti resteranno fuori dalle soluzioni del governo per adempiere alla sentenza della Consulta. Per Padoan, «è probabile che siano molti». Quando arriveranno, ha specificato, «li vedremo, ma riteniamo giusta la nostra linea». (riproduzione riservata)