C’è anche un ex consigliere d’amministrazione dell’Ina nella squadra di Axis Capital, il gruppo finanziario basato fra New York e le Bermuda che rischia di far naufragare il sogno americano di John Elkann. È Michael Butt, che militò vent’anni fa nel board dell’Istituto Nazionale Assicurazioni e che oggi presiede Axis, la società che, guidata da Albert Benchimol, ha messo nel mirino da alcuni mesi PartnerRe, gruppo di riassicurazioni su cui Exor ha lanciato un’offerta d’acquisto del controvalore di 6,4 miliardi di dollari.
L’american dream del nipote dell’Avvocato, che vuole dare alla holdingExor una consistenza meno dipendente da asset come Cnh e Cushman & Wakefield (peraltro in vendita), si è scontrato quasi subito col rifiuto del board di PartnerRe a finire tra le braccia di Elkann e con la conferma di voler accelerare i tempi della progettata fusione con Axis Capital, che dovrebbe perfezionarsi nel terzo trimestre. Come se non bastasse, a complicare il progetto di Exor si è aggiunto il dividendo di 11,50 dollari per azione (per un controvalore complessivo di 545 milioni di dollari) che ciascun azionista PartnerRe riceverà a completamento del merger, al termine del quale i soci di PartnerRe deterranno il 51,5% della nuova realtà e quelli di Axis Capital il restante 48,5%. Le ragioni della fusione sono numerose e motivate in un lungo documento dal titolo «Creating sustainable value»: oltre a sprigionare sinergie operative per 200 milioni di dollari, l’unione di PartnerRe e Axis Capital darà vita al quinto gruppo riassicurativo mondiale (alle spalle diMunich Re , Swiss Re, Hannover Re e Berkshire Re), forte di 33 miliardi di dollari di asset in portafoglio. Con 13 miliari di dollari di capitalizzazione, nascerà una realtà tra le prime 10 nelle riassicurazioni vita e salute. Anche il meccanismo di governance è stato studiato per realizzare di fatto un «merger of equal», visto che il futuro consiglio d’amministrazione sarà composto di sette membri nominati da PartnerRe e da altri sette designati da Axis Capital. A fronte di tutto ciò, e della penale di 280 milioni di dollari che dovrebbe pagare ad Axis Capital se la fusione non andasse in porto, Jean-Paul Montupet, numero uno di PartnerRe, ha avuto gioco facile a definire insufficiente l’offerta di Elkann, che pagava 130 dollari per azione rappresentando (ma prima dello speciale dividendo annunciato pochi giorni fa) un premio del 16% rispetto al solo scambio di azioni previsto dalla fusione in ragione di 2,18 ordinarie del nuovo gruppo per ogni titolo PartnerRe e una ordinaria per ogni titolo Axis Capital. Montupet, che col numero uno di Exor s’è incontrato più volte e che non ha ricevuto segnali di un possibile miglioramento dei termini della proposta da parte della holding della famiglia torinese, ha anche messo in dubbio l’abilità di Elkann e dei suoi uomini di gestire il business riassicurativo, che, come ha ammonito qualche giorno fa Warren Buffett, grande investitore nel settore, sta diventando sempre più complesso. «I margini del business caleranno e i prezzi diminuiranno», ha dichiarato l’Oracolo di Omaha alla convention per i 50 anni della sua Berkshire Hathaway. Ora la partita si sposta all’assemblea che dovrà ratificare la fusione e in occasione della quale Elkann, assistito da Citigroup e Morgan Stanley, spera che grazie all’appoggio degli investitori istituzionali si concretizzi invece una maggioranza favorevole all’offerta di Exor . I fondi in effetti detengono quasi il 90% del capitale di PartnerRe e in prima fila c’è Vanguard con circa l’8%, seguito da nomi come Franklin Mutual, BlackRock e Lsv. Elkann sostiene che il dividendo straordinario proposto dal board dei due gruppi è «fuorviante» e tale da indebolire la posizione finanziaria di PartnerRe. In realtà sia Montupet sia Benchimol, a fronte dell’offerta liquida di Exor , hanno deciso di fare un regalo agli azionisti proprio per rendere più appetibili i termini della fusione grazie a una componente cash rispetto alla sola carta della proposta originaria. In tutto ciò un ruolo importante lo ha avuto Benchimol, che pochi giorni fa ha licenziato una trimestrale con 136 milioni di dollari di utile operativo. Scorrendo il suo curriculum si scopre che è stato lui il vero manager-pontiere della fusione che sta turbando i sogni di Elkann. Prima di diventare ceo di Axis Capital, infatti, è stato per oltre dieci anni in posizioni chiave al vertice di PartnerRe fino a diventarne direttore finanziario. Da lì ha progettato il merger per smontare il quale, se vuole, il nipote dell’Avvocato dovrà probabilmente mettere mano ancora al portafoglio. (riproduzione riservata)