In attesa del lancio del nuovo piano industriale, che sarà presentato il 27 maggio a Londra, Generali apre la discussione sull’introduzione del voto maggiorato nello statuto. «Lo affronteremo nei cda successivi a questa assemblea e decideremo se portarlo avanti o meno», ha dichiarato il presidente Gabriele Galateri durante l’assemblea del 30 aprile, chiamata ad approvare il bilancio 2014, chiuso con un utile netto di 1,67 miliardi e una cedola di 0,60 euro per azione.
In ogni caso Galateri ha ricordato che «la decisione definitiva, per la quale è richiesto un quorum del 66%, spetterebbe ai soci». Il meccanismo, che attribuisce un voto doppio ai soci che mantengono in portafoglio i titoli per almeno due anni, ha già ricevuto il consenso di Francesco Gaetano Caltagirone, vicepresidente di Generalie azionista con il 2,2%, che nei giorni scorsi ha definito «estremamente positivo» il voto maggiorato. Mentre Larry Fink, patron di BlackRock (azionista di Generali con il 2,6%), in una lettera ha ricordato l’importanza di lavorare nel lungo termine e contrastare chi opera in un’ottica più speculativa. Intanto con Mario Greco alla guida del gruppo gli investitori esteri nel capitale di Generali sono arrivati al 20,97% rispetto al 15,28% dell’anno scorso e al 9,2% del 2012. Durante l’assemblea Greco ha rinnovato l’impegno ad aumentare il ritorno agli azionisti nei prossimi anni, aggiungendo che per il 2015 «non ci sono svalutazioni in bilancio in vista». Generali manterrà il focus su Europa e America Latina (che nel 2014 non ha prodotto utili, ma la svolta è attesa già per quest’anno).