di Francesca Vercesi
I tempi stringono ma la questione è ben lungi dal risolversi. Il 31 dicembre 2015 scadrà l’ennesima proroga all’autorizzazione concessa ai consulenti per operare in via transitoria in attesa dell’Albo. E si resta in attesa di una riforma che questa volta ha preso corpo nel disegno di legge Marino (ora all’esame alla commissione Finanze e Tesoro del Senato) e nel disegno di legge di delegazione europea 2014.
Sul tavolo ci sono il cambio di denominazione che dovrebbe portare i pf a chiamarsi consulenti. Tanto che, durante il convegno annuale Assoreti che si è tenuto a Capri lo scorso 23 maggio, il presidente Matteo Colafrancesco, nel definirli, ha ripetuto come un mantra la parola consulente, quasi un invito a procedere, e con una certa urgenza, verso quella riforma del settore di cui si parla da anni e che tarda ad arrivare. Poi c’è il nodo sui poteri di vigilanza e sanzionatori sui consulenti. In riferimento a questo, Colafrancesco ha sottolineato: «È nota la proposta di Assoreti di assorbire la vigilanza nell’Apf, riveduto per accogliere al proprio interno le distinte sezioni dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, dei consulenti finanziari indipendenti e delle società di consulenza finanziaria». Eppure, dal 2007, c’è la prestazione in via transitoria del servizio di consulenza da parte di soggetti sottratti a qualsiasi forma di controllo pubblico. A questo riguardo Mauro Maria Marino, il senatore e primo firmatario del ddl, raggiunto a margine del convegno, commenta: «Il disegno di legge è in corso di analisi, c’è stato il parere favorevole del governo e stiamo aspettando quello sulla copertura finanziaria da parte della commissione Bilancio». Nel frattempo, però, una decina di giorni fa, è stato approvato un disegno di legge di delegazione europea (n. 1758) contenente una delega al governo per un intervento di riforma pressoché identico. «Questo potrebbe portare a un allungamento dei tempi», ha precisato Marino. Intanto però Colafrancesco, che ha aperto i lavori, ha voluto, attraverso i numeri, mettere in luce lo stato di salute del settore. Nel dettaglio, «dal 1999 le associate hanno raggiunto una raccolta netta di 235 miliardi e curano il risparmio di 3,5 milioni di clienti che hanno affidato masse per 340 miliardi. La crescita delle masse ha determinato un aumento di circa l’8% nel rapporto con il pil (oggi al 19,5%)», ha precisato. Negli stessi anni, ha proseguito, «si è consolidato il ruolo delle reti nell’industria: la quota patrimoniale dei prodotti distribuiti in Italia riconducibile all’attività svolta fuori sede è cresciuta dal 12,5% all’attuale 19,3%». Il contributo dell’industria al collocamento degli Oicr aperti è pari al 30% della valorizzazione patrimoniale complessiva. (riproduzione riservata)